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Messina Denaro come ‘Il Padrino’: ecco come seduce il potere del male

La psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini: "Gli oggetti trovati nel covo del capomafia sono un'operazione di comunicazione per far dimenticare da cosa deriva quel lusso"

Pubblicato:20-01-2023 18:24
Ultimo aggiornamento:21-01-2023 19:34
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ROMA – Il volto minaccioso e altero de ‘Il Padrino’. Il quadro con il ritratto di Joker, il ‘cattivo’ di Batman. I vestiti di marca, gli orologi di lusso e le pillole di Viagra. Gli oggetti trovati dai carabinieri del Ros a Campobello di Mazara, uno degli appartamenti frequentati da Matteo Messina Denaro durante la sua lunga latitanza, non fanno pensare a una vita nell’ombra. Piuttosto, restituiscono l’immagine del mafioso come ‘uomo d’onore’, di una contro-etica fondata sul potere.

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In questo contesto, secondo la psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini, intervistata dalla Dire, gli oggetti ritrovati nelle abitazioni di Matteo Messina Denaro, sono “un’operazione di comunicazione: è un messaggio inviato all’opinione pubblica e al proprio mondo, per identificarsi come l’uomo di mafia elegante, superiore. Così si allontana dalla memoria collettiva il ricordo delle stragi e degli omicidi commessi, e resta solo il lusso, la ricchezza e il potere. E viene dimenticato da che cosa derivi quel lusso, quella ricchezza“.


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Per l’esperta, che è Ctu del Tribunale di Roma, Messina Denaro è un “abile costruttore di comunicazione”. L’ipotesi è che quindi gli oggetti ritrovati dai Ros possano essere considerati come simboli di un mondo di valori parallelo al nostro, “un’etica non conforme”. “Esiste un’etica al contrario, un’etica del male, in cui è etico uccidere per profitto o derubare – spiega – i clan mafiosi vivono in un mondo a parte. Comunicano attraverso codici e simboli propri“.

Tra questi, l’immagine del mafioso latin lover, elegante, con un orologio di valore al polso. “C’è una continua operazione di ripulitura dall’orrore – aggiunge Lucattini – e in questo a volte i media non aiutano, perché trasmettono, non volendo, messaggi e immagini in cui la mafia vuole riconoscersi”.

Per questo, secondo l’esperta, anche i giornalisti dovrebbero contestualizzare i dettagli sugli oggetti ritrovati e i beni di lusso, ricordando i comportamenti criminosi che hanno permesso di ottenerli, per evitare di esaltare il mito del malavitoso. “C’è troppa morbosità attorno alla sua vita privata: abiti firmati, profumi, ristoranti. Tutto questo può creare l’illusione dell’agio e della ricchezza facile, come se si fosse un film campione d’incassi e premiato con gli Oscar, ‘Il Padrino’ appunto. Bisognerebbe ricordare ogni volta da dove provenga tutta questa ricchezza”.

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E poi, lavorare per promuovere la cultura della legalità, l’educazione democratica che esalti i valori dello Stato etico, del benessere ottenuto con il sacrificio, lo studio e il lavoro. “In questo contesto – sottolinea Lucattini – un buon esempio è quello della figlia, che ha voluto costruirsi un’alternativa, rinnegando pubblicamente la mafia. Lo Stato deve continuare a creare opportunità e lavorare sulla costruzione di una solida appartenenza sociale”, conclude la psichiatra e psicoanalista.

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