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Il sindaco di Cutro: “È stata un’ecatombe, ma io sto con Piantedosi. Nobel per la Pace? Sarebbe un onore”

Intervista ad Antonio Ceraso, che domenica scorsa è accorso nella spiaggia di Steccato di Cutro dopo il naufragio del barcone che ha provocato almeno 71 morti: "Peggio di una scena di guerra"

Pubblicato:05-03-2023 12:29
Ultimo aggiornamento:07-03-2023 08:33

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ROMA – “È stata un’ecatombe, non dimenticherò mai quei corpi“. A una settimana esatta dal naufragio di Cutro, il sindaco Antonio Ceraso parla con l’Agenzia Dire della tragica mattina di domenica 26 febbraio in cui, al largo della costa di Steccato, hanno perso la vita almeno 70 migranti provenienti dalla Turchia. E si parla di circa trenta dispersi, secondo le testimonianze di chi era sul barcone. Oggi, su quella spiaggia, una fiaccolata di cittadini con il sindaco e una via crucis di preghiera per le vittime. E mentre dal territorio nasce l’idea di candidare il suo Comune al Premio Nobel per la Pace, Ceraso commenta: “Sarebbe un onore e un riscatto per il nostro territorio, che non è solo criminalità”.

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IL RACCONTO DEL SINDACO DI CUTRO

Settantadue anni anni, a lungo comandante della polizia locale di Cutro e di Crotone, ‘Tonino’, come lo chiamano i suoi concittadini, racconta di avere ancora negli occhi le immagini che si è trovato davanti quando quella mattina, intorno alle 7.15 è arrivato sulla spiaggia dove erano iniziati i primi soccorsi ai sopravvissuti da parte di forze dell’ordine e volontari, mentre i cadaveri che venivano a galla venivano sottratti alle onde del mare per non farli risucchiare.


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Una terra difficile quella in cui Ceraso si trova a fare il sindaco. A fine 2022 è stato eletto con la lista civica ‘Gente per Cutro’, cercando di riportare la città alla normalità dopo 24 mesi di gestione commissariale dovuta allo scioglimento per mafia. “Quello che mi ha spinto a candidarmi – racconta Ceraso alla Dire – è stato l’amore per la mia terra. Cutro non è solo ‘ndrangheta, così ci raccontano e non si può negare, ma da noi ci sono tantissime persone perbene, cittadini che vogliono che le cose cambino e io mi sono messo a disposizione”.

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LE VITTIME DEL NAUFRAGIO SULLA SPIAGGIA DI CUTRO

Su quella spiaggia, domenica 26 febbraio, “è stato peggio che una scena di guerra – racconta il primo cittadino – Vedere quei corpi inermi, tutti nudi perché il mare li ha spogliati di tutto, è stato terribile. Ho visto corpi di donne e bambini sulla spiaggia, scene che rimarranno impresse per sempre. Ho visto corpi senza vita recuperati dal mare. Non riesco a parlarne senza piangere ancora”.

Dopo il trauma iniziale per la strage su quella ‘spiaggia del dolore’, la macchina amministrativa a Cutro e nel suo hinterland, grazie anche ai 27 sindaci dei Comuni di tutta la Provincia di Crotone, lavora incessantemente per dare una degna sepoltura alle vittime e cercare di far rimpatriare le salme. “Ancora non è finita – racconta il sindaco di Cutro Antonio Ceraso – ci sono ancora cadaveri senza nome, siglati con la sigla Kr e dei numeri. A loro dobbiamo pensare adesso. Con la Provincia di Crotone e quella di Catanzaro, oltre ai privati, siamo arrivati a più di 150 loculi”.

LA SEPOLTURA DEI MIGRANTI MORTI NEL NAUFRAGIO

Ceraso prosegue: “La fase più importante e più delicata per noi è adesso. Anche se l’ufficio anagrafe di Crotone sta collaborando, tutto il peso lo abbiamo noi sulla certificazione per il trasferimento delle salme, tutto quello che adesso accade è in testa a noi. Siamo arrivati a 70 vittime e ne mancano ancora tanti. C’è poi il problema delle pratiche per il trasporto, ci sono parenti che vogliono portare i loro cari morti all’estero. Quelli senza nome li tumuleremo nei vari cimiteri”.

