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Report della commissione Finanze del 19 settembre – mattina

Di seguito un estratto degli interventi odierni

Pubblicato:19-09-2023 10:22
Ultimo aggiornamento:22-09-2023 14:02

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SAN MARINO – Le novità sul negoziato per l’Accordo di Associazione con l’Ue, ovvero l’uscita dalle trattative del Principato di Monaco e le dichiarazioni del commissario Ue Schinas (rispetto alle necessità di cambiare alcune politiche fiscali dei micro Stati interessati dal percorso di associazione), sono al centro del comma Comunicazioni, in apertura dei lavori odierni della Commissione consiliare Finanze. Tutti gli intervenuti al dibattito condividono le preoccupazioni e la richiesta di chiarimenti rivolta ai segretari di Stato Esteri-Finanze, sia sugli effetti del venir meno dei contributi di Monaco al negoziato di Monaco e sull’andamento del negoziato, sia soprattutto sui contenuti delle dichiarazioni del commissario Ue Schinas.

La Commissione prosegue il poi il dibattito- avviato in una seduta dello scorso luglio, poi interrotta- sul Programma Economico 2024. Assente il Segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti, impegnato in mattinata negli incontri con la delegazione del Fmi, e sostituito in Aula dal Segretario di Stato per l’Industria e il Commercio, Fabio Righi. Nel dibattito, i commissari di opposizione esprimono perplessità per i contenuti del Programma economico, definito “una favola”, la conferma del “fallimento della legislatura” e persino un “copia-e-incolla pieno di refusi”. Dito puntato, in primis, contro la mancanza di riforme da tempo auspicate, di fronte a un aumento pesante del debito e dell’inflazione. Dalla maggioranza, il consigliere Pasquale Valentini, Pdcs, riporta le Premesse del documento, in favore dell’apertura del dibattito politico sullo sviluppo economico e sulle scelte rilevanti per il Paese. “Possiamo quindi permetterci- chiede ai commissari- di affrontare la fase finale della legislatura, e in particolare il bilancio di previsione, senza che queste considerazioni trovino attuazione?”. Di qui l’appello, rivolto in particolare alla maggioranza: “Aiutiamoci a trovare le condizioni perché questo auspicio sia realizzato- sottolinea- Ma non possiamo aspettare dicembre e la prima lettura del bilancio”.

La seduta si conclude con le prime repliche al dibattito sul programma economico, i lavori riprenderanno nel pomeriggio con gli ultimi interventi. Quindi la seduta sarà trattata in modalità segreta al comma 3 , ovvero, “l’Audizione dell’amministratore unico della Società di Gestione degli Attivi ex BNS relativamente alle attività della società medesima e alle soluzioni individuate per garantire i rimborsi dei correntisti ex Banca Cis”.


Di seguito un estratto degli interventi della mattina.

Comma n 1. Comunicazioni

Emanuele Santi, Rete

Qualche riflessione dovuta alla luce della Commissione congiunta di due settimane fa, rispetto ad ulteriori sviluppi, ovvero le recenti dichiarazioni del commissario Ue Margaritis Schinas. Noi siamo venuti a conoscenza qualche settimana fa che le tre autorità di vigilanza Ue hanno espresso un giudizio critico sui rischi di riciclaggio del nostro paese. Noi commissari di opposizione abbiamo così chiesto una Commissione congiunta. Al di là della difesa del percorso fatto, che va fatto, però quella commissione congiunta è stata importante per chiarire i motivi per cui i tre organi hanno rilevato ancora sui tre micro Stati interessati dall’accordo di associazione delle criticità. E allora si deve andare fino in fondo, se ci sono buchi nella normativa o ci sono cose che non sappiamo che hanno portato a tali dichiarazioni. In Commissione è emerso che era una lettera interna, a prescindere da ciò, dobbiamo sapere perché siamo ancora additati come paese a rischio riciclaggio. E dopo la Commissione sono sopraggiunti due fatti importati: 1) Monaco si è sfilato dalla trattativa di accordo di Associazione. Bisognerebbe capire perché e su quale dossier si è arenata la trattativa. Quindi 2) le dichiarazioni del commissario Ue Schinas, su cui credo invece una riflessione vada fatta. Quando si dice che i tre Stati non possono mantenere ‘alcune delle loro politiche fiscali’ ci deve essere chiarezza: quali sono le politiche fiscali che danno fastidio alla commissione Ue? Si è sviluppata la dinamica per cui alcuni Stati membri che non vedono di buon occhio l’ingresso dei piccoli Stati in Ue portano a prese di posizione di questo tipo. E queste dichiarazioni arrivano proprio quando San Marino ha deciso di prendere una strada, quella delle residenze fiscali non domiciliate, che potrebbe inficiare il percorso Ue per San Marino. Chiediamo al Sds Gatti di fare chiarezza: se le politiche fiscali non sono un dossier rilevante dell’accordo, ma possono diventare una barriera al nostro ingresso e fonte di tensione nei confronti di altri paesi, allora qui dobbiamo fare una scelta di campo precisa.

