I primi “servizi” li vergavo rigorosamente a matita su grosse agende scadute da secoli. Più che altro erano improbabili tabellini di partite di calcio o di altri eventi sportivi che da buon bambino fanatico costringevo i miei a guardare alla tivù. Commenti, pagelle, notule varie. Poi sono diventato grande e le stesse cose ho provato ad arrangiarle su Twitter, perdendo sonno e ferie dietro alle Olimpiadi di Londra con due pc, un cellulare e una televisione, rigorosamente dal divano di casa. Ero pure tornato prima dalla montagna...nel frattempo, avevo iniziato a dilettarmi nello scrivere di esperimenti di lanci di formaggio nello spazio miseramente piombati a terra cento metri più avanti o a cestinare insulti reciproci di juventini e interisti o di berlusconiani, montiani e “comunisti”. E mi pagavano pure. Pian pianino mi sono sempre più arreso alla politica...a raccontarla, eh. Poi, qualche giorno prima di un Natale qualsiasi, il telefono ha squillato. Stava finendo il 2015 e avevo appena rilevato una piccola ma caparbia testata genovese, ma questa è un’altra storia. Dall’altro capo del cellulare c’era Nico, il direttore: la Dire cercava un corrispondente da Genova. Senza sapere più di tanto che cosa volesse dire, Sid è saltato sul treno. E tra un rapido susseguirsi di alluvioni, ponti crollati, autostrade impossibili, pandemie e altre amenità, il viaggio continua ancora, tutti i giorni.
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