IL SINDACO DI CUTRO: “IO STO CON PIANTEDOSI”

“Quello che ho visto domenica scorsa rimarrà indelebile nella vita perché tocca profondamente. La cosa che più mi infastidisce è che i riflettori all’indomani si sono puntati su quello che ha detto Piantedosi“, sottolinea amareggiato il sindaco di Cutro sulla visita del ministro dell’Interno nei luoghi della tragedia. Il titolare del Viminale aveva dichiarato che “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli: parole che avevano creato molte polemiche, con l’opposizione a chiedere le dimissioni di Piantedosi.

“Io ero lì con lui, non è un politico, è un uomo delle istituzioni, non centellina le parole – dichiara Ceraso alla Dire -. Anche io sono un uomo prestato alla politica, mi trovo a fare il sindaco dopo due anni di commissariamento del Comune per mafia. Sono sindaco da tre mesi, appena arrivato ho affrontato un’alluvione che ha distrutto alcune località proprio a Steccato. So cosa vuole dire affrontare i disastri e quello che non serve sono le polemiche“. Quello del sindaco di Cutro è un appello al Parlamento dove il 7 e l’8 marzo Piantedosi farà le comunicazioni. “Dividersi ora non serve – spiega il primo cittadino – Disquisire sulla frase del ministro mi sembra assurdo. Il pomeriggio di quella domenica Piantedosi era già a Crotone, non vedo cosa abbia potuto scatenare questa polemica. Si è comportato ottimamente”.

Ceraso prosegue: “In questo momento puntare i riflettori su quello che ha detto il ministro non lo capisco. Io ho capito il senso delle sue parole, io stesso non uso un linguaggio politico. Le sue parole sono state quasi un rammarico, un rimprovero al destino per quella situazione. Noi piccoli qui sul territorio, in una comunità come Cutro, siamo riusciti a far sinergia; perché in Parlamento no? Quella mattina ho visto corpi nudi di donne e bambini sulla spiaggia, scene che rimarranno indelebili, ho visto bambini recuperati dalle onde. Dobbiamo parlare di questo, non di cosa ha detto il ministro o di come lo avrebbe detto”.

“STOP ALLA CACCIA AL CAPRO ESPIATORIO”

Il sindaco di Cutro ricorda la visita di Mattarella: “C’è stato il presidente della Repubblica commosso, sentiva il disagio e il dolore. E invece in tutti i dibattiti si continua a parlare delle dimissioni. Cosa fa il ministro, si dimette o no? E dopo che si dimette? Poi ce la prendiamo con la Capitaneria di porto e con la Guardia di finanza? Il problema non è trovare il capro espiatorio. Dobbiamo pensare alle cose concrete, alla prevenzione – esorta Ceraso – Quello che è successo a Steccato potrebbe ricapitare tra pochi giorni da qualche altra parte e noi andiamo a disquisire su quello che ha detto Piantedosi. Basta con la speculazione politica”

Per Ceraso ciò che davvero conta in questo momento è “fare sinergia e avere un progetto comune. Hanno amministrato tutti e gli sbarchi avvengono da sempre, parliamo invece di come mai dalla Turchia i migranti arrivano a Crotone passando indisturbati dalla Grecia. Poniamoci questo problema. Noi invece puntiamo i fari sulle parole sbagliate. Il ministro è un tecnico, un uomo dello Stato. Io stesso non sono per niente un politico, sono stato tanti anni a capo della polizia locale. Il politichese non mi appartiene”.

LA POLEMICA CON IL SINDACO DI CROTONE: “NON GIUSTA LA LETTERA A MELONI”

“Le polemiche allontanano le istituzioni invece di avvicinarle. La lettera di Voce io non l’avrei scritta. Io me ne sto zitto e penso a quelle povere persone, non distraiamo l’attenzione su altre cose“. Questo il commento del sindaco di Cutro sulla lettera appella che ieri il primo cittadino di Crotone, Vincenzo Voce, ha indirizzato a Meloni lamentando l’assenza del Governo e della premier dopo la tragedia dei migranti a largo della costa di Steccato.

