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Genova, la ricetta di Lorenzo Tosa a #mandaloaDiRE: cento giardini nei prossimi cinque anni

Il protagonista della sesta puntata della rubrica dedicata alle amministrative nel capoluogo ligure è il direttore di 'Next quotidiano'. Che tifa Dello Strologo e punta su verde e turismo per rilanciare la città

Pubblicato:14-05-2022 13:07
Ultimo aggiornamento:17-05-2022 12:53

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GENOVA – “Cento giardini per Genova. Sarebbe bello se il sindaco si impegnasse a realizzare cento aree verdi, anche piccole, nei prossimi cinque anni. Un segnale per recuperare spazi oggi invasi da degrado e cemento“. È la proposta lanciata da Lorenzo Tosa, giornalista genovese e direttore di ‘Next quotidiano’. L’ex addetto stampa del Movimento 5 Stelle in Liguria, opinionista molto attivo sui social e con un passato da candidato alle Europee con +Europa, è il nuovo protagonista di #mandaloaDiRE, la rubrica pensata dall’agenzia Dire per le prossime amministrative a Genova, in programma domenica 12 giugno.

Verde” è una delle tre parole usate da Tosa per descrivere la città che vorrebbe nel futuro perché “fateci caso quando girate per la città quanto mancano gli angoli verdi e vivibili per famiglie e bambini”. Genova di domani deve essere anche “solidale: è ora di rilanciare e valorizzare le splendide realtà che lavorano nell’associazionismo e nei diritti: penso, ad esempio, a chi si occupa di gender equality. Mi viene in mente che abbiamo un solo Municipio in cui si affrontano due candidate presidenti donna: è davvero la fotografia impietosa di quanto dobbiamo lavorare, a partire dalla politica”.

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Infine, Genova dovrà diventare più “pubblica, nel senso più estensivo del termine. Penso soprattutto alla cultura e agli eventi: mi piacerebbe che si guardasse alla cultura e agli eventi non in un’ottica di contabilità e di ricavo immediato, ma in un’ottica più a lungo termine, di valorizzazione di quella che è la cultura della città. Qualcosa che, magari, non ti rende subito e immediatamente a livello economico, ma produce una visione, una ricchezza che ti ritrovi a vivere negli anni”, spiega il giornalista.

Per Tosa, invece, Genova oggi è “lenta: nel muoversi, visto che siamo ormai in una coda permanente, fisica e anche un po’ mentale; nel cambiare, perché spesso realizziamo infrastrutture che arrivano a conclusione quando ormai sono vecchie di 20-30 anni; lenta, lentissima nei diritti civili“. Il capoluogo ligure è anche “inquinato, al 14esimo posto tra le città più inquinate d’Italia e, in corso Europa, c’è una centralina che è la seconda per inquinamento in tutto il Paese. È un inquinamento che vediamo nei numeri e sentiamo nell’aria che respiriamo: da qui dobbiamo partire assolutamente per cambiare”. Infine, “Genova è meravigliosa“, sostiene Tosa ricalcando il noto slogan di Bucci, “perché non esiste forse in Italia una città con una tale bellezza architettonica, diversità, complessità, storia, ma è arrivato il momento di valorizzarla“.

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Per farlo, il giornalista non ha dubbi: il prossimo sindaco deve essere Ariel Dello Strologo. “Vorrei tanto che fosse lui perché è una persona che stimo, di valore, che sta facendo un ottimo lavoro e un’ottima campagna elettorale – osserva Tosa -. Mi auguro davvero che possa dare quella rottura e discontinuità di cui Genova ha bisogno. Il sindaco ideale, per me, è una persona competente, immoderata, capace di rappresentare una rottura col passato e giovane, ma l’anagrafe non c’entra niente”.

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Del sindaco uscente Bucci, invece, Tosa “per onestà intellettuale” salva le politiche messe in campo nel “tech. Penso allo sviluppo di una rete sulle piccole imprese, start up, realtà multimediali che hanno arricchito la nostra città. Però, è solo l’inizio: bisogna fare molto di più e andare avanti”. Per contro, “Genova non è assolutamente una città per bambini: te ne accorgi quando diventi padre, come nel mio caso, e inizi a vedere una serie di cose che non avevi visto prima: barriere architettoniche per i passeggini, assenza di spazi pubblici, di giochi. Mi piacerebbe che l’amministrazione si facesse carico anche di queste esigenze, per cambiare quella visione vecchia e stantia della città”.

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E per rilanciare Genova dopo la pandemia, “la parola d’ordine deve essere: turismo. È stato uno dei settori più bastonati dal Covid. Mi piacerebbe partire da qui per tornare a dare ossigeno a una città che ha delle eccellenze straordinarie, che vanno valorizzate. Per farlo, bisogna cambiare quella mentalità molto genovese per cui il turista è spesso visto come una scocciatura: un sindaco non può cambiare la mentalità di una città, ma può dare incentivi per valorizzare chi riesce a offrire una visione di apertura e accoglienza, di cui Genova ha sicuramente bisogno”.

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