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Al Comunale di Bologna concerti da fine giugno, massimo per 200

L'intenzione è quella di realizzare uno o due concerti da fine giugno ad agosto, con repliche, per coro e orchestra

Pubblicato:11-06-2020 16:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:28

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BOLOGNA – “Fra un po’ riapre il Teatro comunale di Bologna e sarà una cosa meravigliosa”, promette l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, parlando a Ciao Radio. La riapertura, dunque, si avvicina anche per l’ente lirico sinfonico di largo Respighi. Del come si è discusso in un recente incontro tra la direzione del Teatro e i sindacati mettendo a fuoco vari accorgimenti tecnici, alcuni progetti ma anche gli spinosi temi contrattuali (tra cui quello del ricorso al Fondo di integrazione salariale). A quanto si è appreso, per consentire di svolgere le prove sono state tolte le sedie dalla platea: gli orchestrali devono riprendersi il loro spazio ed anche in fretta dato che l’intenzione sarebbe di realizzare uno o due concerti da fine giugno ad agosto, con repliche, per coro e orchestra.

Potranno assistere, stando alle cifre circolate, 200 persone tra artisti in scena e pubblico nei palchi; e, stante il tema del metro di distanza, le porte potrebbero sì aprirsi, ma a congiunti e conviventi. Un’altra ‘leva’ del rilancio post lockdown del Teatro comunale è l’intenzione di chiamare a Bologna prestigiosi direttori e già lunedì prossimo potrebbero arrivare annunci ufficiali su questa road map.


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La ripartenza del Teatro comunale dovrebbe vedere una attività ridotta come numeri in organico e concentrata nello spazio della platea del teatro. Già durante il lockdown, del resto, gli enti lirico-sinfonici aveva evidenziato le difficoltà di una loro ripresa in sicurezza: come si concilia chi suona, canta o recita con gli obblighi di distanza e mascherina? Alcuni accorgimenti che stanno prendendo forma indicano soluzioni con prove uniche di tre ore e un intervallo e spettacoli di 90 minuti dalle 21. Ovviamente tutto regolato da protocolli ad hoc.

La settimana prossima ricominceranno le prove nel rispetto della sicurezza (la distanza minima per gli strumenti a fiato è di un metro e mezzo; tra i coristi di due) e intanto ci si sta guardando attorno, assieme al Comune, per trovare spazi all’aperto per allargare le possibilità di esibizioni. Si riparte quindi da concerti ed esibizioni, per l’opera si dovrà aspettare forse ma “si torna in Teatro a fare ciò che si può fare”, è stato uno dei ragionamenti fatti. E si riapre anche per dare respiro a categorie di lavoratori su cui il lockdown ha impattato tantissimo. In Teatro peraltro si auspica che i sindacati abbiamo una posizione unitaria su tutte le partite che riguardano la ripartenza e la gestione dell’ammortizzatore sociale (il Fondo di integrazione salariale).

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Intanto Felicori guarda più ‘lontano’. Riflette sui costi del produrre un certo tipo di cultura e dice: il Teatro comunale porta “200 persone sul palco, più tecnici, più il personale di sala”, tutte insieme queste persone “rappresentano un’opera per 900 spettatori e rendere redditizio quello spettacolo è difficilissimo, ma seguendo i modelli dell’economia, se le nostre orchestre regionali, quella di Bologna o la Toscanini, facessero più tour all’estero potremmo avere non una o due orchestre, ma tre o quattro, il che significa lavoro e lavoro di qualità”. Eppoi, nel futuro c’è lo streaming degli spettacoli dal vivo, così le “nostre cose migliori le potremo vendere nel mondo” ottenendo “possibilità di entrate che finora non abbiamo adeguatamente esplorato”, auspica Felicori.

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