Nicola Renzi, Rf

Sono successe ‘cose’ consistenti rispetto al nostro percorso di Associazione Ue. E’ normale, siamo verso la fine del mandato di governo e della Commissione e sono normali spinte centripete e centrifughe. Siamo stati tutti fortemente colpiti dal documento delle tre autorità che hanno preso posizione sui rischi che la Repubblica di San Marino, Andorra e Monaco potrebbero portare al Mercato unico. C’è stato poi un articolo su una importante rivista italiana sulle nuove residenze, l’articolo contiene alcune imprecisioni capziose, e bisogna dirlo, però è il modo in cui siamo letti fuori da qui e ci deve far interrogare. Se è vero ci sono alcune importanti imprecisioni, ci sono anche dati innegabili e possiamo scegliere due strade: come sempre prendersela con i giornalisti, oppure interrogarci se questo strumento sia o meno distorsivo.

La vera e propria “bomba” è che il Principato di Monaco ha preso la decisione definitiva di sospendere le trattative per l’accordo di associazione: se fossi io Segretario di Stato agli Affari Esteri mi preoccuperebbe. Ha dei lati positivi: una maggiore speditezza della negoziazione, certamente. Ma Monaco ha messo linee rosse sul tavolo inderogabili e non nascondo che, nei 3 anni e mezzo di negoziati, la sua posizione ha aiutato in alcuni casi ad ottenere agevolazioni per gli altri paesi negozianti, proprio nel tentativo dei negoziatori di smussare le posizioni di Monaco. A seguito di questa novità, l’Ue ha utilizzato la solita formula sul voler mantenere l’obiettivo di chiudere l’Accordo entro l’anno e il mandato del parlamento è questo. Fino a quando si leggono le affermazioni di una personalità greca, uno dei vicepresidenti della Commissione, che chiede di non mantenere alcune politiche fiscali ai piccoli Stati contraenti. Cosa si intende? Serve un chiarimento.

Alessandro Rossi, Gruppo misto

Noi possiamo prendere atto dello stato di avanzamento del negoziato, solo alla luce delle dichiarazioni pubbliche e dei due eventi che riguardano l’uscita di Monaco e le dichiarazioni del commissario greco ma, d’altra parte, non abbiamo informazioni concrete sullo stato delle trattative. E’ a ciò si deve questo mini-attacco mediatico ripreso dall’Espresso. Non ho contezza di nessun dossier analizzato dalla Commissione europea e dalla nostra Repubblica sulle 4 libertà, se non rispetto quanto è stato riportato in modo superficiale negli incontri pubblici della Segreteria di Stato: è un po’ poco per condividere un percorso e trovare l’unità di intenti che tutta l’Aula ha dimostrato con l’Odg approvato in Commissione congiunta. Dobbiamo trovare regole di comunicazione che ci consentano di condividere questo ultimo miglio del negoziato, diversamente rischiamo di non raggiungere un risultato che è costato l’impegno di molti governi. Aspettiamo al più presto la convocazione della Commissione mista e un riferimento sullo stato dell’Accordo.

Matteo Ciacci, Libera

Ieri la maggioranza, in un comunicato delirante, ha parlato di un paese senza problemi e di una maggioranza che risolve tutti i problemi. Vi inviterei a stare più nel paese per capire che la situazione è differente.

