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Mamma Frida, la deputata Ascari deposita l’interrogazione per tutelare la bambina

L'avvocata Di Leo: "Il padre chiede provvedimenti più rigidi"

Pubblicato:10-03-2023 14:25
Ultimo aggiornamento:10-03-2023 14:26
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disegno sara mamma frida
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di Silvia Mari e Laura Monti

ROMA – È stata depositata questa settimana una nuova interrogazione parlamentare sul caso della mamma coraggio Frida, accusata di alienazione parentale nei confronti del suo ex compagno, che inizialmente non aveva riconosciuto la figlia avuta nel 2016. La deputata Stefania Ascari, nel testo dell’interrogazione, chiede di “far in modo che la discrezionalità di cui godono i servizi sociali, come nel caso in esame, possa essere esercitata nell’ambito di adeguati ed efficaci controlli e affinché venga effettivamente realizzato l’interesse del minore”. Ascari cita anche l’articolo 5 della Convenzione di Istanbul, che obbliga gli Stati, “ad astenersi da qualsiasi atto di violenza verso le donne”.

“Questa interrogazione si è resa necessaria dopo il comportamento del servizio sociale e dopo le denunce da parte del mio ex. Il presupposto- ha spiegato Frida alla Dire- è che le sentenze delle azioni di Stato non sono applicabili fino al passaggio in giudicato della sentenza. Ma, nel mio caso, dopo il primo provvedimento del Tribunale ordinario, i servizi sociali si sono attivati per organizzare incontri tra il mio ex e mia figlia e hanno subito iniziato a relazionare contro di me“. La sentenza a cui fa riferimento Frida è quella relativa al riconoscimento tardivo della piccola Sara (nome di fantasia) da parte del padre a cui Frida si è opposta in tutti e tre i gradi di giudizio. Anche adesso, Frida ha avviato un procedimento per la revoca della sentenza della Cassazione, che aveva respinto il ricorso con cui la ‘madre coraggio’ si era opposta all’imposizione del riconoscimento paterno da parte del Tribunale di Venezia. Nei giorni scorsi la donna è stata nuovamente ripresa dai Servizi sociali, che in una lettera la invitano a mandare a scuola la figlia. “Con questa lettera il servizio sociale accusa Frida di non aver ottemperato alla legge”, è il commento dell’avvocata di Frida, Camilla Di Leo. “Ma noi lo abbiamo smentito- prosegue tenendo a ribadire che la bambina ottempera all’obbligo scolastico- sulla base della normativa che ha istituito l’istruzione parentale: il genitore deve solo comunicare alla scuola che il minore frequenterà l”home schooling’, e la bambina non deve essere segnata assente. L’istruzione parentale- ribadisce Di Leo- è prevista dalla legge e il Miur la consente con queste modalità”. D’altra parte, garantisce Frida, “mia figlia ha moltissimi rapporti con i suoi coetanei, ha intorno una rete di parenti e amici della sua età”. Il motivo per cui è stata scelta l’istruzione parentale è perché, ha spiegato l’avvocata, “è apparsa la soluzione più idonea vista la delicata situazione giudiziaria che non avrebbe garantito alla bambina di poter stare serenamente a scuola”. La paura è quella di un allontanamento coatto, come si legge in moltissimi casi e ancora disposto da tanti Tribunali nonostante siano state destituite di fondamento scientifico le perizie che sostengono l’alienazione e la Cassazione abbia stabilito che alcun allontanamento del minore può essere disposto in nome di questa tesi.


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La situazione si è fatta ancor più tesa perché, come ha spiegato Di Leo, “il padre ora chiede al Tribunale provvedimenti più rigidi per l’attuazione dei decreti”. Il caso di Frida è uno dei 36 fascicoli ‘speciali’ analizzato nella Relazione della Commissione d’inchiesta sul femminicidio. Eppure, sottolinea Frida, “in tutti i miei procedimenti civili, la denuncia di violenza è stata completamente ignorata, il mio vissuto decostruito e messo in discussione, quello di mia figlia nemmeno preso in considerazione perché sono stata bollata come simbiotica, affetta da conflitto di lealtà quando mia figlia aveva diciotto mesi. Quando denunci violenza e condividi un figlio col tuo persecutore- spiega Frida- in ambito civile scatta una sorta di cortocircuito in base al quale, attraverso una consulenza tecnica d’ufficio, il tribunale derubrica la violenza a conflitto e una madre che lotta per proteggere il proprio figlio diventa automaticamente ostativa, malevola, fusionale, simbiotica…per non dire alienante. Quindi di per sé falsa. I fatti in questo modo escono subito dal processo condizionando pesantemente anche eventuali procedimenti penali in cui vengono riprese le diagnosi dei periti del civile. Le madri a questo punto restano senza difesa”. Quanto accaduto “ha avuto conseguenze inconcepibili nel penale- continua Frida- Tutte le mie denunce sono state archiviate. Non so quante volte nei fascicoli penali ho ritrovato la perizia del CTU come documento a scarico delle mie querele…Mi ritrovo oggi a processo per denunce che subisco da prima ancora che fosse emesso il primo decreto di riconoscimento, subito impugnato. Denunce folli perché la Procura ha indagato per anni su di me che ero l’unico genitore di mia figlia. Nonostante il mio caso sia stato visionato da giuristi ed esperti in un contesto parlamentare, in Tribunale vengo trattata come una mitomane“, si sfoga Frida che parla di una vera e propria “persecuzione”: “Mi ritrovo indagata ancora per gli stessi reati, nello stesso arco di tempo, per cui mi sto già difendendo in giudizio per l’unica colpa di aver messo al mondo una figlia che il mio ex non voleva”, conclude.
(Nella foto un disegno della piccola Sara)

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