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Trovato il covo di Messina Denaro: era a Campobello di Mazara

Il rifugio del capomafia arrestato ieri a Palermo è a pochi chilometri dal suo feudo di Castelvetrano. Il ministro Nordio: "Coniugheremo il diritto alla salute con la sicurezza dell'espiazione della pena"

Pubblicato:17-01-2023 10:21
Ultimo aggiornamento:24-01-2023 10:58
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PALERMO – Individuato a Campobello di Mazara, piccola cittadina della provincia di Trapani, il covo del capomafia Matteo Messina Denaro, arrestato ieri a Palermo in una strada attigua alla clinica ‘La Maddalena’. Sul posto i carabinieri del Ros, che hanno perquisito l’abitazione.

Campobello di Mazara, da sempre zona di influenza dei Messina Denaro, è il paese di Giovanni Luppino, l’uomo arrestato ieri insieme con il boss che, invece, girava con il falso nome di Andrea Bonafede. Le ricerche del covo del latitante sono state coordinate dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido

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Il covo, formalmente sotto sequestro, si trova in una traversa di via Vittorio Emanuele, una delle strade principali di Campobello di Mazara, cittadina che in queste ore è stata presa d’assalto da cronisti e fotografi. L’immobile è stato ispezionato anche dai carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (Ris). Campobello di Mazara dista una manciata di chilometri da Castelvetrano, città natale di Messina Denaro.

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IL VESCOVO: “FAR CRESCERE NUOVE GENERAZIONI A TESTA ALTA”

“L’arresto di Matteo Messina Denaro è un risultato importante per magistrati e forze dell’ordine ma anche di grande soddisfazione per quanti lottano ogni giorno per la legalità“. Lo dice monsignor Angelo Giurdanella, vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo che comprende anche i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara. Trent’anni di latitanza sono stati anche trenta anni di crescente impegno civico di tanti uomini e donne che hanno respinto la logica della violenza, della prevaricazione. È l’occasione per ricordarci che occorre un impegno educativo, perché la mafia si combatte anche nel far crescere nuove generazioni a testa alta”.

“Bisogna alimentare – ha aggiunto monsignor Giurdanella – quell’humus necessario contro ogni forma di criminalità, corruzione, per ridare speranza nel partorire virtù civiche, impegno nella legalità e solidarietà che servono non solo per arginare ma per creare una radicale alternativa al sistema mafioso. Al posto dei ‘padrini’ dobbiamo mettere il Padre che ci fa crescere nella dignità e nella responsabilità di fratelli”.

NORDIO: “CONIUGHEREMO DIRITTO SALUTE E MASSIMA SICUREZZA”

“Un minimo senso di umanità e di eticità e di senso cristiano, oltre a quello che insegna la Costituzione, impone di curare le persone quando sono ammalate, anche se si tratta dei peggiori incriminati e condannati per reati infami”. Lo dice Carlo Nordio, ministro della Giustizia, su Radio 24. “Noi siamo assolutamente in grado di garantire da un lato l’assoluta sicurezza nella espiazione della pena e dall’altro la salute, bene indisponibile che va tutelato anche nei confronti dei peggiori criminali – sottolinea il Guardasigilli – Le strutture italiane consentono di tenere il detenuto in condizioni protette per la sicurezza e garantiscono assistenza sanitaria di primo livello”.

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Dove verrà detenuto quindi Matteo Messina Denaro? “Esistono dei luoghi, delle strutture sanitarie, assolutamente compatibili con la massima sicurezza – sottolinea Nordio – sarà decisione delle autorità competenti e non solo del ministero perché a quanto risulta l’imputato è ancora sotto processo in altri uffici giudiziari e quindi ci sono varie competenze su quelli che saranno i suoi spostamenti. Coniugheremo il diritto sacrosanto alla salute, che vale per tutti, con quello dell’assoluta sicurezza di un latitante pericoloso, un ex latitante pericoloso, catturato dopo molta fatica e dopo molti anni“, conclude il ministro della Giustizia.

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