Sull’Accordo Ue: trovo preoccupante che alla vigilia dell’accordo non ci sia adeguata informazione per quanto riguarda l’allegato riferito al mondo bancario-finanziario. Quando in passato si discuteva sul perché era necessario avvicinarsi all’Unione euorpea, il primo punto era per ‘aprire’ il settore bancario finanziario. E invece ci sentiamo dire che sul dossier più importante non abbiamo nemmeno potuto avere alcun riscontro. Non è possibile un accordo al buio. Ci sarà sinergia con Banca d’Italia e Mef, come ha detto la Senatrice Stefania Craxi in quest’Aula? Qual è l’operatività delle nostre banche ? Su questi temi, quando pensiamo di discutere e di coinvolgere il nostro sistema bancario-finanziaro ? Altro che va tutto bene, qui non sappiamo nulla e va tutto male. Cerchiamo di fare sistema su questi temi.

Giovanni Maria Zonzini, Rete

Anche io parto dal definire il comunicato della maggioranza di ieri ‘abbastanza sconnesso con la realtà’. Una precisazione quindi sulla definizione del termine “saldo primario” data dall’Ocse: è il risultato fiscale, esclusi gli interessi netti sul debito di Stato. Da noi il ‘saldo primario’ si calcola invece come dice il Sds Marco Gatti. Ma è un approccio poco leggibile da fuori. E nel momento in cui il nostro Paese non sa spiegare e usare una terminologia corretta, è chiaro che il nostro Paese è poco leggibile da fuori e non possiamo stupirci se poi i giornalisti, quando ne scrivono, riportano inesattezze, quando noi stessi non siamo in grado di spiegarci correttamente.

Sulla dichiarazione del Commissario Ue: non credo sia dettata dall’approvazione delle residenze fiscali non domiciliate. Ma a quali politiche fiscali si riferiva? Può essere motivata dalla difficoltà di inserire il sistema monofase nel sistema Iva? Oppure parlava dei tre paesi, ma si riferiva a Monaco e Andorra? Il governo dovrebbe fare chiarezza. Per noi mantenere è evidente la necessità di conservare uno spazio di manovra fiscale, nei limiti della correttezza con l’Ue. Se ci sono dei limiti che il paese deve accettare nella definizione delle politiche fiscali è un aspetrto rilevante che deve essere discusso. Il governo invece di promuovere ‘peana’ che lasciano il tempo che trovano, dovrebbe occuparsi di spiegare alla cittadinanza, e possibilmente a quest’Aula, cosa sta succedendo, perché Monaco si ritira, e se questa cosa ci agevola o no, se è stata messa in discussione la nosrra autonomia nelle politiche fiscali o se ci sono limiti che dobbiamo accettare.

Pasquale Valentini, Pdcs

Avete fatto riferimento alla Commissione congiunta, credo che dobbiamo far riferimento a quell’incontro e al fatto che ne siamo usciti con propositi condivisi e, su questi, anche dalla maggioranza sono arrivate le stesse preoccupazioni. Io stesso ho detto che bisogna capire a cosa si rivolgono le richieste fatte dalle autorità Ue e che bisogna scendere dall’astratto a concreto, e capire che tipo di incidenza queste valutazioni possono avere rispetto alla conclusione del negoziato Ue. E’ un fatto indispensabile. Abbiamo concluso la Commissione congiunta con un Odg che impegna tutti- governo, maggioranza e opposizione- a trovare il più possibile una modalità condivisa per seguire l’evoluzione dell’Accordo di associazione. Sono d’accordo che bisogna adesso dare le gambe a questo Odg e che non possiamo affermare in una riunione congiunta quelle cose e non darne seguito. All’ordine del giorno del Consiglio grande e generale è stato rinviato un riferimento della Segreteria Esteri sull’andamento del negoziato, credo sarà nella prossima sessione consiliare, anche alla luce del passaggio negoziale di questi giorni è indispensabile sapere che succederà. Poi molte considerazioni che stiamo facendo sono legate al Programma economico: nelle intenzioni ci sono molte delle preoccupazioni che ho sentito enunciare negli interventi che mi hanno preceduto. Non sono questioni da sottovalutare quelle che stanno accadendo, credo che nel dibattito successivo sul Programma economico si possano condividere queste preoccupazioni e trarne comportamenti conseguenti.

