NEWS:

Donne vittime di violenza, ok all’inserimento lavorativo “ma solo con uno sfregio permanente sul viso”: la proposta di FdI

Sono sei le proposte di legge avanzate alla Camera. Già nel 2017 si parlava di 'omicidio di identità' con la proposta del Pd

Pubblicato:10-04-2024 17:28
Ultimo aggiornamento:10-04-2024 17:29

donne lavoro viso sfregio
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Sono sei le proposte di legge avanzate alla Camera che mirano a garantire l’inserimento lavorativo alle donne vittime di violenza. Un tema sentito, questo, perché è solo attraverso il lavoro che passa l’indipendenza economica e quindi la possibilità per queste donne di avviare un percorso di riscatto e di ricostruzione di sé. In Italia, d’altronde, i numeri parlano chiaro: quasi la metà delle donne vittima di violenza non è economicamente autonoma. Su 15.559 donne che nel 2020 hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza solo il 35,5% era occupato stabilmente, mentre il 48,7% risultava non autonomo. I dati, raccolti dai consulenti del lavoro, evidenziano dunque quanto il lavoro e l’occupazione femminile siano un valido argine contro la violenza, in grado di consentire alle donne di sottrarsi a vincoli indesiderati.

Per questa ragione, in un Paese come il nostro, nel quale scarseggiano le politiche per l’inserimento lavorativo o il mantenimento dell’occupazione rivolte alle donne vittime di violenza, è compito delle istituzioni cercare di dare una risposta a tutte quelle donne che trovano il coraggio di denunciare le violenze subito. Ma intanto è tornata a far discutere, tra le sei presentate, una proposta di legge che ha come prima firmataria la deputata di Fratelli d’Italia, Maddalena Morgante, che prevede come le altre l’inserimento lavorativo e la conservazione del posto di lavoro delle vittime di violenza, ma solo “con deformazione o sfregio permanente del viso”. Con questa proposta di legge, in particolare, i datori di lavoro, pubblici e privati, sono tenuti a “garantire la conservazione del posto di lavoro a quei soggetti che, non essendo disabili al momento dell’assunzione, abbiano acquisito eventuali disabilità” come definite dalla legge stessa. Era stata convocata per oggi, intanto, una Commissione parlamentare sulla pdl in questione, poi sconvocata e a data da destinarsi.

Ma perché includere soltanto queste donne? La risposta è nel testo della proposta di legge: “Gli effetti dell’aggressione con l’acido sono terribili– si legge- sia sul piano fisico sia sul piano psicologico. Le donne con il volto sfregiato, infatti, sono costrette a subire innumerevoli e complesse operazioni chirurgiche, le ustioni sono dolorose e le cicatrici cambiano i lineamenti in modo drammatico”. Sul piano psicologico, inoltre, le conseguenze sono “altrettanto drammatiche: la vittima non si riconosce più- si legge- il volto, ossia l’essenza della propria identità personale, attraverso il quale ci riconosciamo e veniamo riconosciuti, non esiste più. Ovviamente, anche sul piano relazionale e sociale la ripresa di una vita cosiddetta ‘normale’ da parte di chi si ritrova con il volto deturpato non è affatto semplice”. La proposta di legge (atto Camera n. 786 – ‘Modifiche all’articolo 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in materia di inserimento delle vittime di violenza con deformazione o sfregio permanente del viso nelle categorie protette ai fini del collocamento obbligatorio al lavoro’), presentata il 19 gennaio 2023, è in corso di esame in Commissione Lavoro della Camera dei deputati (iniziato l’11 ottobre 2023).


In Italia sono stati numerosi i casi di cronaca, che hanno avuto una grande risonanza mediatica: nel 2012 Filomena Lamberti è stata sfigurata con l’acido dal marito e ha subito trenta interventi chirurgici; l’anno successivo l’avvocato Lucia Annibali, a Pesaro, fu sfigurata da un estraneo su commissione dell’ex fidanzato; risale al 2017, ancora, il caso di Gessica Notaro, oggi attivista, sfregiata dall’ex fidanzato. Proprio nel 2017 la senatrice del Pd, Laura Puppato, presentò come prima firmataria una disegno di legge (n. 2757) per introdurre (con gli articoli 557-bis, 577-ter e 577-quater del codice penale) il reato di ‘omicidio d’identità’, con pene più severe per gli aggressori e la reclusione oltre ai 12 anni per “chiunque, volontariamente, cagioni al volto di una persona danni parziali o totali, tali da modificare le caratteristiche dello stesso”. Il disegno di legge, bipartisan, arrivò a seguito di una lettera scritta da Carla Caiazzo, la donna di Napoli bruciata dall’ex mentre era incinta, e indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con l’obiettivo di “sollecitare” il legislatore ad individuare una “nuova figura di reato che punisca severamente coloro che, nel loro intento delittuoso, colpiscono le donne e, soprattutto, le cancellano dalla società civile”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it