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Alienazione parentale disconosciuta dall’Oms eppure in Canada ha ancora la sua giornata: è il 25 aprile

La teoria dell'alienazione parentale venne teorizzata da Richard Gardner (noto per aver giustificato la pedofilia): è stata disconosciuta dall'Oms, eppure in Italia viene ancora utilizzata nei Tribunali, tra le polemiche, nelle cause sui figli contesi

Pubblicato:25-04-2023 12:21
Ultimo aggiornamento:25-04-2023 12:21
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ROMA- “È stata presa la decisione di non includere il concetto e la terminologia di ‘alienazione parentale’ nella classificazione perché non è un termine che ha a che fare con la cura della salute. Non ci sono interventi sanitari basati su evidenza empirica specifici per l’alienazione parentale”. Sono le parole con cui l’Organizzazione mondiale della sanità nel 2020 rimuoveva l’alienazione parentale dall’elenco delle patologie riconosciute (https://www.who.int/standards/classifications/frequently-asked-questions/parental-alienation). La stessa scelta era stata fatta poco tempo prima dal Dsm- 5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella clinica che nella ricerca. Non si tratta di una sindrome, dunque, né di un disturbo, ma di una mera teoria psichiatrica non riconosciuta dalla comunità scientifica. Eppure, l’alienazione parentale non solo continua a essere utilizzata nei Tribunali, ma in Canada e negli Stati Uniti ha anche una sua ‘Giornata di consapevolezza’, il 25 aprile.

COME NACQUE LA GIORNATA DEDICATA

La storia di questa Giornata risale al 2005, quando una donna canadese, Sarvy Emo, imbattutasi nella teoria, riesce a contattare lo psicologo Richard Warshak, autore, fra le altre cose, di ‘Divorce Poison: How To Protect Your Family From Bad-mouthing and Brainwashing’, un ‘classico’ sulla alienazione parentale. Insieme, decidono di proclamare una Giornata di consapevolezza sull’alienazione parentale per il 25 aprile, nel mese che negli Usa è dedicato alla lotta contro gli abusi sui bambini. La Giornata diventa ufficiale due anni dopo, grazie all’appoggio dell’allora governatore dei Maine Joe Baldanacci. Oggi, forme di riconoscimento del ‘PA Awareness Day’ esistono solo in Canada, Stati Uniti e Bermuda.

DA DOVE ARRIVA IL CONCETTO DI ALIENAZIONE PARENTALE O ‘PAS’

Il concetto di ‘alienazione parentale’, privo di qualsiasi legittimazione scientifica, nasce nel 1985 da una teoria di Richard Gardner, che avrebbe osservato, nei figli coinvolti in processi di separazione, una sorta di lavaggio del cervello attuato dal genitore affidatario, (generalmente la madre ‘alienante’) finalizzato a generare, nei figli, ostilità e rifiuto nei confronti dell’altro genitore (‘alienato’). La teoria fu subito accolta in modo controverso, anche a causa delle accuse di giustificazione della pedofilia rivolte allo stesso Gardner: nel suo libro “Sex Abuse Hysteria: Salem Witch Trials Revisited”, del 1991, lo psichiatra sosteneva infatti che il pedofilo è soltanto “sfortunato a vivere in un luogo e un’epoca storica che condannano la sua inclinazione. Ciononostante questa non è una ragione sufficiente per autocolpevolizzarsi”.


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IN ITALIA NEL 2012 PRENDE IL VIA LA ‘RIVOLTA’ CONTRO LA PAS

In Italia, è stata anche la rete dei centri antiviolenza D.i.Re- Donne in rete contro la violenza a scagliarsi contro la Pas, quando nel 2012 affermò che l’utilizzo di tale teoria comporta il rischio di vittimizzazione secondaria delle donne vittime di violenza in quanto potrebbe essere usata “in maniera strumentale dagli autori delle violenze che fanno leva sulla minaccia di sottrarre i figli per tenere le donne sotto il loro controllo”. Un’azione di contrasto fu data anche dai lavori della Commissione d’Inchiesta sul femminicidio guidata dalla senatrice, allora presidente, Valeria Valente.

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LA ‘PAS’ NEI TRIBUNALI

Nonostante questo e nonostante le posizioni inequivocabili della comunità scientifica internazionale, la teoria dell’alienazione parentale continua a godere di una certa ‘buona salute’ anche nei Tribunali italiani, come dimostrano le storie di decine di mamme ‘diagnosticate’ da consulenze tecniche come ‘alienanti’ o ‘ostative’, ‘iperprotettive’ e altri termini analoghi. Consulenze che spesso si riscontrano in separazioni con allegazioni di violenza domestica e che possono portare all’allontanamento, anche coatto, dei bambini, affidati in seguito al padre o, il più delle volte, a case- famiglia. Sono le storie di Giada Giunti, che da anni non vede il figlio perché ‘alienante’, di Laura Massaro, anche lei accusata di ‘alienazione parentale’ e che, nonostante una sentenza di Cassazione in suo favore, porta avanti da anni battaglie legali estenuante con il suo ex marito. Ma è anche la storia dei quattro fratellini di Cuneo, che nel luglio 2020 sono stati allontanati dalla madre e separati fra loro nell’ambito di un processo che coinvolge, tra l’altro, accuse di abusi sessuali rivolte da una bambina al padre, sul quale pende un procedimento giudiziario. Storie documentate che dopo anni di silenzio sono arrivate all’attenzione dell’opinione pubblica e su cui la Dire da anni porta avanti un’inchiesta inedita dal titolo ‘Mamme coraggio’.

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Alla luce di tutto questo, colpisce l’esistenza di una ‘giornata di consapevolezza’ su una sindrome inesistente il cui utilizzo è stato sconfessato e condannato. Colpisce soprattutto perché, per esempio, ancora non c’è ancora, invece, una Giornata nazionale contro il figlicidio, come proposto da Antonella Penati: suo figlio Federico Barakat è stato ucciso con 37 coltellate dal padre durante un incontro protetto, nel 2009. Anche Antonella Penati, che aveva denunciato l’ex compagno per maltrattamenti, era stata definita ‘iperprotettiva’ nei confronti del figlio. Un termine che rientra nella spirale dei sinonimi con cui l’alienazione parentale continua a sopravvvivere e a segnare la vita di tanti bambini.

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