Andrea Zafferani, Rf

L’uscita del vicepresidente della Commissione Ue è stata molto impattante: ha messo in discussione le nostre politiche fiscali. E non mi limiterei a derubricare questa uscita come nulla fosse, è una dichiarazione forte, tenendo conto poi che le politiche fiscali non sono un tema di trattativa, fa riflettere. Poi rispetto al documento delle tre autorità di vigilanza, che è stato discusso in Commissione congiunta, possono essere diverse le interpretazioni. Secondo noi, una uscita di questo tipo, tenendo conto del momento in cui dovremmo essere in chiusura dei negoziati- e che la politica fiscale non dovrebbe essere tema di negoziati- forse lascia pensare che sia successo qualcosa che ha irritato la Commissione Ue. E per noi questo elemento non possono che essere le residenze fiscali non domiciliate. E’ una corrispondenza e associazione che a livello temporale non può non venire in mente. E non si può non pensare non ci siano conseguenze sul negoziato. Se non fosse questa l’interpretazione giusta, io mi preoccuperei ancora di più. Il Sds Beccari ha dato un spiegazione che fa sorridere, rispetto al tenore delle dichiarazioni. Non è quella l’interpretazione da dare, credo sia da capire in fretta, se non è un monito sulle residenze fiscali non domiciliate, cosa si celi dietro.
Mi raccomando infine che la fretta di chiudere gli accordi non porti poi a ottenere un risultato insoddisfaciente sul futuro del sistema finanziario che è il tema più delicato. Lo dico nella speranza se ne possa parlare in Commissione congiunta. In questo momento serve realismo e i comunicati stampa ‘pittoreschi’, lasciano il tempo che trovano.

Stefano Giulianelli, Pdcs

Intervengo condividendo la maggior parte delle preoccupazioni e considerazioni evidenziate.

La lettera degli enti regolatori sui rischi di riciclaggio che riguardano Monaco, Andorra e San Marino è stata accostata alla vicenda sulle residenze fiscali non domiciliate, ma quel documento è datato 22 giugno 2023, mentre la variazione di Bilancio che il Sds Gatti ha stata depositata il 16 giugno: è quanto meno improbabile che le residenze fiscali non domiciliate siano quindi motivo di critica di queste tre entità.

La seconda questione sollevata dai commissari di opposizione è relativa ad un articolo pubblicato su una testata italiana e che tratta sempre delle residenze fiscali non domiciliate, parlando della Repubblica di San Marino come un paradiso fiscale e facendo considerazioni non corrette sulle politiche fiscali della nostra Repubblica. Altra questione: il consigliere Zonzini ha messo in discussione il calcolo dell’avanzo primario della gestione finanziaria del bilancio pubblico dello Stato. E’ si la differenza tra spesa pubblica ed entrate tributarie e extratributarie. esclusi gli interessi sul debito, ed è proprio il calcolo fatto in Assestamento di bilancio. La definizione di avanzo primario escluderebbe gli interessi passivi, invece il calcolo che fa il governo li considera ed è quindi più prudenziale Ciò non significa che il bilancio sia in salute. Perché, considerando le spese in conto capitale il bilancio pubblico registra un deficit di circa 60 mln di euro e questo è un dato reale.

Luca Boschi, Libera

Si apre oggi una sessione fiume di questa commissione. Oltre per l’esame delle leggi all’Odg e del programma economico, era stata richiesta dall’opposizione per avere il punto della situazione dell’ex Bns e per avere un riferimento del Sds Gatti su voci relative alla possibile vendita e cessione di istituti bancari sammarinesi. Prendo atto che in questo comma sono intervenuti commissari di minoranza ad eccezione dei commissari Valentini e Giulianelli. Ma il comunicato di ieri di maggioranza lo avete letto e sottoscritto tutti? Qui c’è un’incertezza assoluta su alcuni nodi chiave, ricordati anche dal commissario Valentini. Qui siamo di fronte al vuoto cosmico e all’incertezza cosmica. Da qui a tre mesi vanno sciolti nodi non ancora affrontati e su cui pesano posizioni divergenti in Aula, anche in modo trasversale. Anche il tema della vigilanza, per esempio, è un nodo molto divisivo all’interno delle stesse forze di maggioranza e questi nodi, secondo la senatrice Craxi, saranno sciolti solo con il coinvolgimento di Mef e Banca d’Italia.

