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È morto lo scrittore Boris Pahor, aveva 108 anni

Considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più significative della tragedia della deportazione nei lager nazisti

Pubblicato:30-05-2022 10:29
Ultimo aggiornamento:30-05-2022 16:25

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(nella foto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferisce a Boris Pahor l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana)

ROMA – Lo scrittore di madrelingua slovena, Boris Pahor, è morto nella sua casa di Trieste all’età di 108 anni. Considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più significative della tragedia della deportazione nei lager nazisti, raccontata in ‘Necropoli’, ma anche delle discriminazioni contro la minoranza slovena a Trieste durante il regime fascista, Pahor ha scritto una trentina di libri tradotti in decine di lingue.

MATTARELLA: “PAHOR TESTIMONE E VITTIMA DEGLI ORRORI DELLE GUERRE

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una dichiarazione, esprime il suo “profondo cordoglio per la morte dello scrittore Boris Pahor. Voce autorevole della minoranza slovena in Italia, limpida e alta espressione letteraria del Novecento, testimone e vittima degli orrori causati dalle guerre, dal nazionalismo esasperato e dalle ideologie totalitarie, interprete della complessità della storia del suo territorio, lascia un grande vuoto nella cultura europea. La sua lezione gli è valsa l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce da parte della Repubblica”.


FRANCESCHINI: “CON PAHOR PERDIAMO UN GIGANTE DEL NOVECENTO”

“Con Boris Pahor perdiamo un grande scrittore, un gigante del Novecento che ha saputo raccontare, con maestria, lucidità e senza sconti, l’orrore del lager e della deportazione e condannare ogni forma di totalitarismo. Mi stringo al dolore dei familiari e dei tanti amici che oggi perdono un punto di riferimento”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini.

IL FRIULI PIANGE IL TESTIMONE DELLE TRAGEDIE DEL ‘900

L’amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia, per voce del governatore Massimiliano Fedriga, esprime “cordoglio per la scomparsa di un intellettuale che ha trasformato la propria drammatica esperienza personale in testimonianza utile a comprendere le tragedie del Novecento“. Per il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, se ne va “un testimone straordinario del Novecento, che ne ha vissuto e raccontato tutte le tragedie, dall’odio etnico ai lager fino alla compressione della libertà esercitata dalle dittature”. Zanin sottolinea: “Pahor si è battuto da sempre contro ogni discriminazione del ‘diverso’, lui che si considerava figlio di nessuno come il titolo della sua autobiografia. Fu perciò tenace difensore di lingua e cultura slovena duramente represse dal fascismo, testimone dei lager come racconta in Necropoli, aperto oppositore del regime comunista jugoslavo”.

Una coerenza che “ha pagato per anni con l’emarginazione, tanto che i suoi libri hanno avuto fortuna prima all’estero che in Italia”. E il Consiglio regionale ha voluto rendergli omaggio invitandolo a sviluppare una riflessione nel Giorno della memoria del 2021, con una videointervista trasmessa in aula “che fu capace di emozionare l’intera assemblea legislativa”.

Il gruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale in una nota scrive: era “un punto di riferimento non soltanto per la comunità slovena ma per l’intera regione. Ci lascia un uomo di cultura e un testimone della storia del Novecento, che nella sua lunga vita non ha mai fatto mancare lucidità e profondità di pensiero“. Per il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, Pahor “ha saputo raccontare gli orrori della Shoah e le discriminazioni verso le minoranze linguistiche trasfigurandoli in grande letteratura. Ha frequentato a lungo scuole, circoli e associazioni di tutta Italia per mettere in guardia sul male che ha attraversato il Novecento e in difesa delle identità nazionali e culturali, profondamente convinto che il rispetto delle minoranze fosse il sale della democrazia”.

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