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“Stop desertificazione da supermarket”, a #mandaloaDiRE Diaspro tifa Dello Strologo

Il quarto intervistato dall'agenzia Dire per la rubrica dedicata alle prossime elezioni amministrative a Genova, è il biofisico Alberto Diaspro

Pubblicato:07-05-2022 18:15
Ultimo aggiornamento:17-05-2022 12:35

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GENOVA – Per un esponente del mondo della scienza pro Marco Bucci, come l’infettivologo Matteo Bassetti protagonista della scorsa puntata di #mandaloadire, uno pro Ariel Dello Strologo. Il quarto intervistato dall’agenzia Dire per la rubrica dedicata alle prossime elezioni amministrative a Genova, è il biofisico alla nanoscala, Alberto Diaspro, docente dell’Università di Genova nonché direttore del dipartimento di Nanofisica all’Istituto italiano di tecnologia. Chi lo segue sui social, nelle scorse settimane si era già reso conto dell’endorsement, visto che il professore ha cambiato l’immagine del suo profilo Facebook con uno scatto in cui abbraccia il candidato sindaco di centrosinistra e M5s.

“Non ho una palla di cristallo per poter dire chi sarà il prossimo sindaco di Genova, ma posso dire chi vorrei: senza dubbio, Ariel Dello Strologo- conferma alla ‘Dire’- dal mio punto di vista, credo sia la persona adatta per guidare questa città, per la sua competenza, la sua conoscenza della città e per la persona che è dal punto di vista culturale e umano. Credo che questo cambiamento non potrebbe altro che essere positivo per la città, andando a impattare meglio sulle nuove generazioni e sulle relazioni di un tessuto culturale che va curato come la rosa del ‘Piccolo principe’: c’è sempre un buon motivo per curarla e credo che Ariel Dello Strologo sia la persona giusta, quella in cui pongo le mie speranze”.

Nella chiacchierata sulla città, il biofisico punta molto sui giovani. Intanto, è una delle tre parole che utilizza per descrivere la Genova di oggi, “ma intesa come esigenze dei giovani”. Poi, ci sono “antifascismo, cioè una presa di posizione chiara rispetto a quello che è stato l’antifascismo e la Resistenza per Genova medaglia d’oro”. Infine, “disuguaglianze, cioè l’aumentare delle disuguaglianze dovute a tantissimi aspetti, dal degrado alla non così evidente possibilità di connettersi in rete o ad altre situazioni che stanno affliggendo la nostra città”. Ma “giovani” è anche la parola chiave per la Genova di domani perché, spiega, “bisogna riuscire a dare il motivo ai giovani di restare in questa città. Questo si lega alla necessità di un’assistenza diffusa, che vuole dire giovani assieme ai vecchi, termine che contraddistingue la nostra città”. Terza parola o, meglio, concetto per la Genova di domani è “la crescita della questione morale, perché vorrei un città in cui le scelte della politica siano slegate dagli affari”. Diaspro non va troppo per il sottile nell’analizzare i cinque anni del primo mandato di Bucci.


“Faccio faticare a trovare qualcosa da mantenere- afferma- perché, come molti genovesi, mi sono trovato di fronte a una narrazione epica di quello che è avvenuto. Senz’altro il ponte vorremmo mantenerlo per molto tempo, ma il ponte è stato frutto di un ‘decreto Genova’ e non di un ‘modello Genova’, cioè di super poteri assegnati per gestirne la realizzazione. Sarebbe interessante mantenerli per garantire alla città un futuro migliore, ad esempio attraverso il porto e la sua università”.

Per il futuro, invece, chiede “una maggiore attenzione per tutta la città, per evitare la desertificazione in atto oggi. Il fatto di avere così tanti nuovi supermercati, non me ne vogliano i dipendenti, sta distruggendo il tessuto abitativo delle varie zone, che attraverso il commercio locale offrono la possibilità di far incontrare le persone. Questo si unisce all’assistenza diffusa da un punto di vista sanitario”. Poi si toglie un sassolino dalla scarpa che, in parte, riguarda anche un aspetto del suo lavoro. “Vorrei tenere gli sviluppi della collina di Erzelli, che non sono però merito dell’amministrazione attuale, ma di quella precedente. E non vorrei mantenere quel cartello con scritto ospedale, con dietro dei tir, dove per ospedale si intende un ospedale privato”.

Nella risposta su come rilanciare la città dopo la pandemia, ecco che tornano i giovani: “Rilanciare la città dopo gli anni della pandemia passa inevitabilmente dallo sfruttare quei buoni sentimenti che sono usciti da tutti i genovesi, in quello che è stato l’aiuto dei giovani verso i vecchi e dei vecchi verso i giovani”, sostiene. Per Diaspro, l’obiettivo è “riuscire a costruire veramente un circuito di solidarietà, che non può non avere al centro i giovani. E per i giovani sono preoccupato perché, in una recente intervista, l’attuale sindaco ha detto che ‘abbiamo dei progetti per i giovani’. Ma i giovani andavano curati in questi cinque anni: questo è un po’ mancato. Andavano curati soprattutto nel periodo della pandemia. E per giovani intendo i bambini che vanno all’asilo, alle elementari, alle medie, al liceo e all’università, anche in unione con le loro famiglie”.

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