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Francesca Amadori non concilia: rivuole il lavoro più 2,3 milioni dal colosso di famiglia

Prima udienza del processo che vede opposta la nipote del fondatore all'azienda che a gennaio dello scorso anno l'aveva licenziata accusandola di assenteismo

Pubblicato:13-12-2022 19:55
Ultimo aggiornamento:14-12-2022 08:17

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FORLI’- Si aperto questa mattina a Forlì con il fallimento del tentativo di conciliazione il processo intanto da Francesca Amadori, contro l’azienda di famiglia, il colosso romagnolo della carne. La manager, licenziata lo scorso gennaio, con l’accusa di non essersi presentata a lavoro per diverse settimane, chiede non solo di essere reintegrata nel posto di lavoro, ma anche un risarcimento di 2,3 milioni di euro, sostenendo di essere stata, di fatto, discriminata in quanto donnA.

LE ACCUSE DELL’AZIENDA

Sull’altro fronte di questa Dinasty del pollame, il gruppo respinge le accuse e ha avanzato una richiesta di risarcimento da 1,5 milioni per danno d’immagine. Il caso è scoppiato ormai quasi un anno fa, con il licenziamento di Francesca Amadori, che nell’azienda di famiglia ricopriva il ruolo di responsabile della comunicazione. Ne seguirono polemiche e accuse reciproche, con l’ex amministratore delegato del gruppo, Francesco Berti, che motivava l’allontanamento della nipote del fondatore in ragione delle assenze dal lavoro, e Francesca Amadori che rispondeva sostenendo che fosse in atto una campagna discriminatoria nei suoi confronti. Una battaglia andata avanti per mesi e approdata oggi nelle aule del tribunale della città romagnola per il primo round, che si è concluso con un mancato accordo e la certezza che il processo andrà avanti.


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