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Femminicidio, Roccella: “Non avremmo potuto salvare Giulia Cecchettin, una legge non basta”

"Servono cambiamento culturale e azione tenace educazione e formazione", dichiara la ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia nella sua replica in Senato al termine del dibattito in Aula sul ddl per il contrasto della violenza sulle donne.

Pubblicato:22-11-2023 14:53
Ultimo aggiornamento:22-11-2023 17:10
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ROMA – Le nuove norme del ddl contro la violenza sulle donnenon avrebbero potuto salvare Giulia Cecchettin, per esempio, né altre donne che non sospettavano la violenza che covava nel cuore dell’uomo che sosteneva di amarle, che non avevano avuto segnali di rischio da parte di quelli che la sorella di Giulia ha definito ‘bravi ragazzi‘. E certo è necessario intervenire su molti altri fronti se vogliamo produrre il necessario cambiamento culturale, se vogliamo spezzare quello che non una femminista, ma un grande papa ha definito ‘il giogo della dominazione di un sesso sull’altro'”, dice la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Eugenia Roccella, nella sua replica in Senato al termine del dibattito in Aula sul ddl per il contrasto della violenza sulle donne.

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Promuovere, stimolare un cambiamento culturale – sottolinea Roccella – è un’impresa impegnativa, e per riuscirci dobbiamo andare avanti con il metodo che abbiamo seguito oggi, su questa legge. Un metodo di condivisione, di confronto aperto, ma anche di riflessione seria, di elaborazione attenta. Questo ddl infatti non è nato da un’impostazione ideologica, ma da una verifica puntuale dei fatti, da un esame dei risultati prodotti dalla normativa precedente, dalle smagliature che abbiamo toccato con mano nell’applicazione delle misure già messe in campo. Abbiamo tenuto conto delle proposte, delle idee, della valutazioni di chi su questo tema aveva maturato un’esperienza, così come delle importanti conclusioni raggiunte nella scorsa legislatura dalla commissione sul femminicidio; insomma siamo partiti da idee suffragate da numeri e fatti. E così dobbiamo continuare a fare”.

Roccella prosegue: “Sappiamo tutti che una legge, anche la migliore, non basta, che serve un’azione vasta e tenace di educazione e formazione. Lo abbiamo detto fin dalla conferenza stampa in cui abbiamo presentato il ddl, annunciando che avremmo accompagnato il ddl con una campagna di sensibilizzazione contro la violenza, in particolare nelle scuole; e non a caso oggi, con i ministri dell’istruzione e della cultura presentiamo i progetti che a suo tempo abbiamo annunciato. Ma se vogliamo intervenire con efficacia, in particolare con nuove leggi, dobbiamo verificare che le azioni che vogliamo mettere in campo siano le più adeguate, abbiano dato buoni risultati laddove sono state già applicate, che siano appunto idee suffragate da numeri e fatti. Dobbiamo vagliare quello che è stato fatto altrove, quali misure si sono rivelate davvero buone pratiche, e in questo compito potrebbe aiutarci la nuova commissione bicamerale contro il femminicidio, che sta già lavorando con impegno ed elaborando nuove proposte. Il voto di oggi è dunque in questa legislatura solo un primo passo: ma è davvero un passo importante, che testimonia e raccoglie l’impegno di tutti per fermare questa catena di sofferenza e di morte che non possiamo più tollerare”.

ROCCELLA: PATRIARCATO ESISTE IN NUOVE FORME

“Oggi al Senato stiamo votando una legge contro la violenza e abbiamo cercato di accompagnare questa legge con una campagna di sensibilizzazione ampia nelle scuole per quello che riteniamo un cambiamento necessario per la cultura delle relazioni e del rispetto. Abbiamo ritenuto fin da subito che il metodo necessario è quello di coinvolgere tutti i soggetti che possono essere coinvolti. Dai ministri alla collaborazione politica con l’opposizione. Fin da subito eravamo consapevoli che una legge è fondamentale ma non risolve tutto. C’è bisogno di un cambiamento culturale”, prosegue la ministra.

“Il protocollo che stiamo firmando ha obiettivi molto specifici- spiega- Vogliamo accrescere tra i giovani e tra le ragazze gli strumenti a disposizione delle donne per riconoscere e combattere i segni della violenza. Comportamenti non solo aggressivi ma che producono quella discriminazione che conosciamo. Tutte noi sappiamo che il patriarcato esiste e ci sono nuove forme di patriarcato che dobbiamo saper riconoscere. E tutto questo dobbiamo farlo coinvolgendo gli uomini. Oggi i protagonisti del cambiamento devono essere gli uomini, a partire dalla volontà di modificare la cultura patriarcale. Tutto nasce dall’incapacita maschile di riconoscere e rispettare la libertà delle donne”.

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