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Gestazione per altri, il costituzionalista: “Legalizzarla per le donne con problemi di salute”

La gestazione per altri in Italia è reato. Ma secondo l'esperto di Diritto costituzionale Giacomo D'Amico potrebbe essere riconosciuta per le donne senza utero o con problemi di salute: "Non sarebbe discriminatorio nei confronti dei diritti degli omosessuali"

Pubblicato:21-03-2023 17:38
Ultimo aggiornamento:21-03-2023 17:38

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ROMA – Da giorni, al centro del dibattito pubblico, c’è da una parte la bocciatura in Senato della proposta di regolamento che prevede la creazione di un ‘Certificato europeo di filiazione’ e dall’altra il blocco delle trascrizioni dei certificati di nascita dei figli delle famiglie omosessuali imposto dal Viminale con una circolare ai comuni italiani e che ha dato vita, sabato scorso, ad una grande protesta di piazza a Milano.

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Ma il punto centrale della questione, soprattutto per la maggioranza di Governo, è rappresentato dalla gestazione per altri. Una tecnica di Procreazione medicalmente assistita (Pma), che erroneamente dai più, sia a destra che a sinistra, viene attribuita alle sole coppie omosessuali quando invece è utilizzata anche, e forse soprattutto, dalle coppie eterosessuali con problemi d’infertilità.


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COS’È LA GESTAZIONE PER ALTRI

La Gestazione per altri (Gpa) è un percorso di procreazione assistita nel quale una donna porta avanti una gravidanza per un’altra persona o per una coppia. La donna che porta a termine la gravidanza, per altri, non si assume però nessuna responsabilità genitoriale.

IN ITALIA È VIETATA E PUNITA CON RECLUSIONE, L’ESPERTO SPIEGA IL PERCHÉ

“La Gestazione per altri (Gpa) o come in gergo viene definita anche ‘utero in affitto’ o ‘maternità surrogata’ è vietata in Italia e perciò punita come reato con la reclusione da tre mesi a due anni e la multa da 600mila a un milione di euro. Il problema del riconoscimento del bambino nato, tanto dibattuto in questo momento, non si pone ovviamente per il genitore biologico ma per quello non biologico”. A dirlo, intervistato dall’agenzia di stampa Dire, è Giacomo D’Amico, professore ordinario di diritto costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina.

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IL RICONOSCIMENTO DEL BAMBINO NATO ALL’ESTERO NON AMMESSO DALL’ORDINAMENTO

“Formalmente il riconoscimento del nato da Gpa- prosegue il professor D’Amico- non può avvenire perché la nascita è basata su una pratica vietata in Italia dalla legge 40 del 2004. Ma la Cassazione con una pronuncia del 2019 ha sollevato una questione di legittimità costituzionale davanti alla Corte costituzionale chiamata in causa per valutare se questo tipo di norma, ad effetti preclusivi di riconoscimento di minore nato all’estero, leda gli interessi del minore. Nel caso specifico si trattava di una coppia omosessuale maschile che si era recata per Gpa in Canada e avevano ottenuto- dopo una causa- una sentenza da una corte canadese che riconosceva a questa coppia lo status di genitori. Una volta tornata in Italia la coppia voleva procedere alla trascrizione dell’atto di nascita facendo valere anche nel nostro Paese il legame con il bambino ma la Corte costituzionale ha dichiarato, con la sentenza n 33 del 2021, inammissibile la questione perché non è suo compito regolamentare questo peculiare rapporto tra il minore e una coppia omosessuale che ha fatto ricorso alla Gpa. Perciò la Corte aveva invitato il legislatore ad intervenire al più presto per garantire degli strumenti di tutela per questi bambini, che va sottolineato, sono già nati”.

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LA TRASCRIZIONE DEL CERTIFICATO DI NASCITA NON VUOL DIRE LEGALIZZARE GPA

“Quindi riconoscere la possibilità di trascrizione degli atti di nascita di bambini nati all’estero con Gpa non vuol dire liberalizzare la Gpa stessa ma garantire e tutelare i diritti dei bambini già venuti al mondo“, ha chiarito il professore ordinario di diritto costituzionale.

PAESI DOVE È AMMESSA SIA CON COMPENSO CHE IN FORMA ALTRUISTICA

Ci sono paesi in cui la gestazione per altri è consentita. In Belgio, ad esempio, non è consentito ricorrere alla gestazione per altri a pagamento come nel Regno Unito, dove è possibile solo per i cittadini britannici. Solo forma altruistica anche in Repubblica Ceca. Solo per coppie eterosessuali che non possono avere figli in Portogallo. In Grecia è previsto un permesso speciale rilasciato dal tribunale ed è possibile anche per i cittadini stranieri che prendono una residenza temporanea, non alle coppie omosessuali e agli uomini single. Solo forma altruistica in Canada, mentre è possibile la maternità surrogata contrattualizzata con pagamento in otto Stati degli Usa, anche per le coppie dello stesso sesso, e in Russia. Possibile anche in Israele, in Messico, in Guatemala, in Thailandia, in Nepal, in India e in Australia.

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LA GESTAZIONE PER ALTRI SOLIDALE E I DIRITTI DELLE DONNE CON PROBLEMI DI SALUTE: “VA RIPENSATA LA NORMA, NON SAREBBE DISCRIMINATORIO”

“C’è da dire piuttosto che il divieto di Gpa- sottolinea con forza il professor D’Amico- va ripensato non a favore delle coppie omosessuali ma per le donne che hanno problemi di salute che non consentono loro di avere una naturale ‘culla per accogliere l’embrione’. Penso alle donne nate senza utero cioè affette da sindrome di Rokitansky, o quelle affette da tumori genitali femminili a cui è stato asportato l’utero. Siamo sicuri che un divieto così rigoroso è giusto nei loro confronti? Nel caso di coppie eterosessuali nelle quali la donna è affetta da queste malattie, la Gpa dovrebbe essere consentita senza scambio di soldi. È pensabile appunto che la gravidanza venga portata avanti da una cugina, sorella o addirittura una mamma giovane”.

SÌ A GPA ALTRUISTICA PER DONNE MALATE NON È DISCRIMINATORIO PER OMOSESSUALI

“Si certo. Questo non sarebbe discriminante nei confronti dei diritti degli omosessuali poiché la discriminazione avviene quando, davanti a due situazioni uguali si mette in atto un trattamento differente. In questo caso le situazioni a confronto da una parte donne con patologia e dall’altro gay, incapaci naturalmente di avere figli, hanno trattamenti differenti. Questo non è discriminatorio”.
“E poi l’aspetto solidale fa la differenza, in tal caso non rientreremmo nella logica commerciale o lucrativa, per cui alla gestazione per altri si accompagna un corrispettivo economico per la donna che mette a disposizione il proprio utero. Inoltre, questa ‘surrogata solidale’ si inserirebbe nell’ambito di un progetto di coppia eterosessuale. Senza considerare poi che l’ammissibilità della Gpa in questi casi troverebbe fondamento in un problema di salute della donna. In assenza di un intervento del legislatore, però, l’unico modo in cui questa soluzione potrebbe essere ammessa è quello di portarla all’esame della Corte costituzionale”, ha concluso il professor D’Amico.

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