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Caso Barakat, la mamma Antonella: “Scandalo Cedu, chi non denuncia è corresponsabile”

Mercoledì la conferenza per riaprire il caso, "Chiedo incontro a Cartabia e Lamorgese"

Pubblicato:30-08-2021 13:06
Ultimo aggiornamento:30-08-2021 13:17
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federico_barakat
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ROMA – “Ho chiesto alla Grande Camera della Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’uomo del Consiglio europeo) di riaprire il caso di mio figlio Federico per dare modo agli Stati membri di prendere in visione il fascicolo, anche relativamente alla fase di giudizio. Dopo la sentenza del maggio scorso che ha assolto lo Stato italiano avevo chiesto alle organizzazioni, alla stampa, alla società civile di urlare allo scandalo, ma soprattutto di chiedere che la Grande Camera e quindi i giudici di coscienza riaprissero il caso di Federico Barakat. È questo l’unico modo affinché tutti gli Stati ne prendano visione e la sentenza non ricada su tutta l’infanzia italiana ed europea. Molti hanno voluto tacitare la propria coscienza e, sottolineo con forza, che sono corresponsabili di quanto accadrà ai bambini italiani ed europei al cospetto di tutta l’umanità. Solo il 5% delle istanze vengono accolte, sarà un miracolo e per questo chiedo alla stampa di avanzare una richiesta ufficiale”. Così Antonella Penati, mamma di Federico Barakat, ucciso dal padre nel 2009 con 37 coltellate durante un incontro protetto, mentre era affidato allo Stato, alla Dire annuncia la conferenza stampa che si terrà l’1 settembre alle 11 presso la sede dell’Udi (Unione donne italiane) in via Penitenza 37 a Roma.

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LA STORIA DI FEDERICO BARAKAT E LA BATTAGLIA DELLA MAMMA ANTONELLA

Antonella Penati, che in memoria di suo figlio ha fondato l’associazione ‘Federico nel cuore’ e combatte per mamme e bambini, aveva chiesto aiuto alle Istituzioni per tutelare il bambino e la sua incolumità da un padre violento e stalkerizzante. Federico Barakat venne obbligato a incontrare il padre e la responsabilità genitoriale affidata allo Stato, dopo che la mamma Antonella venne considerata alienante e iper protettiva. “Il mio bambino è stato ucciso in ambito protetto, era stato affidato alle cure dello Stato e proprio lo Stato- continua mamma Penati- quel giorno era andato a prenderlo a scuola e per quella decisione legale non c’era la sua mamma accanto a lui”. Nessuno ha pagato per “il sacrificio umano di mio figlio” e la sentenza europea, a cui la donna è ricorsa dopo tre gradi di giudizio, ha assolto lo Stato italiano.

“A sentenziare- spiega la mamma coraggio- e voglio tralasciare il giudice italiano per non dargli il diritto di denunciarmi per diffamazione, sono stati Paesi il cui peso è lontano dai principi costituenti della Cedu e della nostra Costituzione: Polonia, Armenia, Russia e l’unico grazie per la pulizia giuridica lo rendo pubblicamente al giudice di San Marino”.
In conferenza stampa e in questa anteprima alla Dire Antonella Penati vuole ribadire la legittimità su cui è stata fondata l’istanza alla Cedu ovvero “la negazione del diritto alla vita di un bambino, sono i fatti a dirlo” e il pericolo che incombe su tutti i bambini affidati allo Stato e ai servizi sociali.

“Lo Stato si è affrettato a mettere a tacere la storia di Federico e molti per diverse ragioni hanno diffuso la voce che la causa fosse sbagliata perché mal intentata. Non è cosi, il fascicolo- precisa mamma Antonella- è stato accettato da una Commissione reciviente anche in tempi rapidi. La sentenza di assoluzione dello Stato italiano ha un’unica chiave di lettura e i giuristi seri capiscono la ridicola operazione che c’è dietro”.

“La pericolosità della sentenza– scrivono i legali che prenderanno parte alla conferenza stampa- è di così vasta portata che chiediamo a tutta la stampa nazionale e internazionale di partecipare numerosa e di portare all’attenzione dell’opinione pubblica italiana ed europea i pericoli che ricadranno su tutti i bambini. La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo dell’11 maggio 2021, Barakat c. Italia, ha infatti assolto l’Italia, affermando che lo Stato non aveva l’obbligo di difendere un figlio a lui affidato, prelevato alla custodia della madre contro la volontà e restituitole morto. Purtroppo gli effetti ricadranno su tutti i bambini europei affidati allo Stato, il problema quindi non riguarda più solo Federico e sua madre ma tutti noi”. Il rammarico di mamma Antonella che con l’associazione in memoria di Federico ha aiutato tanti bambini è non aver avuto alcun sostegno: “Due righe da parte della stampa, una telefonata, un totale non rispetto per il sacrificio di un bambino di 9 anni”.

IL MESSAGGIO ALLE ISTITUZIONI ITALIANE

Ed ecco il suo messaggio alle Istituzioni italiane: “Chiedo al presidente della Repubblica che si adoperi affinché il Parlamento approvi l’istituzione, il 25 febbraio di ogni anno, della Giornata nazionale contro il figlicidio, da me già nel 2014 avanzata all’allora presidente Ferrante della commissione Giustizia. Chiedo inoltre un incontro- conclude la mamma di Federico- alle ministre Cartabia e Lamorgese per analizzare gli aspetti da cambiare, alcuni dei quali già presenti nella proposta di legge ‘Federico B.’ avanzata alla senatrice Valente dall’associazione Federico nel cuore e Udi, sull’affido dei minori allo Stato, sul passaggio dal Tribunale all’Ente”. Alla conferenza stampa insieme alla mamma di Federico Barakat parteciperanno gli avvocati Bruno Nascimbene e Federico Sinicato con Vittoria Tola di Udi. La moderazione sarà a cura della redazione Donne dell’agenzia Dire che, a casi come quello del piccolo Federico e di sua mamma, dedica una inchiesta.

Ecco i link di riferimento:

Udi http://www.udinazionale.org/

Associazione Federico nel cuore https://www.federiconelcuore.com/.

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