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Gaza, la denuncia di Medici senza frontiere: “Sei operatori spogliati e legati dai soldati di Israele”

L'organizzazione fa sapere inoltre che "l'ospedale di Al-Awda è l'ultimo ospedale funzionante nel nord della Striscia"

Pubblicato:20-12-2023 14:11
Ultimo aggiornamento:20-12-2023 14:11
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ROMA – “C’erano anche sei operatori di Medici Senza Frontiere (Msf) tra le persone che sono state fatte uscire dall’ospedale di Al-Awda, a Gaza, e sono state fatte spogliare, legate e interrogate“. Lo riferisce l’organizzazione in una nota, aggiungendo che “dopo che due giorni fa le forze israeliane hanno preso il controllo dell’ospedale di Al-Awda a seguito di un assedio durato 12 giorni, gli uomini adulti e i ragazzi al di sopra dei 16 anni che erano all’interno sono stati portati fuori dall’ospedale, spogliati, legati e interrogati. Tra loro anche sei operatori di Msf. Dopo gli interrogatori, la maggior parte di loro è stata rimandata in ospedale con l’ordine di non muoversi”.

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All’interno dell’ospedale di Al-Awda, riporta ancora l’ong, “ci sono ancora decine di pazienti, di cui 14 sono bambini, e mancano beni essenziali come anestetici e ossigeno. Nelle ultime 10 settimane questa struttura sanitaria è rimasta sotto assedio, è stata danneggiata dagli attacchi e il personale medico è stato ucciso dalle esplosioni”. Si tratta del dottor Mahmoud Abu Nujaila e dell dottor Ahmad Al Sahar, che lavoravano per Msf, e di un terzo medico, il dottor Ziad Al-Tatari. Al-Awda, conclude l’organismo, “è l’ultimo ospedale funzionante nel nord di Gaza, da quanto risulta ai team di Msf”.

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