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“Genova sguazza nei tesori, pulitela”. L’appello di Enrique Balbontin a #mandaloaDiRE

Prima puntata del format in vista delle elezioni amministrative del 12 giugno: protagonista il comico, genovese doc e legatissimo al capoluogo ligure

Pubblicato:23-04-2022 15:07
Ultimo aggiornamento:17-05-2022 12:30

mandalo a dire balbontin
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GENOVA – Il pubblico del piccolo schermo ha iniziato a conoscerlo per le sue improbabili e esilaranti lezioni di “savonese”. Lui, però, è genovese doc, ama alla follia la propria terra e conosce a menadito ogni anfratto dei caruggi. È Enrique Balbontin, comico ma anche avvocato, il primo protagonista di #mandaloadire, la rubrica lanciata dall’Agenzia Dire in vista delle elezioni amministrative che chiameranno il capoluogo ligure alle urne il prossimo 12 giugno.

È proprio nei vicoli che lo incontriamo e, tra un bicchiere di rosso, un piatto di vitello tonnato (“fatto come una volta, eh”) offerto – incredibile per un genovese – e un caffè, ci racconta la sua idea di città. Lo fa a suo modo, con ironia e sarcasmo, ma anche con quello che, in altri ambiti, si definirebbe “attaccamento alla maglia“.


LA GENOVA DEL PRESENTE…

Le tre parole che sceglie per descrivere Genova com’è ora sono: porta, turismo e viabilità. “Porta perché Genova viene dal latino ‘ianua’ e attualmente Genova è la porta (sul retro) del Mediterraneo – inizia con sarcasmo -, turismo mi viene in mente un po’ per autoreferenzialità, ma anche perché siamo nei vicoli e basta girare un po’ e vedere che siamo pieni di turisti”. Autoreferenzialità perché, quasi superfluo ricordarlo, assieme agli inseparabili compagni di scorribande, Andrea Ceccon e Fabrizio Casalino, Balbontin è stato l’ideatore dello sketch sulla “torta di riso finita”, che si fa burla della (presunta) proverbiale scarsa accoglienza dei ristori liguri. Ora, però, le cose sono cambiate. “Quindi – aggiunge il comico – converrà quantomeno riesumare la ricetta della torta di riso per farne trovare qualche fettina ogni tanto”.

Terza parola, viabilità “perché vorrei proporre la mia nuova ricetta ecologica, visto che ci dobbiamo muovere in quella che è stata rinominata la ‘striscia di Gaza’ e ci consente di osservare ogni millimetro della nostra terra stando fermi in coda ore, mesi, anni a causa di cantieri infiniti e lavori che andavano fatti decenni fa”. Sì, ma la ricetta? “Le mie idee per la viabilità sono abbastanza ecologiche: per far arrivare i ‘foresti’ – alias, i non liguri – nella nostra regione, propongo di mettere un servizio di catapulte sul Turchino, vicino alla pala eolica, oppure istituire dei nuovi servizi di trasporto pubblico con l’utilizzo degli enormi ‘cefali merdaioli’ che popolano il nostro mare e che, una volta ben educati, potrebbero essere usati come taxi del mare”.

… E QUELLA DEL FUTURO

Gocce di sarcasmo alternate a gocce di verità anche per le tre parole con cui gli chiediamo di descrivere Genova come la vede o lo vedrebbe bene nel futuro. “Indipendente, pulita e se stessa. Indipendente perché abbiamo un porto di cui siamo ostaggi a livello di traffico, viabilità, commercio ed economia. Se Genova avesse il 10% dell’Iva del traffico che gravita nel suo porto, come gli altri grandi scali europei, noi il Terzo valico lo avremmo potuto fare di alabastro lastrico di Swarovski, la Gronda sarebbe fatta di marmo delle Apuane… saremmo più indipendenti nel muoverci e nel far muovere la gente all’interno della nostra città e regione”. Sulla seconda parola, tentenna. “Ah già, pulita… non mi veniva più in mente – sorride – perché guardandomi intorno nei vicoli non vedo pulizia e, invece, è quello che auspico… Quantomeno a livello esterno, la pulizia interna la lasciamo a ognuno di noi. La pulizia esterna della città è veramente fondamentale perché i tesori in cui potremmo sguazzare sono opacizzati dalla sporcizia e dalla incuria“.

Infine, “se stessa perché non ci serve avere troppi modelli esterni di riferimento per essere una bella città, felice, divertente al punto giusto. Dobbiamo solo guardare a come siamo noi stessi, alla nostra storia, con un po’ meno di superbia, ma con un po’ più di ottimismo: quando sentiamo il profumo dei fiori, non giriamoci per vedere dov’è la bara”.

COSA SALVARE E COSA CAMBIARE

Alla domanda su una cosa che vorrebbe mantenere e una cosa che vorrebbe cambiare nei prossimi cinque anni di ciclo amministrativo, Balbontin dà una risposta sola: “Il centro storico, i vicoli, i caruggi. Vorrei mantenere l’importanza che hanno sempre avuto per la città, ma si stanno degradando, si stanno squagliando. Ed è proprio qui che bisognerebbe anche cambiare qualcosa: non parlo di questioni ideologiche, ma di raddoppiare o triplicare i servizi di pulizia dell’Amiu, lavare i caruggi, raddoppiare e triplicare le forze dell’ordine che vigilano con molta fatica sulle varie situazione al limite. Siamo in piazza delle Vigne – si guarda attorno – qua dietro c’è vico Mele, che è un posto dove persino Satana ha problemi a passare di notte, ma anche di giorno”.

COME RILANCIARE GENOVA

Guarda al suo mestiere, invece, quando gli chiediamo che cosa serve a Genova per rilanciarsi dopo la pandemia. “Come tanti artisti e lavoratori del mondo dello spettacolo ho passato un paio d’anni a contare i buchi nella focaccia”, che tradotto vuol dire che ha fatto poco o nulla. “Questo – prosegue – è successo anche a tante altre categorie lavorative che vivono di un indotto generato dall’aggregazione di persone. La cosa più importante sarebbe dare i mezzi a chi è riuscito a sopravvivere – perché non dimentichiamo che molte attività non sono sopravvissute al Covid – per ripartire e rilanciarsi tramite sovvenzioni, agevolazioni fiscali, lasciare i dehors gratuitamente… I mezzi ci sono, serve la volontà”.

“CHI VOTERÒ? IO NON VOTERÒ MAI”

Torna la verve istrionica per l’ultima domanda: chi sarà il prossimo sindaco di Genova? “La domanda delle cento pistole – sghignazza – mi volevi mettere in difficoltà. Fammi pensare… Purtroppo lo sappiamo già, con largo anticipo possiamo dire che sarà Marco Bucci, che per una serie di situazioni non ha neanche demeritato per quanto riguarda determinate emergenze. Sicuramente, però, non sarà il mio voto a spostare il risultato perché io non ho mai votato e non voterò mai”.

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