Roberto Ciavatta, Rete

Anche io ho alcune considerazioni da fare sui punti caldi su cui si è già discusso: le dichiarazioni del commissario Schinas su rischi fiscali, in caso di Associazione dei micro Stati, e l’uscita di Monaco dalla Trattativa. Che monaco sarebbe uscito era nelle cose, rimane il fatto che la contrarietà di principio di Monaco ha non poco aiutato la Repubblica di San Marino nelle trattative e la sua assenza non può che indebolire la posizione dei piccoli Stati. E’ vero che Andorra ha una posizione più laica rispetto noi, perché chi ha necessità esistenziale di entrare e chiudere l’accordo con l’Ue è la Repubblica di San Marino. E non vorrei sia una situazione di grande debolezza nel tavolo delle trattative. La nuova maggioranza si è presentata con l’obiettivo di chiudere l’accordo entro l’anno e non vorrei ciò si tramutasse nella necessità di chiudere, costi quel che costi. E nemmeno vorrei che si chiuda, pensando poi che gli accordi si applicano ‘a modo suo’, come avvenuto in passato, questo non è più possibile.

Comma n.2 Prosecuzione dibattito in merito alla presentazione del Programma Economico 2024 da parte del Segretario di Stato per le Finanze ed il Bilancio, ai sensi dell’articolo 15 della Legge 18 febbraio 1998 n.30

Fabio Righi, Sds per l’Industria, in sostituzione del Sds per le Finanze Marco Gatti:

Il documento dà il quadro generale, con una parte che inquadra il momento economico a livello internazionale, declinando poi la situazione italiana- che è al 79% il nostro mercato di riferimento- per arrivare ad analizzare la situazione sammarinese e indicare le attività in corso o in programmazione per il 2024 da parte del governo. Non si è non rilevato che anche la situazione internazionale sta subendo mutazioni geopolitiche che si riverberano sul contesto economico. Inflazione: l’aumento dei prezzi è significativo nell’ultimo periodo. Ma va registrata anche la crescita economica, l’economia reale ha un ruolo dominante rispetto l’economia del paese. Pur avendo un bilancio in deficit, non possiamo non segnalare la crescita dell’export: solo sul mercato Usa +70% dal 2019. Non mi nascondo comunque dietro al dito: non abbiamo un paese in sicurezza, in questo contesto internazionale nessuno può dichiararsi sicuro, se non si leggono le modifiche che stanno avvenendo. I dati economici comunque ci dicono non soltanto della pandemia, della guerra e della situazione cui è legata San Marino, che non ha aiuti dal contesto europeo, ma registra una crescita economica positiva rispetto al pre-pandemia, in termini di crescita occupazionale e di operatori economici e in generale.

Quindi la parte progettuale nel documento: si sta cercando di colmare in questa fase il gap attuale, con l’allineamento agli standard internazionali, con l’incrementare gli accordi sulla protezione degli investimenti, lavorando sulla transizione digitale, come richiesto anche dall’Ue. E’ un lavoro importante che non si conclude con la firma dell’accordo. Non si tratta certo di firmare in bianco, c’è volontà ferrea di arrivare a vedere il documento per capire l’esito del negoziato e capire se gli esiti sono accettabili o meno.

Pasquale Valentini, Pdcs

Parto dal significato che ha il Programma economico: molto spesso, nel tempo, si è un po’ perduto. Il suo compito è indicare le principali linee economico e finanziarie che il governo intende perseguire nel medio-breve termine, fissando le priorità di intervento. In poche parole, il programma ispira poi il bilancio previsionale. In genere però il programma ha una sua vita e poi purtroppo il bilancio un’altra.

Il programma dice poi nelle premesse che si deve arrivare pronti al percorso di associazione Ue e mette in guardia sulle sorprese del futuro. E’ necessario perciò ‘aprire il dibattito politico sullo sviluppo economico dei prossimi anni’e ‘il paese ha bisogno di ritrovare unità sulle scelte e di trovare intese sugli interventi rilevanti’. Possiamo quindi permetterci di affrontare la fase finale della legislatura, e in particolare il bilancio di previsione, senza che queste considerazioni trovino attuazione? La risposta scontata è ‘no’. Mi sento di fare subito un appello: aiutiamoci a trovare le condizioni perché questo auspicio, qui contenuto come premessa di tutto il programma economico, sia realizzato. Ma non possiamo aspettare dicembre e la prima lettura del bilancio. E mi rivolgo in particolare alla maggioranza.

