Il Kenya investe nei bambini: lo fa con un programma di mense scolastiche all’avanguardia, che promette di garantire pasti quotidiani a quattro milioni di alunni. L’iniziativa è partita qualche giorno fa, quando la campanella è tornata a suonare dopo la pausa estiva. Il presidente William Ruto ha messo a disposizione cinque miliardi di scellini, quasi 32 milioni di euro. Un ruolo lo avrà una ong locale, Food4Education, in italiano “cibo per l’istruzione”. La ricetta? Dieci nuove “mega-cucine”, con al lavoro 3.500 persone, forni a vapore e bricchette ecologiche, che usano prodotti di contadini locali.
Il terremoto di magnitudo 6.7 che l’8 settembre ha interessato la catena montuosa dell’Atlante, in Marocco, non solo ha causato migliaia di morti e sfollati ma rischia di mettere in pericolo anche i piccoli pazienti oncologici: a dare l’allarme è Damiano Rizzi, presidente di Soleterre, organizzazione che dallo scorso anno a Marrakesh gestisce una casa famiglia per i bambini che devono sottoporsi a chemioterapia e altri trattamenti presso l’ospedale Mohammed VI. Un punto di riferimento, spiega Rizzi alla Dire, soprattutto per chi arriva da villaggi lontani anche 500 km. Ora la priorità, spiega, è rintracciare le famiglie, garantendo aiuti economici a chi ha perso la casa o il lavoro, nonché sostegno psicologico anche agli altri bambini terremotati e ricoverati presso l’ospedale di Marrakesh.
“L’avorio è degli elefanti”: è lo slogan di una marcia di sensibilizzazione panafricana per la difesa dei pachidermi minacciati da bracconaggio e turismo irresponsabile. A promuoverla l’attivista Jim Justus Nyama, partito a piedi dal Kenya, ora in Uganda, presto in Ruanda e Repubblica democratica del Congo. Tappa dopo tappa, Nyama incontra capi villaggio, attivisti, autorità locali, donne e bambini. Ci sono anche momenti di confronto, come sulla foresta ugandese di Busitema, che potrebbe ospitare un nuovo centro turistico ma anche restare invece un parco protetto. La marcia, con l’hashtag #IvoryBelongstoElephants, dovrebbe coprire nel complesso 3.600 chilometri.
A Khartoum, capitale del Sudan, lo scorso fine settimana è stato il più letale dall’inizio della guerra tra l’esercito e i paramilitari delle RSF. Come riporta Medici senza frontiere, la bomba esplosa domenica in un mercato ha causato 43 morti, portando il bilancio a 49. Oltre cento i feriti. Parla di “situazione sanitaria catastrofica” Gina Portella, coordinatrice medica del Centro Salam di cardiochirurgia e del nuovo centro di chirurgia d’urgenza e traumatologia di Emergency, che aggiunge “Gli ospedali in cui operiamo lavorano a pieno regime. Gli altri spesso ci chiedono di trasferire i pazienti”.
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