NEWS:

Lo smog ma anche il caldo: ogni anno in Emilia-Romagna 2.000 vittime per l’aria ‘cattiva’

In Emilia-Romagna ogni anno si stimano 2.000 morti per cause riconducibili alla qualità dell'aria. E anche le ondate di calore fanno vittime tra gli anziani. "I cambiamenti climatici sono arrivati nei nostri letti, in casa nostra", avverte la virologa Ilaria Capua

Pubblicato:12-04-2024 14:41
Ultimo aggiornamento:12-04-2024 14:41

auto-strade_inquinamento
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – In Emilia-Romagna si stima che “ogni anno muoiano 2.000 persone per cause riconducibili alla qualità dell’aria“. A dirlo è l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, questa mattina a Bologna al primo congresso nazionale su Salute, ambiente e cambiamenti climatici, organizzato dall’Ausl bolognese e ospitato al Mast. Oltre allo smog, a mietere vittime è anche il caldo estremo stagionale. Sempre secondo le stime della Regione, infatti, in Emilia-Romagna “un anziano over 65 ogni 100 muore ogni anno per cause riconducibili alle ondate di calore“, spiega ancora Donini. Dati che l’assessore snocciola per dimostrare, una volta di più, quanto le condizioni ambientali e gli effetti dei cambiamenti climatici abbiano conseguenze dirette sulla salute delle persone.

“Non parliamo solo di decessi- sottolinea l’assessore- ma anche di qualità della vita“. Di conseguenza, avverte Donini, per affrontare tutto questo “non basta essere visionari, o agire sulla base dell’impeto emotivo davanti alle catastrofi. Serve un lavoro quotidiano, supportato da basi scientifiche. E bisogna agire insieme, in maniera multidisciplinare“. Della stessa idea è anche la virologa Ilaria Capua, ‘nuova’ bolognese di adozione avendo preso da poco casa in città in virtù dell’incarico di docenza alla John Hopkins University. Capua parla del concetto di “salute circolare”, dove sanità, ambiente, clima e conseguenze sociali sono considerate tutte insieme.

“Viviamo in un sistema chiuso- sottolinea Capua- tutto quello che facciamo ci torna indietro, a volte come un boomerang”. Per questo occorre “un nuovo modo di pensare”, a maggior ragione in questo momento storico in cui “viviamo in una convergenza di crisi”: da quella climatica a quella alimentare, fino alla coda lunga del Covid e all’incombere di altre pandemie. Sono quindi tante le questioni da affrontare, spiega Capua, dall’inquinamento agli incendi fino all’antibiotico-resistenza, che dopo il Covid “non è certo diminuita”. In questo quadro, sottolinea la scienziata, “i cambiamenti climatici sono arrivati nei nostri letti, in casa nostra. Non sono solo più gli scienziati a parlarne. E le conseguenze sociali sono importanti”. La via d’uscita, sostiene Capua, è dunque lavorare insieme per “accrescere la consapevolezza” delle persone e mettere in campo strategie di adattamento, ma anche combattere gli insetti vettori portatori di virus letali, ridurre l’inquinamento, difende l’ambiente e i mari, rendere più sostenibili le città e studiare azioni innovative e nuovi comportamenti.
Secondo Capua “impegno, equità e rispetto” sono le tre parole d’ordine da seguire. “Il tempo in cui gli scienziati in cui parlavano fra di loro, tra parrucconi, è finito- avverte Capua- le persone devono essere parte della soluzione, non del problema: è essenziale”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it