BOLOGNA – “Credo che ci sia un filo rosso che lega l’eccidio di Marzabotto agli eccidi di gatti che ogni giorno sono perpetrati nel nostro paese”. La provocazione è di Davide Celli, consigliere comunale dei Verdi a Bologna e figlio del più noto etologo Giorgio, grande conoscitore e amante degli animali, che fu anche europarlamentare e conduttore tv. Oggi in Consiglio comunale Celli ha voluto fare un parallelo tra la strage compiuta dai nazifascisti sulle colline bolognesi e quella in corso a suo dire ai danni dei felini: “In entrambi i casi- sostiene Celli, che è stato anche delegato del sindaco Matteo Lepore a diritti e benessere degli animali- il comune denominatore è la violenza, perpetrata sui più deboli”.
Da tempo l’esponente dei Verdi denuncia una sparizione di gatti nel paesino dove vive sull’Appennino. Ebbene “i gatti che sono spariti a Monzuno pensavo fossero un caso isolato, ma mi sbagliavo di grosso– dice oggi- Ogni giorno in molte parti del nostro paese si pratica la caccia al gatto e purtroppo alla caccia seguono inquietanti e assai assortite forme di tortura: i gatti sono bastonati, avvelenati, scuoiati, eviscerati, smembrati e le membra ricomposte”. Celli cita denunce degli animalisti a Ravenna, Livorno, Monfalcone e altre realtà italiani. E assicura: “Queste azioni somigliano a blitz pianificati militarmente“. Il sospetto di Celli è che dietro ci siano “giri veramente sporchi”, anzi “una rete di stampo mafioso” che recluterebbe gli esecutori sui social tra gli ‘hater’ degli animali.
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