Ultima questione: la Riforma della Pa è tra i temi del Programma e, in particolare, si parla di staff dirigenziali delle Segreterie di Stato. Questa questione richiederebbe una impostazione diversa, non si tratta di aumentare o irrobustire le segreterie di Stato. L’adeguamento di cui c’è bisogno è che la Pa allargata sia messa nelle condizioni di operare a prescindere dai Segretari di Stato, il loro compito è di indirizzo politico che si deve calare su una struttura organizzativa in grado di lavorare da sola. Non possiamo pensare di rafforzare le Segreterie a indirizzo politico e indebolire quelle amministrative. Le dirigenze devono esserlo per selezione e per competenza e continuità. Noi abbiamo bisogno di Segreterie politiche leggere a confronto di un’amministrazione preparata e in grado di far funzionare al meglio la macchina-Stato, e su questo tema ne va dell’efficienza dello Stato, in tutti i settori.

Matteo Ciacci, Libera

Mi fa piacere non si parli solo di quanta gente bisogna mettere in più nella Pa, ma come riorganizzarla al meglio.

Sul Programma economico: è il chiaro fallimento del governo di questa legislatura. Parla di riforma Igr, di riforma dell’ordinamento contabile (è pronta dal 2017 ), di riforma della Pa, ma a parte 180 dipendenti in più e un aumento della spesa corrente al 7% solo nell’ultimo anno- e 7,5 mln di euro in più nell’ultima legislatura per il personale- ahimè, nonostante gli auspici del Sds all’Industria, onestamente il piatto piange. Pensate davvero che queste cose potete farle con una maggioranza che deve elemosinare interventi? Io penso proprio di no. Il programma economico mi pare un libro dei sogni, più che una reale e concreta agenda programmatica. Alcune questioni mi preoccupano: per esempio l’inflazione, oggi al 6%, abbiamo bruciato così il rinnovo del contratto del settore industria fatto recentemente. Gli aumenti per prodotti alimentari e di prima necessità arrivano al + 13%. Di fronte alla precarietà, è tornata la corsa a lavorare ‘sotto lo Stato’ da parte dei nostri giovani. Sono temi su cui ragionare in prospettiva. E su questo faremo proposte.

Poi c’è il tema del debito pubblico contratto all’estero, con un tasso di interesse che dovremo gestire: da qui al 2027 pagheremo 120 mln di euro solo di interessi. Oltretutto il debito non viene usato per accompagnare le riforme strutturali che anche voi dite di voler fare…

Oggi servono entrate e le entrate vanno fatte non con le residenze non domiciliate, piuttosto con accordi sinergici e progetti con l’Italia. Tre gli asset dunque: gestione diversa del debito pubblico, progetti e investimenti e sfida sulla Pa per dare un futuro vero ai nostri giovani.

Giovanni Marzia Zonzini, Rete

Il nostro Programma economico è più che altro una favola. C’è un problema fondamentale, esemplificato dal Pil. Noi ragioniamo sul 2024 con dati Pil del 2021. Allora, Segretario Righi, è possibile che il nostro Paese non riesca, come tutti gli, altri ad avere dati macroeconomici aggiornati, almeno a settembre 2023 sul Pil 2022? Oppure si prendono in rapporto i dati italiani che ha situazioni molto diverse da Aosta a Palermo. Magari sarebbe meglio prendere i dati delle Province vicine a cui siamo più legati. La carenza di dati è cronica e non so come si faccia a fare una programmazione economica senza avere un Pil aggiornato.

Poi l’inflazione: deriva da scelte di politica monetaria che sovrastano i governi dei diversi paesi.

Se l’anno scorso l’inflazione è stata del 6%, non si può pretendere sia la fiscalità generale a compensare il potere di acquisto dei lavoratori. Poi il dato imponibile per categorie economiche: sappiamo che nel 2019 complessivamente il monte salari è di circa mezzo miliardo di euro: significa che lo Stato, per compensare la perdita di acquisto, dovrebbe spendere 30 mln di euro, con costante aumento dell’inflazione: si tratta di una spesa per lo Stato insostenibile. L’unico modo per affrontare l’inflazione è fare la lotta sui salari, per chiedere che rispondano al costo della vita. Non può essere un intervento di spesa pubblica, ma va fatto sui salari.

