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Gaza, il rapporto indipendente smentisce Israele: “Non ha fornito prove contro Unrwa”

Il Colonna Report arriva mentre i responsabili avvertono: "Sosteniamo 2 milioni di persone ma a causa dei tagli a giugno ci fermiamo"

Pubblicato:22-04-2024 19:24
Ultimo aggiornamento:22-04-2024 19:25

Unrwa, l'Agenzia Onu per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi
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ROMA – Israele deve ancora “fornire prove concrete” delle accuse mosse all’Unrwa, secondo cui alcuni membri dell’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi avrebbero collaborato all’assalto del 7 ottobre insieme ad Hamas e al gruppo armato Jihad islamica, in cui hanno perso la vita 1.200 persone. Lo fa sapere il quotidiano britannico The Guardian, anticipando la principale conclusione di un rapporto che uscirà questa sera, il cosiddetto ‘Colonna Report’.

Si tratta di un’indagine indipendente richiesta dalle Nazioni Unite per far luce sulle accuse mosse dalle autorità di Tel Aviv a fine gennaio a carico di una dozzina di funzionari, e che sono già costate all’agenzia la sospensione dei fondi da parte di alcuni dei Paesi più ricchi del mondo, tra cui Stati Uniti, Canada, Germania e anche Italia. Questo nonostante gli appelli del capo dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, e del segretario Onu Antonio Guterres, a rivedere una decisione che ha un impatto sulla popolazione della Striscia di Gaza, da ottobre completamente dipendente dagli aiuti umanitari, dopo la decisione di Israele di bloccare l’ingresso di beni essenziali come cibo, medicinali, acqua e energia elettrica.

Il Colonna Report, dal nome dell’ex ministra degli Esteri francese Catherine Colonna che ha coordinato il lavoro, fa sapere che l’Unrwa ha regolarmente fornito a Israele elenchi aggiornati dei suoi dipendenti, e che “dal 2011 il governo israeliano non ha segnalato all’Unrwa alcuna preoccupazione relativa a qualsiasi membro del personale“. Si ricorda inoltre che a marzo “Israele ha pubblicamente affermato che un numero significativo di dipendenti dell’Unrwa sono membri di organizzazioni terroristiche”. Tuttavia, “le autorità israeliane devono ancora fornire prove a sostegno di ciò“.


Il Colonna Report è stato stilato grazie alla collaborazione di tre istituti di ricerca dell’Europa del nord – il Raoul Wallenberg per i diritti umani e il diritto umanitario con sede in Svezia, il norvegese Chr Michelsen e l’Istituto danese per i diritti umani. I ricercatori, come rivela ancora il Guardian, hanno scritto: “Le autorità israeliane fino ad oggi non hanno risposto alle richieste inviate a marzo e ad aprile dall’Unrwa, in cui l’agenzia chiedeva di conoscere i nomi e le prove a sostegno delle accuse mosse da Israele”. Informazioni che “avrebbero consentito all’Unrwa di aprire un’indagine“. Guterres non ha ancora commentato queste informazioni, ma ha confermato che, d’accordo con Lazzarini, ha accettato le raccomandazioni conclusive del rapporto volte a migliorare la capacità dell’Unrwa di mantenersi neutrale nello svolgimento delle sue funzioni, nei Territori occupati e nei Paesi dove risiedono le più consistenti comunità di profughi palestinesi, come ad esempio il Libano.

ROSE (UNRWA): LE ACCUSE HANNO CAUSATO PROBLEMI DI SICUREZZA ALLO STAFF

“L’Unrwa oggi fa i conti con molti problemi legati alla sicurezza del nostro staff. Dal 7 ottobre 180 nostri colleghi sono morti, il numero più alto mai registrato nella storia delle Nazioni Unite, e le accuse mosse da Israele hanno messo ulteriormente a rischio la sicurezza dei funzionari dell’agenzia”. A parlare è Sam Rose, direttore pianificazione dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa), intervenendo in collegamento dalla Giordania al panel ‘Al Valico di Rafah per Gaza: una carovana in marcia per fermare il genocidio’, durante la seconda giornata del Sabir – Festival diffuso sulle culture mediterranee, a Prato dal 18 al 20 aprile scorso. Rose denuncia “l’erosione delle norme in cui operiamo”, rendendo “gli operatori umanitari un target”. “È fondamentale- continua il direttore- smettere di concentrarci su Unrwa e riportare invece il focus sui bisogni umanitari della popolazione, così come si evince dalle decisioni della Corte internazionale di giustizia (Icj) e del Consiglio di sicurezza dell’Onu”: la prima ha accolto come plausibile l’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele, mentre il secondo ha approvato una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza.

MANCUSI (UNRWA): ASSISTIAMO 2 MILIONI DI PERSONE MA A GIUGNO CI DOVREMO FERMARE

A confermare le parole di Rose interviene anche Elena Mancusi Materi, dell’ufficio Europa per l’Unrwa, che in collegamento da Bruxelles aggiunge: “L’Unrwa assiste l’85% della popolazione palestinese”, pari a 2 milioni di persone su una popolazione di 2 milioni e trecentomila, ma a causa del taglio alle donazioni “riusciremo a operare solo fino a giugno”. Un aiuto che va dalla distribuzione di cibo all’assistenza medica, igienico-sanitaria e sociale, ma anche scolastica: “Forniamo scuola e 850mila studenti“, pertanto, secondo la referente, “privare una generazione dell’istruzione significa seminare disperazione per molti anni a venire“. Tra i paesi che hanno interrotto i fondi c’è anche il nostro paese: “L’Italia- dice Mancusi- contribuiva all’Unrwa con 15/18 milioni di euro all’anno, perciò speriamo che grazie alle pressioni di parte della politica e della società civile, si torni a quella solidarietà” e, più in generale, “si arrivi a un cessate il fuoco: l’Onu ha detto che per assistere le popolazioni a Gaza e Cisgiordania servono due miliardi e 800 milioni di dollari: è una cifra mai vista prima”, conclude.

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