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Superati i 200 giorni di conflitto, Hamas: “Israele non vuole il cessate il fuoco”

Dopo 6 mesi e oltre 34mila vittime, si lavora per trovare un accordo. Il punto sulla guerra in Medio Oriente

Pubblicato:29-04-2024 20:10
Ultimo aggiornamento:30-04-2024 10:58

gaza raid rafah
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ROMA – “Dai media israeliani risulta chiaro che stanno ancora insistendo su due questioni principali: non vogliono un cessate il fuoco completo e non parlano seriamente del ritiro da Gaza. In effetti, stanno ancora parlando della loro presenza, il che significa che continueranno a occupare Gaza”. Così ha detto Osama Hamdan, portavoce di Hamas, ad una intervista per l’emittente Al Jazeera. Hamdan ha così ribadito quelle che, per il gruppo palestinese, restano le condizioni imprescindibili per il rilascio degli ostaggi israeliani: il cessate il fuoco e il completo ritiro delle forze di Tel Aviv dalla Striscia, che ha superato i 200 giorni di guerra. Il portavoce ha aggiunto: “Abbiamo domande serie per i mediatori. Se ci saranno risposte positive, penso che potremo andare avanti”. Nelle ultime ora il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che la proposta israeliana è un’offerta “straordinariamente generosa”, prima di volare a Ryad per incontrare l’erede al trono saudita Mohammed bin Salman.

LA NUOVA BOZZA DI ACCORDO PER GAZA

Il Times of Israel fa sapere che una delegazione israeliana si recherà domani Al Cairo, chiarendo che Tel Aviv “ancora attende una risposta” dai vertici del gruppo. Sono ripresi così i negoziati per Gaza, dopo una nuova bozza di accordo fatta pervenire dalle autorità israeliane ad Hamas: da un lato, il governo israeliano punta al rilascio completo degli ostaggi catturati da combattenti legati ad Hamas lo scorso 7 ottobre, anche in ragione di forti pressioni popolari; Hamas invece vuole ottenere il cessate il fuoco e il completo ritiro delle truppe israeliane, dopo oltre 6 mesi di operazioni militari che hanno causato più di 34mila vittime e reso sfollata quasi la totalità della popolazione della Striscia. Intanto, gli Stati Uniti avrebbero espresso preoccupazione sulla possibilità di portare a buon fine i negoziati, se nel frattempo la Corte penale internazionale dell’Aia spiccherà il mandato d’arresto internazionale a carico del premier Benjamin Netanyahu, del ministro della Difesa Yoav Gallant e del capo di Stato maggiore Herzi Halevi per possibili crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di genocidio commessi a Gaza. Lo ha riferito una “fonte informata” alla testata Bloomberg.


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