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VIDEO | Milano e il coronavirus, il risveglio sulla scena del delitto

A MIlano scenari impensati fino a qualche settimana fa: serrande chiuse e ovunque transenne, cartelli, segnaletica per mantenere le distanze di sicurezza tra le persone

Pubblicato:10-03-2020 11:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:07
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MILANO – Nel più consolidato cliché di una trama tra l’apocalittico e il fantascientifico, la città metropolitana milanese si è risvegliata in questo martedì distopico che vede tutto il paese destinarsi zona rossa e ci regala scenari impensati fino a qualche settimana fa. Alcuni bar, di solito già attivi alle 7 del mattino, ci lasciano in dote una serranda chiusa. I locali, che al tempo del primo e anche del secondo decreto parevano non curarsi di distanze e assembramenti pericolosi, ora si sono attrezzati: transenne, cartelli, segnaletica.

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Metropolitana all’ora di punta, ore 7.35, semivuota. Poche persone, silenziose, ma il silenzio da queste parti, soprattutto a quest’ora, è abitudine. Meno lo sono i posti vacanti e le mascherine, meno ancora le banchine vuote, e gli addetti Atm che disinfettano i tornelli: “signora sta disinfettando per il coronavirus?”, chiediamo. La conferma arriva solo con il cenno del capo.


Corso Vittorio Emanuele sembra una via di uno sperduto borgo di provincia, in Galleria le persone si contano sulle dita di una mano. L’effetto è simile a quei film polizieschi in cui si piomba sulla scena del delitto, dopo i rilievi della scientifica. Un delitto necessario, quello dell’inconsapevolezza e dell’ignoranza nell’aver (forse) sottovalutato la situazione. Trovi gli inservienti che distribuiscono free press, lo strillo annuncia come ‘le regole diventino uguali per tutta Italia’: alcuni hanno la mascherina, altri senza. Chi ce l’ha lo fa per protezione personale, ma a quanto fanno sapere, non è obbligatoria: “Non siamo a contatto con le persone, prendono il giornale al volo e vanno via”, assicura chi ne è sprovvisto. C’è poi l’ingresso contingentato al Duomo: “Quanti turisti questa mattina?”, chiediamo alle guardie che delimitano l’accesso: “Mi dispiace ma non sono tenuto a dare queste informazioni, ho disposizioni molto rigide“.

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E così Milano si risveglia scevra della proverbiale trasparenza gentile e degli altri gioielli che è solita mostrare (turismo, brulichìo, dinamismo), ma consapevole di dover necessariamente snaturarsi, rallentare, e guardarsi negli occhi, anche a debita distanza. Qualcuno la definì una città ‘non adatta a dilettanti’, un groviglio di lamiere che ha subito ogni furia, ma che ha superato tutto, senza scomporsi. Siamo sicuri ce la farà anche questa volta.

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