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ROMA – La Formula 1 torna a Spa, e sembra una di quelle riunioni nostalgiche, in cui tutti sanno che potrebbe essere l’ultima volta e tanto vale godersela. Il Gran Premio del Belgio, una delle gare storiche a cui “non basterà la storia” per salvarsi dai trend di mercato che Domenicali non sa più come spiegare alla stampa retrograda. Come Montecarlo, persino Monza. Chissà se ci sarà un posto per questo circuito infilato nelle Ardenne, a Francorchamps, nel prossimo serratissimo calendario del futuro. Magari la Vecchia Europa andrà in rotazione tra i suoi luoghi di culto. Spa solo un anno fa è stato votato come il preferito dai fan e dai piloti. I quali, finita la pausa estiva, più che alle questioni politiche pensano alla classifica già troppo rovinata dal dominio di Verstappen. 80 punti di vantaggio a nove gare dalla fine della stagione è il gap più elevato della storia.
La Red Bull pare avviata inesorabilmente verso il secondo mondiale di fila, stavolta nell’amicizia, come ha ribadito il campione in carica: “Bello gareggiare con Leclerc e la Ferrari, scherziamo tanto”, mica come con Hamilton. La “propensione della Ferrari a spararsi ai piedi” (cit. BBC) ha aiutato la fuga. Peraltro l’ennesimo battesimo di Power Unit potrebbe – non si sa ancora – sbattere il monegasco nelle retrovie della griglia, domenica. Dovrebbe debuttare la versione evoluta del sistema ibrido Ferrari che assicurerebbe più potenza e guidabilità. Quasi certo per Leclerc, ancora in forse per Sainz.
Ma in Belgio c’è un’altra incognita che potrebbe – in teoria – sparigliare le carte: l’entrata in vigore della direttiva anti-saltellamento. La FIA ha introdotto un nuovo test sul “plank” del sottoscocca, un pezzo che impedisce che l’altezza da terra sia troppo bassa. Ferrari e Red Bull sono i due team che finora hanno risentito meno del problema. La Mercedes resta alla finestra, per capire se le nuove limitazioni riempiranno parte del gap accumulato.
Il circuito di Spa quest’anno ha subito diverse modifiche: il layout della pista è praticamente lo stesso, eccetto che per la curva 9 – Les Combes – dove i nuovi cordoli dovrebbero velocizzarla. Eau Rouge-Raidillon, la esse in salita, non è cambiata ma la via di fuga è stata notevolmente allargata. Lo storico chalet è stato abbattuto e sostituito da una nuova grande tribuna, e in controtendenza con quanto successo in altri impianti all’esterno delle curve l’asfalto è stato rimpiazzato dalla ghiaia, per eliminare il problema dei track limits.
E’ una di quelle piste dove il pilota può fare la differenza. La prima frenata – scrive la Ferrari nel preview tecnico della gara – è impegnativa perché le vetture devono scendere da 285 a 80 km/h prima di lanciarsi verso la esse in salita e poi sul lungo rettilineo del Kemmel. Tra le altre curve è da ricordare Pouhon, una rapida piega a sinistra, impegnativa perché sottopone i piloti ad elevate sollecitazioni che mettono a dura prova i muscoli del collo.
A Stavelot si toccano i freni per la penultima volta: da quel punto in poi si va in piena accelerazione attraverso Blanchimont per tornare a rallentare solo in prossimità della chicane Bus Stop che porta sul traguardo”. È una pista da motore. La power unit viene sfruttata al massimo per oltre 60 dei 105 secondi che occorrono per completare un giro: l’efficienza è fondamentale. L’ultima ma fondamentale variabile è il meteo: sulle Ardenne a fine estate può essere molto caldo ma la pioggia è sempre in agguato. L’anno scorso non ci fu gara. E così potrebbe essere il prossimo anno.
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