Piano economico sappiamo che non rappresenta ciò che il governo farà, in più pecca per carenza nei dati: il paese nel 2023 non è in grado di sapere il suo Pil del 2022 e non avere dati è un ostacolo insormontabile per qualunque pianificazione economica.

Nicola Renzi Rf

La Riforma della Pa è una riforma che va inserita nel nostro sistema istituzionale. Non diamo alcuna garanzia per cui chi va a lavorare in una segreteria d Stato la deve considerare una piccola parentesi lavorativa e poi non ha nulla in mano, non vale neanche come titolo per partecipare a concorsi pubblici. Noi abbiamo proposto un Odg per impegnarci a parlare di riforme istituzionali e per creare una commissione parlamentare in cui possiamo confrontarci seriamente. Sarà messo al voto lunedì e sono sicuro che ci sarà veto e verrà bocciato.

Questo programma è il bilancio degli ultimi 4 anni: riforme vicino lo zero e debito oltre il miliardo. C’è una mezza riforma del lavoro che attende decreti attuativi, una riforma delle pensioni che almeno Rete ha fatto, per il resto non ci sono riforme, quella più eclatante che manca è sull’Igr. Aumentano i numeri dei dipendenti pubblici e alla fine dei 5 anni arriveremo a più 250 dipendenti pubblici.. I dati: finalmente il consigliere Giulianelli ci ha detto la verità e che c’è un deficit conclamato di 60 mln di euro. È possibile che in un momento come questo la preoccupazione sia come saranno le liste e le coalizioni della prossima campagna elettorale?

Emanuele Santi, Rete

Sono contento che il commissario Giulianelli abbia dichiarato che il deficit strutturale si aggira intorno 60-70 mln di euro. E bisogna fare chiarezza sulle condizioni di bilancio dello Stato, se no, non facciamo un buon servizio al Paese. Dobbiamo mettere in capo una serie di interventi affinché il deficit sia diminuito.

A pagina 88 del Programma economico leggo: “Si conferma da parte dell’Esecutivo la volontà di revisionare la legge sull’Igr”. Ma chi li scrive questi documenti? Se vogliamo fare il libro di sogni e dare dichiarazioni completamente diverse da un’altra parte, ovvero che ‘non si voglia andare a toccare nulla in periodo pre-elettorale’, almeno nel programma economico abbiate la decenza di essere conseguenti. Perché così si creano aspettative negli organismi internazionali che non vengono rispettate. Altra riforma importante è l’introduzione dell’Iva che non avuto alcuna attuazione.

Su tasso di interesse dobbiamo fare una riflessione, si ripercuote negativamente sull’economia e sul bilancio dello Stato. Noi abbiamo fatto proposte, adesso non se ne parla più, ma le soluzioni ci sono per diminuire il tasso di interesse che paghiamo e vanno percorse. Non è sostenibile un debito al 6% in questo momento e 22 mln di euro di interessi l’anno.

Alessandro Rossi, Gruppo misto

Gli elementi portati dal Programma economico, rispetto al dialogo e alla capacità di cambiare paradigma culturale, sono diventati una necessità in Repubblica, i risultati degli ultimi 20 anni non sono arrivati. Cambiare il rapporto in Aula è un elemento da mettere in campo per arrivare a risultati migliori per il Paese. Una riflessione poi sull’inserire nel programma economico elementi concreti di riforma dovrebbe essere posta in essere. Il tema del costo del debito estero in termini di interesse è un elemento preoccupante e anche l’andamento stesso di liquidità.

Il tema degli interessi è dirimente e il fatto che anche la nostra economia ha avuto un rimbalzo interessante, dettato dal rimbalzo positivo del nostro vicino. Oggi però le stime di crescita in Italia sono sotto l’1% e, in presenza di una inflazione alta, non sono indicatori che possono farci stare tranquilli. Il Programma economico andrebbe riformulato con una capacità di programmazione più vicina alla realtà.

