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Il senologo dei ritratti: l’immagine mi circonda e mi contiene

Venerdi a Bari presentazione mostra 'Antologica-Fotografie 1968/2023' di Enzo Lattanzio con Giorgino e Sperken

Pubblicato:10-04-2024 17:46
Ultimo aggiornamento:10-04-2024 17:47
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ROMA – Come tutte le cose belle della vita “è nata assolutamente per caso”. E’ un racconto pieno di passione, di svolte biografiche inattese, di orizzonti geografici che si allargano ogni giorno di più, quello di Enzo Lattanzio, medico senologo che si scopre fotografo nei suoi anni universitari, quando tra libri di anatomia e fisiologia inizia a leggere le prime riviste di fotografia fino a quella folgorazione: i ritratti di Richard Avedon. Così le paghette settimanali dei suoi venti anni se ne vanno per acquistare le riviste di fotografia, per studiare ogni tecnica di scatto quando gli studi universitari di medicina gli davano tregua. Per l’agenzia Dire – in vista della sua prossima mostra e della presentazione del libro fotografico a Bari ‘Antologica – fotografie 1968/2023’ venerdì 12 aprile alle 18 al Kursaal Santalucia – ha ripercorso la sua storia.


“Le paghette sparivano tutte, mi interessava approfondire ogni tematica della fotografia e arrivai- ricorda- ad essere molto attratto naturalmente dal ritratto. Il mio maestro spirituale è stato Richard Avedon, per me era l’eccelso”. Dalle riviste all’acquisto della prima macchina fotografica: “Una Asahi Pentax con un solo obiettivo: 135mm per i ritratti”. Così lo studente di medicina innamorato dei volti inizia a chiedere alle sue amiche di essere fotografate: “Tutto potevo prevedere tranne che avessero successo. Stampavo con un ingranditore di terza mano, ma le risorse economiche scarseggiavano- continua nel racconto Lattanzio- finché un mio amico batterista rock mi incoraggiò a vendere queste foto”.
Ma intanto il percorso degli studi “al quinto anno di medicina mal si conciliava” con questa passione e il futuro medico è costretto a prendere le distanze dalla foto.


Ancora una volta però il caso si fa largo negli impegni di vita. “Mi occupavo di scambi con l’estero per l’università e nel luglio 1968 quattro studenti praghesi entusiasti dell’accoglienza barese mi chiedono di andare ospite a Praga“. E’ il secondo incontro con la fotografia: dai ritratti di donne a quella notte tra il 20 e 21 agosto quando la Cecoslovacchia viene invasa dai russi. “Allargavo l’impermeabile e scattavo come un forsennato- racconta Lattanzio con emozione ripensando a quella pagina di storia- non riuscivo a credere di essere tra rivolte, carri armati, in quella resistenza tenace e dura”. Quegli scatti resteranno tra le poche testimonianze di quei tragici eventi e “le foto saranno chieste dal Partito Repubblicano, per il libro ‘Il comunismo da Budapest a Praga 1956/1961’ con testi di Enzo Bettiza, Arrigo Levi ed Ennio Ceccarini (Ed. La Voce 1969). Nel 2009 sarà pubblicato un secondo libro, ‘Praga 20 agosto ’68: una storia
privata’ e ne nascerà anche una mostra itinerante Praga, Roma e Bari.
“Vengo rimpatriato con l’ultimo pullman dell’Ambasciata italiana” e da quella pagina feroce di storia il giovane medico neolaureato riprende a scattare per la moda e la pubblicità. Poi Strasburgo, per specializzarsi in senologia con il professor Gros, padre della mammografia, lo allontana di nuovo dalla macchina fotografica fin tanto che agli inizi degli anni ’80 “arriva un altro colpo di scena- spiega Lattanzio- e la direzione del teatro Petruzzelli mi chiede di diventare fotografo ufficiale del teatro”. Qualche titubanza, poi di nuovo la passione prende il sopravvento e il giovane senologo non sa che la sua prima volta al Petruzzelli sarà per immortalare una stella: Rudol’f Nureev e Margot Fontaine. Così per 10 anni saranno fotografati artisti di fama internazionale dal medico fotografo, ormai artista riconosciuto e apprezzato.
La mostra di venerdì 12 a Bari vedrà la partecipazione del giornalista e professore Francesco Giorgino e della storica dell’arte Christine Farese Sperken. L’esposizione resterà aperta fino al 27 aprile.
E per il futuro una promessa. “Mi piacerebbe continuare una ricerca sul paesaggio che avevo iniziato, anche questa per una scommessa: che la Puglia non fosse solo una terra bianca, ma piena di colori. Così ne era nata una mostra a Strasburgo di paesaggi pugliesi negli anni 80: ‘Chromatismes'”.
Tra le mostre più significative della sua carriera va ricordata “Teatroimmagine 1” – Petruzzelli (1981) “Teatroimmagine 2”; “Oh Lindsay”- alla Pinacoteca Provinciale di Bari (1983), quale monografica su Lindsay Kemp. Nel 1985 partecipa ad una collettiva al SICOF – Milano su invito di Lanfranco Colombo; segue una sua partecipazione all’Expo Arte” di Bari. Nel 1985 pubblica il primo libro sulle foto di teatro “Teatroimmagine” (Ed. Dedalo), cui segue nel 2009 “Il teatro ritrovato. Storia per imagini del Petruzzelli ” (Ed Palomar), un omaggio all’amatissimo Teatro ricostruito dopo il rogo.
La sensazione è che il prossimo lavoro non sarà più però una svolta casuale. Il filo rosso del destino tra i due mondi, la medicina e la fotografia, è ormai segnato, al di là degli aneddoti e degli incontri casuali: “La figura femminile e l’immagine: come radiologo clinico- conclude il suo racconto Lattanzio- mi muovo tra immagini mediche. L’immagine mi circonda e mi contiene”.


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