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Palermo, l’invettiva dell’arcivescovo contro la droga nella notte del Festino

Lorefice: "Così la mafia uccide ì i nostri figli". Lagalla: "Dall'arcivescovo monito forte e coraggioso"

Pubblicato:15-07-2023 12:01
Ultimo aggiornamento:15-07-2023 13:52

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PALERMO – L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, lancia una dura invettiva contro la droga. Lo fa nella notte del Festino di Santa Rosalia, il 399esimo, dal carro della ‘Santuzza’ patrona del capoluogo siciliano. “Chi usa droga rimpingua le tasche dei mafiosi che vogliono la nostra morte e la morte dei nostri figli”, è l’anatema lanciato dal sagrato della Cattedrale, con un centro storico di Palermo gremito da migliaia di fedeli e turisti che hanno riempito il Cassaro.

Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo
La notte del Festino di Santa Rosalia a Palermo

LOREFICE: “LA MAFIA SI ARRICCHISCE CON LA DROGA”

L’arcivescovo di Palermo sale sul carro della ‘Santuzza’ per parlare così ai palermitani: “Attenti adulti, genitori, educatori. Dobbiamo aprire gli occhi”. Nella sua invettiva contro la droga l’arcivescovo di Palermo ricorda Giulio Zavatteri, morto a 19 anni per crack: “Il crack ha dietro l’industria della mafia che vuole illudere i nostri figli e li vuole ammazzare – avverte Lorefice -. Giulio aveva cominciato a drogarsi a 12 anni, è morto a 19. Cinque euro a dose, questo vuole la mafia. I nostri figli vengono illusi, non è felicità quella. Non è gioia”.

SINDACO PALERMO: DA ARCIVESCOVO MONITO FORTE, TUTTI IMPEGNATI

“Ho apprezzato le parole dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice e l’ho abbracciato appena è sceso dal carro. Da lui è arrivato un monito forte, coraggioso e reale contro la droga: un messaggio che ha inviato alla città”. Lo ha detto il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, questa mattina, a margine della messa pontificale per Santa Rosalia, patrona del capoluogo siciliano, commentando le parole pronunciate ieri da Lorefice contro la mafia e il business della droga “che uccidono i nostri figli”. “Un monito che si sposa con quello che noi stiamo dicendo fin dal momento del nostro insediamento: questa città si salva se tutti facciamo il nostro dovere fino in fondo – ha aggiunto Lagalla -. Questo significa avere contezza e consapevolezza dei doveri ma anche della inviolabilità dei diritti. Il vescovo ha fatto riferimento ai diritti dell’infanzia, della libertà della giovinezza che però non deve essere svilita, alla trasparenza e alla pulizia degli atti. Ognuno di noi deve essere responsabile di se stesso per potere migliorare la società”. E a chi gli chiedeva se le parole di Lorefice non siano da intendere anche come un invito alle istituzioni affinché facciano di più per contrastare la droga, Lagvalla ha risposto: “Per un pastore è doveroso incitare il proprio gregge. COme amministrazione comunale siamo intervenuti ogni volta che è stato chiesto maggiore aiuto. Abbiamo stanziato un milione di euro per una attività itinerante di supporto e ascolto. Non è tutto, non è tanto ma è già qualcosa”.


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