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Bagnaia contro l’opposizione di Marquez, la MotoGp riparte in scia a Valentino Rossi

Domenica in Qatar riparte il Motomondiale: non c'è monopolio e si riparte dall'eredità del Dottore, come se la festa d'addio di Valencia si fosse trattenuta

Pubblicato:03-03-2022 16:11
Ultimo aggiornamento:03-03-2022 16:17

francesco bagnaia
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ROMA – Mentre lui, Valentino Rossi, guida su quattro ruote GT verso la paternità, il Motomondiale non ha ancora finito di dirgli addio. È come se la festa di Valencia si fosse trattenuta, appena un fruscio, fino a soffiare un altro po’ sul deserto del Qatar, dove domenica ripartono senza di lui.

26 anni dopo, dicendosi vicendevolmente che ce la faranno, che si può far finta che un mondo non sia finito lì. Che il fascino resti immutato, intatto. Che la gente li amerà lo stesso, anche se il campione, il mattatore, sarà altrove. La MotoGp riparte proprio dalla sua eredità. È nel suo nome che si condurranno le prime battaglie, la narrazione portante segue la sua ombra. Con i suoi figli, fratelli, allievi a difenderne record, e statistiche dall’opposizione. E quindi Luca Marini e Marco Bezzecchi – i piloti del team di Valentino che debutta quest’anno -, Franco Morbidelli in Yamaha, ma soprattutto Pecco Bagnaia.

Tutti contro il campione in carica Fabio Quartararo, e Marc Marquez. Il grande “nemico” al ritorno da una multitudine di guai che ha già vinto otto Mondiali, e vuole arrivare a quota dieci, lì dove Rossi non è mai riuscito a salire. Nel 2015 glielo impedì fisicamente, e quella è una ferita non rimarginabile. Dei due litiganti ne è rimasto uno, l’altro corre in contumacia. Fa bene al movimento tirare per le lunghe questa storia, senza passare subito oltre. È un’appendice che lancia la nuova stagione, per poi lasciarla andare.


Bagnaia è dunque investito di una missione: vincere da italiano con la Ducati dopo aver chiuso da secondo il 2021 con quattro vittorie nelle ultime sei gare. Ha l’etichetta di Vale-boy appiccicata sulla faccia pulita, la fame giusta in bagarre. Sta a lui. Gli tocca. È una zavorra o forse una miccia. La Ducati che più ha stupito nei test in Malesia è stata per la verità quella di Enea Bastianini, al secondo anno in top class e due podi all’attivo. Ma la Desmosedici è all’apice del suo sviluppo, ed è un’arma carica nel manico di Bagnaia e Miller.

La nuova versione “ha un gran potenziale”, dice Bagnaia. “La 2021 era arrivata alla fine di un ciclo ciclo, la nuova ha molti punti di forza ma bisogna lavorarci”. A Borgo Panigale sperano di scattare veloci al via, staccare subito in classifica sfruttando i primi impacci di una Honda che è ancora un cantiere aperto. Marquez ha po’ faticato a decifrare la nuova RC213V: risulta più veloce in uscita di curva, e quindi meno propensa agli ingressi indiavolati dello spagnolo. In Giappone stavolta hanno pensato non solo a lui, sacrificandone le specificità. Pol Espargaró infatti ha segnato il miglior tempo nei test in Indonesia, per dire. Fabio Quartararo intanto arriva in Qatar quasi come se non fosse lui il campione in carica. Non solo l’addio di Valentino gli tolse attenzioni alla fine dello scorso campionato, adesso la sua assenza e una Yamaha ancora troppo lenta lo tengono in un limbo.

Anche Andrea Dovizioso “indossa” la versione ufficiale della M1 e come Franco Morbidelli fa fatica. Il resto non è mancia, in MotoGp: gli ultimi anni l’hanno dimostrato. Non c’è monopolio. E quindi anche in Aprilia si vogliono ritagliare un spazio sul podio. Aleix Espargaró ha promosso la sua nuova RS-GP, e Maverick Vinales dice che “il passo di gara è buono, in sella sono comodo, mi manca un po’ il giro veloce”. L’altra sorpresa dei test invernali è stato il sudafricano Brad Binder su Ktm, per due volte col terzo miglior tempo.

C’è infine l’immortale Suzuki, con Alex Rins che s’è goduto in premessa il nuovo motore più potente della GSX-RR e con Joan Mir che vorrebbe qualcosa in più dall’aerodinamica. La MotoGp che riparte domenica è un groviglio di potenzialità, di futuro inespresso, di voglie. Per ora, ancora, tutte lottano contro la lesa maestà. La prima tappa è far uscire Valentino di pista. Anche quel che ne resta: la scia.

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