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“Il Papilloma virus è la causa più frequente di infezioni sessualmente trasmesse e interessa più del 70% degli uomini e delle donne in età fertile. Per cui è importante vaccinare i ragazzi, sia maschi che femmine, contro il papilloma, perché il vaccino protegge da malattie pericolose come il tumore al collo dell’utero o altre forme di patologia molto gravi”. A sottolinearlo è Elena Bozzola, segretario nazionale Sip, durante la diretta Facebook organizzata da Sip e Sin per rispondere ai dubbi dei genitori chiudendo la settimana mondiale dell’immunizzazione.
Un programma clinico in sei step per valutare quali siano (e se ci siano) gli effetti a lungo termine del Covid-19 sull’età pediatrica. Si chiama ‘Conoscere per prevenire’ ed è promosso dalla Simri, Società guidata dallo pneumologo Fabio Midulla, responsabile del pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma. Il progetto coinvolge 25 centri di pneumologia pediatrica distribuiti su tutto il territorio e prevede una road map di esami da effettuare ai minori tra 0 e 18 anni che hanno avuto la malattia, sia in forma sintomatica che asintomatica.
“Una serie di studi condotti prima in Cina e poi su bambini europei e americani ha dimostrato una bassa prevalenza di allergia e di asma nei piccoli pazienti affetti da Covid-19 e, come nel resto della popolazione pediatrica, un decorso lieve della malattia”. A dirlo è Amelia Licari, membro del Consiglio direttivo della Siaip, Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica.
“Dalla letteratura non risulta nessuno studio epidemiologico, su bambini affetti da Covid-19, per poter affermare che l’asma possa costituire un fattore di rischio o di una maggiore gravità di malattia in corso di SARS-CoV-2”. Lo dichiara Renato Cutrera, direttore dell’Uoc di Broncopneumologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù (Opbg) di Roma, evidenziando gli effetti dell’infezione sui soggetti asmatici non pediatrici.
Emulazione, noia, insicurezza, ma anche “la mancanza di dialogo all’interno del nucleo familiare che aumenta il senso di solitudine”. Sono questi i molti fattori che avvicinano ragazzi sempre più giovani alle droghe e a spiegarli è Pietro Ferrara, docente di Pediatria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. “Il ruolo del pediatra è determinante, accanto al ruolo svolto dalla famiglia e dalle scuole, perché le misure di contenimento ci sono- aggiunge Ferrara- la prima cosa da fare è informare i ragazzi, facendo loro comprendere quali sono le conseguenze dell’uso di queste sostanze. La seconda cosa da fare è diffondere la cultura del dialogo tra genitori e figli”, conclude.
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