Quella frase “‘non sei venuta come ministro, vieni come madre’ – commenta Ceraso – ha un sentore di rimprovero. È come se avesse evidenziato una insensibilità. In questo momento non bisogna fare polemiche, ognuno di noi ha un’ideologia ma questo è il momento di riflettere. Le chiacchiere devono stare a zero, le polemiche spostano i riflettori dalla tragedia. E non credo che la Meloni sia stata spinta a decidere di fare il Consiglio dei ministri a Cutro per la lettera di Voce. Ma cosa facciamo? Rincorriamo le polemiche per ragioni politiche?”.

“ORA CHI AVRÀ IL CORAGGIO DI TUFFARSI NEL MARE DI CUTRO?”

“Qui vedo strumentalizzazione – ribadisce il sindaco di Cutro -. Non è il momento di fare questo, perché alla fine della fiera il disagio rimarrà a noi. Io avevo messo nel mio programma come volano di sviluppo l’agricoltura e il mare, ma adesso chi avrà il coraggio, se non si ‘bonifica’ quel mare, di venire su quei 7 km di costa? Non si tratta di una sola persona, lì c’è stata una strage. Se quei poveri dispersi non vengono a galla, chi avrà il coraggio di andarsi a tuffare in quelle acque? Non sappiamo quando e dove emergeranno i corpi. Ci auguriamo di ritrovare chi ancora è disperso. Purtroppo il mare è sempre agitato e alcuni corpi zavorrati dai giubbotti con la sabbia possono essere ancora lì“.

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI A CUTRO

Quanto all’annuncio dato dalla presidente del Consiglio su un prossimo Cdm a Cutro, il sindaco Antonio Ceraso commenta: “Al momento non ho avuto nessun contatto. Immagino che sarà contattata la Prefettura per fare i sopralluoghi. Plaudo all’iniziativa della presidente perché non si deve spegnere il faro su di noi. È un occhio di riguardo al territorio, non credo ci lasceranno a mani vuote. È un fatto importante che vengano a vedere la realtà, che vengano a confrontarsi. Avrei preferito che non venisse perché voleva dire che non era successo niente, che non c’era stato nessun morto, nessun disperso. Il Governo viene perché la tragedia purtroppo è successa. È una triste risonanza”, nota il sindaco.

L’IDEA DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE A CUTRO

Il sindaco del Comune in provincia di Crotone commenta anche l’ipotesi di candidare Cutro per il premio Nobel per la Pace, in seguito alla strage dei migranti di domenica scorsa. “Sarebbe un riscatto per il nostro territorio, un simbolo che racconta di una Regione che non è solo ‘ndrangheta e criminalità ma una terra di pace che ha dimostrato nei momenti che contano una solidarietà e uno slancio umanitario senza paragoni”.

Sarebbe un modo, sottolinea il primo cittadino calabrese, per non far dimenticare, spenti i riflettori, il dramma terribile del naufragio di Steccato di Cutro in cui hanno perso la vita almeno 70 migranti . “Se qualcuno lo proponesse – sottolinea Ceraso – ripulirebbe l’immagine di una terra troppo spesso associata alla mafia, un giusto merito per la generosità della nostra gente. Allontanerebbe anche la malavita e sarebbe una medaglia per ogni cutrese. C’è stato questo scatto di solidarietà: questo siamo noi, questo vogliamo essere e questo cercheremo di essere”.

IL PRECEDENTE DI LAMPEDUSA

Per promuovere la candidatura al Premio Nobel occorrerebbe che a chiederla sia un’istituzione, il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, o il Governo con la premier Giorgia Meloni che ha annunciato un Consiglio dei ministri a Cutro, magari con il sostegno di tutti i partiti, di maggioranza e opposizione. I calabresi a Cutro, sarebbe il senso della proposta, hanno dato una lezione di umanità a tutta l’Europa.
Nel 2013 Lampedusa visse la più grande tragedia dell’immigrazione dopo le stragi del 3 ed dell’11 ottobre in cui persero la vita centinaia di persone. Una strage di donne e bambini che nel 2014 portò l’isola, simbolo dell’accoglienza, ad essere ufficialmente candidata al Nobel per la pace. Quella tragedia adesso rivive sulle coste ioniche della Calabria con un moto di solidarità partito da istituzioni locali e cittadini che ha già portato qualcuno a parlare dell’idea di un Premio Nobel per la città di Cutro come monito all’intera Unione europea e un messaggio di speranza per i diritti umani e per la legalità nel Mediterraneo.

