NEWS:

Chernobyl, 38 anni fa il più grande disastro nucleare della storia

Il 26 aprile del 1986 la peggiore catastrofe ambientale della storia umana

Pubblicato:26-04-2024 17:08
Ultimo aggiornamento:26-04-2024 17:08
Autore:

disastro nucleare di chernobyl
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Il 26 aprile 1986, il reattore quattro della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina (ai tempi ancora parte dell’Unione Sovietica), esplose, causando quella che le Nazioni Unite hanno definito ‘la più grande catastrofe ambientale nella storia dell’umanità‘. L’esplosione ha rilasciato una ricaduta 400 volte più radioattiva della bomba di Hiroshima, contaminando più di 200.000 km quadrati d’Europa. Circa 600.000 persone sono state esposte a dosi elevate di radiazioni, e più di 350.000 persone hanno dovuto essere evacuate dalle zone contaminate. Sono passati 38 anni dal disastro di Chernobyl, ma ancora oggi continua ad avere delle conseguenze su ambiente e popolazioni.

LEGGI ANCHE: Chernobyl, lupi ‘mutanti’ più resistenti al cancro: lo studio

ERRORE FATALE

Un progetto difettoso e instabile, unito al fattore umano, ha portato all’esplosione del quarto reattore della centrale. Il giorno prima del disastro di Chernobyl, i gestori si stavano preparando ad un arresto per eseguire la manutenzione ordinaria del reattore numero 4.


Violando le norme di sicurezza, gli operatori disabilitarono le attrezzature degli impianti, compresi i meccanismi automatici di spegnimento, secondo il Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche (UNSCEAR).

Alle 01:23 del 26 aprile, barre di combustibile nucleare estremamente calde sono state abbassate nell’acqua di raffreddamento, generando una quantità immensa di vapore.
A causa dei difetti di progettazione dei reattori RBMK, la reattività del nocciolo è cresciuta.

LEGGI ANCHE: Disastro di Chernobyl, 5 fatti sul peggiore incidente nucleare della storia

L’aumento di potenza risultante ha provocato un’immensa esplosione che ha staccato “il tappo” di 1.000 tonnellate che copriva il nocciolo del reattore, rilasciando radiazioni nell’atmosfera e interrompendo il flusso del liquido di raffreddamento nel reattore.

Pochi attimi dopo, una seconda esplosione di una maggiore potenza rispetto alla prima, distrusse l’intero edificio del reattore, rilasciando un fiume di grafite bollente e altre parti del nocciolo intorno alla centrale, dando inizio ad una serie di intensi incendi intorno al reattore danneggiato e al reattore numero 3, che era ancora in funzione al momento delle esplosioni.

FALLOUT RADIOATTIVO

Le esplosioni hanno ucciso due operai dell’impianto, i primi di numerosi lavoratori che morirono entro poche ore dell’incidente. Nei giorni seguenti, quando le squadre di emergenza hanno cercato disperatamente di contenere gli incendi e le fughe di radiazioni, il bilancio delle vittime è salito a causa dei decessi dei lavoratori esposti a radiazioni acute.

La maggior parte della radiazione rilasciata dal reattore nucleare era di iodio -131 , cesio 134 e cesio -137. Lo iodio -131 ha un’emivita relativamente breve di otto giorni, secondo UNSCEAR , ma viene rapidamente assorbito attraverso l’aria e tende a localizzarsi nella ghiandola tiroidea.

Gli isotopi di cesio hanno tempi di dimezzamento più lunghi (cesio -137 ha una emivita di 30 anni) e sono una preoccupazione ancora anni dopo il loro rilascio nell’ambiente.

Il 27 aprile, gli abitanti di Pripyat sono stati evacuati, circa 36 ore dopo che si era verificato l’incidente.

In quel lasso di tempo, molti già lamentavano vomito, mal di testa e altri sintomi da esposizione a radiazioni. I funzionari alla fine chiusero una zona di 30 km intorno alla centrale e comunicarono ai residenti che sarebbero stati in grado di tornare dopo un paio di giorni. Tanto è che la maggior parte delle persone lasciò effetti personali e oggetti di valore alle spalle.

EFFETTI SULLA SALUTE

I venti prevalenti al momento dell’incidente provenivano da sud e da est, per cui la maggior parte delle nubi radioattive ha viaggiato verso la Bielorussia. Tuttavia, le autorità sovietiche sono state lente a rilasciare informazioni sulla gravità del disastro al mondo esterno.

Ma quando l’allarme radiazioni raggiunse una centrale nucleare in Svezia, le autorità sono state costrette a rivelare la reale portata della crisi.

28 lavoratori di Chernobyl morirono nei quattro mesi successivi l’incidente, secondo la US Nuclear Regulatory Commission (NRC). Tra questu alcuni eroici operai che si esposero consapevolmente a livelli mortali pur di evitare ulteriori perdite di radiazioni.

Più di 6.000 casi di cancro alla tiroide possono essere collegati all’esposizione alle radiazioni in Ucraina, Bielorussia e Russia, anche se il numero preciso di casi direttamente causati dall’incidente di Chernobyl è difficile (se non impossibile) da accertare. Nel 2016 è stato installato un nuovo sarcofago di 36mila tonnellate (tre volte e mezzo la Tour Eiffel) sul reattore nucleare che, per almeno 100 anni, arginerà l’incubo nucleare.

DOPO IL DISASTRO DI CHERNOBYL

La regione oggi è ampiamente conosciuta come uno dei santuari della fauna selvatica più unici al mondo. Fiorente popolazioni di lupi, cervi, linci, castori, aquile, cinghiali, alci, orsi e altri animali sono stati documentati nei fitti boschi che ora circondano l’impianto fantasma.

Ma non significa che l’area è tornata alla normalità, o che lo sarà nel prossimo futuro. A causa della lunga durata radiazione nella regione circostante l’ex centrale nucleare di Chernobyl, la zona non sarà sicura per almeno 20.000 anni.

Nonostante questo, il governo ucraino ha concesso di rendere alcune aree del disastro mete turistiche.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it