Roberto Ciavatta, Rete

Sulla validità della relazione: sempre più spesso ci pare un copia-in-colla da un anno all’altro, senza analisi approfondite e senza novità. In questo testo sono infatti rimasti dei refusi, visto che lo stesso Segretario Finanze ha annunciato pubblicamente che non ha intenzione di portare la riforma Igr, non possiamo che considerarlo un refuso veder scritto che per l’anno prossimo si abbia intenzione di portare la riforma Igr. Non possiamo che fare considerazioni di tipo generale sulla situazione economica e finanziaria del Paese, da una situazione tutt’altro che messa in sicurezza. Stiamo assistendo a un nuovo aumento dei prodotti petroliferi, e quindi ciò ci deve portare a proporre la riduzione dei prezzi dei carburanti. Si è parlato di un aumento dell’inflazione, tema che ci pone di fronte la necessità di pensare alla reintroduzione di meccanismi e sistemi che portino a un aumento del potere di acquisto per la cittadinanza. La crescita della produzione del manifatturiero con l’inflazione non si traduce così in un aumento del potere di acquisto. Obiettivo deve essere fare fronte ai salari dei lavoratori dipendenti anche con una riduzione degli utili delle imprese, per aiutare consumi interni. Per evitare una “montecarlizzazione di San Marino”, ovvero la situaizone in cui una persona con uno stipendio nella media faccia fatica a pagare l’affitto.

E’ importante iniziaire a sostenere la gravità e irresponsabilità della volontà espressa dal Segretario per le Finanze di non provvedere alla riforma Igr.

Andrea Zafferani, Rf

Se guardiamo ai dati riportati a pag 82 del Programma economico, sull’andamento delle entrate e delle uscite e li confrontiamo con i medesimi riportati a pag 33, i dati e i saldi sono diversi.

La tabella a pag. 83, legata al debito pubblico, mi fa preoccupare considerando il debito che lo Stato sta contraendo per fare fronte alle sue esigenze di gestione : dal 2019 ad oggi si registra un aumento di + 400 mln di euro di debito, solo per far fronte alle esigenze di gestione, lasciando da parte il debito sul sistema bancario.

Ciò porta poi a un incremento dei tassi di interesse. Cosa si farà quando le entrate non saranno sostenute dall’inflazione, non si sa. Nei comunicati si dice che tutto sta andando bene e resta scarsa attenzione su debito ed entrate. C’è il dato estremamente preoccupante sugli investimenti: il Rapporto Anis sul 2022 e in previsione sul 2023 mostra un andamento degli investimenti stagnante. E’ un dato che in prospettiva deve fare preoccupare.

Fabio Righi, Segretario di Stato all’Industria, replica

Ho apprezzato molto il fatto che si è andati, ancora prima di analizzare il documento, su un tema politico, ovvero la necessità di costruire un paradigma culturale di dialogo che permetta di affrontare i temi sollevati negli interventi. Sottolineo l’importanza di questo aspetto. In particolare, sul rallentamento degli investimenti negli ultimi 4 anni: sono stati caratterizzati da una dinamica politica stessa che li ha rallentati. Se ci deve essere una responsabilità dell’intera classe politica, dobbiamo allora tutti essere concentrati e incrementare questo dialogo. E’ sotto gli occhi di tutti infatti come nel settore dell’industria ricettiva gli investimenti internazionali abbiano trovato un contesto di paese ostile. Se ci si trova oggi a dire che non si è consapevoli che sull’ Ex Tiro a volo c’è intenzione da più governi, da ormai 20 anni, di portare avanti un investimento di questo tipo, si fa solo strumentalizzazione.

Zonzini e altri hanno sottolineato le difficoltà di avere una capacità di analisi dei dati economici in tempo reale ed è un problema legato alla totale mancanza di digitalizzazione del paese.

La vera novità oggi sarebbe il raggiungimento della normalità di questo paese in tema di digitalizzazione e anche sulla riorganizzazione della Pa e mi trovate d’accordo. Su questi temi credo si debba tornare a dibattere seriamente, ma poi anche fare quello che c’è sul tavolo, investimenti infrastrutturali e nel settore dell’energia, per esempio.

Si deve avere attenzione su quello che sta succedendo a livello sociale e sulla capacità di spesa, ma abbiamo solo una soluzione. Se c’è stato un segnale con la negoziazione che ha portato un aumento dei salari, è stato possibile perché l’economia è cresciuta. Allora bisogna trovare un sistema per ‘mettere a sistema’ le imprese private. E lo dobbiamo fare con politiche mirate. L’ aumento del fatturato non porta automaticamente all’aumento dei salari e qui deve intervenire lo Stato con politiche premianti per chi affronta l’imprenditorialità in modo diverso.

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