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Comitato Madri contro violenza istituzionale: dopo l’inchiesta della precedente Commissione Femminicidio sulla PAS nessun cambiamento

"Le madri dei 36 casi esemplari di vittimizzazione secondaria continuano a subire violenza istituzionale insieme ai loro figli"

Pubblicato:16-01-2024 12:00
Ultimo aggiornamento:16-01-2024 12:00
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ROMA – “Le madri dei 36 casi esemplari di vittimizzazione secondaria da parte delle istituzioni, così definiti da una Commissione parlamentare d’inchiesta quale quella Femminicidio della precedente legislatura, non solo continuano a subire violenza istituzionale insieme ai loro figli (allontanati o meno) ma anche gravi diffamazioni dentro e fuori le aule di tribunale: sono definite mitomani e bugiarde, false vittime, madri maltrattanti, conflittuali e alienanti (ancora!) e ciò senza soluzione di continuità dall’emissione da parte della suddetta Commissione, della relazione sulla vittimizzazione secondaria a maggio del 2022 e, ovviamente, anche da prima di questa”. Così in un comunicato il Comitato Madri contro la violenza istituzionale che torna a far sentire la propria voce anche lanciando un appello alla Commissione d’inchiesta sul femminicidio del Governo in carica rifacendosi a questi fascicoli analizzati dalla precedente e che però non hanno portato a provvedimenti radicali e ad alcun combiamento, come denunciano.
“Le componenti della Commissione che vagliarono i fascicoli processuali dei casi esaminati erano magistrate, avvocate, psicologhe, procuratrici, di grande levatura e professionalità, eppure le madri, che peraltro hanno depositato successivamente la suddetta relazione in ogni sede processuale civile e penale nella speranza di avere finalmente giustizia, senza che ciò invece abbia portato alcun cambiamento di rotta come fiduciosamente ci si sarebbe aspettate, essendo quella relazione l’esito di una monumentale e analitica indagine, sono ugualmente ritenute delle bugiarde e trattate come madri da punire e perseguitare nella maniera più feroce in sede di giudizi che molto spesso sono stati finanche cassati ma che hanno dato poi origine ad una reazione a catena di altri procedimenti spesso scaturenti da stalking giudiziario delle controparti, ovvero dei padri, i quali sembrano ad oggi avere potere assoluto dinanzi alle istituzioni. Le madri separate- denuncia il Comitato- sono vivisezionate anche se osano respirare sono giudicate ferocemente e non sono mai ritenute adeguate qualsiasi cosa facciano o non facciano, i padri invece sembrano potere tutto (ciò, ancora e sempre, a causa delle CTU pasiste che imperano tranquillamente nei tribunali nonostante siano anni che la società civile, Comitati e Associazioni denunciano i danni irreparabili cagionati nei procedimenti separativi soprattutto laddove vi siano delle denunce di violenza domestica). Ci domandiamo, allora, se qualcuno ritenga che personalità di cotanta caratura e professionalità, tanto da essere appunto scelte/incaricate per vagliare migliaia di fascicoli oltre quei 36 esemplari, abbiano scritto il falso in una relazione istituzionale quale quella della Commissione Femminicidio o abbiano agito in maniera parziale o altro. Ci domandiamo come mai non siano stati presi provvedimenti alla luce di quella relazione al fine di porre fine, se non rimedio, alla vittimizzazione secondaria”.

“Molte delle madri dei 36 casi esemplari erano, o sono ancora, anche in carico ai vari CAV le cui relazioni,poste in atti, per il sistema giudiziario sono ad oggi risultate pari alla carta straccia, considerate al pari di fantasie dettate da delle pazze mitomani e firmate da operatrici, evidentemente, altrettanto scriteriate da prendere per buoni racconti, secondo sempre questo ‘qualcuno’, falsi. Noi- prosegue il Comitato- sappiamo con quale attenzione, solerzia e terzietà, invece, la Commissione e le sue componenti abbiano lavorato per anni e quali importanti evidenze siano emerse dalle indagini tali e tante da richiedere anche ispezioni al ministero della giustizia presso i tribunali di Roma e Venezia; e sappiamo anche quale importanza hanno, o meglio dovrebbero avere, le relazioni dei Cav ciò anche in ottemperanza dei dettami della Convenzione di Istanbul (questa sconosciuta ancora per gran parte della magistratura, purtroppo, tanto che ancora oggi si parla di formazione di quest’ultima in tema di violenza domestica senza che però questa formazione sia di fatto immediatamente organizzata e soprattutto resa obbligatoria)”.
“Che si sappia che, a fronte delle falsità messe in circolazione da sedicenti gruppi e associazioni di padri separati e della situazione di stallo delle istituzioni circa una reazione pronta e decisa verso questa reiterata deriva abominevole contro delle vittime innocenti che, come suggerito ogni santo giorno urbi et orbi, hanno denunciato e chiesto protezione/aiuto- scrive ancora il Comitato- senza sapere evidentemente a cosa sarebbero andate realmente incontro nel rivolgersi alle autorità giudiziarie e alle forze dell’ordine (ovvero al totale ribaltamento dei ruoli vittime/carnefici e a persecuzione giudiziaria almeno decennale e ad una violenzaeconomica senza precedenti), non resteremo in silenzio a guardare la prosecuzione di questo massacro“.
“Ci si consenta di dire, infine, che il cambiamento tanto sbandierato dopo il femminicidio di giuliacecchettin nella realtà non si è mai visto. Sarà ora di smetterla coi proclami e di cominciare a stare concretamente e fisicamente , ad esempio durante le udienze civili e penali, accanto alle donne che denunciano, soprattutto quelle che hanno figli e decidono di separarsi? Sarà ora o no che la politica si faccia carico di una revisione della Legge 54 del 2006? Sarà ora o no che servizi sociali, CTU, curatori, tutori, educatori, psicologi, rispondano del loro (mal) operato dinanzi alla legge o sono al di sopra di essa?”, conclude il Comitato Madri contro la violenza istituzionale.


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