E se la premier Giorgia Meloni decidesse di appoggiare l’idea di un Nobel per la Pace, magari nel prossimo Consiglio dei ministri annunciato a Cutro? “Ovviamente – risponde il sindaco Antonio Ceraso alla Dire – ci farebbe piacere e onore, sarebbe una gioia per tutti i nostri cittadini“. Il sindaco del Comune del crotonese ricorda con emozione la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giovedì scorso a Crotone per omaggiare le vittime del naufragio al PalaMilone, sottolineando le parole di ringraziamento del capo dello Stato ai sindaci proprio per “la generosità delle comunità locali che hanno accolto i profughi”.

LA GENTE DI CUTRO A SOSTEGNO DEI MIGRANTI

Ceraso racconta di come Cutro ha aperto le braccia a uomini, donne e bambini che hanno affrontato il mare per cercare un futuro migliore. Gente disperata, sopravvissuta al naufragio. Tutta la comunità dell’intera Provincia – soccorritori, forze dell’ordine, volontari, cittadini comuni e amministratori locali – ha dato fin dai primi momenti un contributo. A cominciare dai pescatori che su quella spiaggia, all’alba di domenica 26 febbraio, non hanno esitato a buttarsi in mare per aiutare i sopravvissuti e cercare di trattenere i corpi senza vita che la corrente avrebbe portati al largo.

Una ‘macchina della generosità’ che, con un passaparola tra le persone, ha fatto recapitare da subito indumenti e beni di prima necessità ai profughi. Qualcuno ha persino messo a disposizione i loculi di famiglia per la sepoltura delle vittime. Da quel giorno le forze dell’ordine, gli uomini della Protezione civile e le associazioni di volontari continuano a perlustrare quella vasta area di costa, alla ricerca degli immigrati non ancora ritrovati.

Ricordando le operazioni di salvataggio avvenute la mattina del naufragio sulla spiaggia di Steccato di Cutro, Ceraso osserva: “C’è stata l’ironia della sorte, erano arrivati quasi a riva ma hanno impattato in una secca, il mare era agitatissimo e la barca si è capovolta. Quando io sono arrivato ho visto con i miei occhi, i morti erano ancora tutti sulla spiaggia. Io sono stato comandante della polizia locale ne ho viste tante, ma quella è stata un’ecatombe”.

IL GRUPPO FACEBOOK PER LA CANDIDATURA AL NOBEL PER LA PACE

Come un tam tam, dopo che il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, ha lanciato l’idea di un Nobel per la Pace alla città della Provincia di Crotone che si è distinta per l’accoglienza e la solidarietà nella tragica vicenda del naufragio a largo di Steccato, i calabresi spontanemente lanciano la proposta con la creazione di un gruppo Facebook che raccolga consensi e arrivi fino alle massime Istituzioni per avanzare la candidatura come fu per Lampedusa nel 2013.

Il gruppo è stato creato nel pomeriggio e si chiama ‘Calabria è accoglienza, un Nobel a Cutro per la Pace’. L’idea è partita da Monica Pietropaolo, calabrese di origine, che dopo aver letto l’intevista a Ceraso ha deciso di prendere l’iniziativa per rendere concreta la candidatura di Cutro al Nobel e magari far arrivare la richiesta fino alla premier Giorgia Meloni che, proprio nel comune calabrese di quasi 10mila abitanti, ha annunciato il prossimo Consiglio dei ministri. Pietropaolo è presidente del Circolo Giorgia Meloni nel quinto Municipio di Roma.

Contattata dalla Dire, l’ideatrice del gruppo ci tiene però a precisare: “Non voglio che si metta una bandiera politica su questa iniziativa. La mia è stata una decisione da cittadina calabrese, non c’entra niente la politica, voglio contribuire a fare qualcosa per la mia terra. Un Nobel per la Pace ha un valore simbolico che va al di là di ogni appartenenza politica – aggiunge Pietropaolo – e spero che questo gruppo resti fuori dalle parti. Spero che i calabresi di tutte le Province e anche gli italiani aderiscano in massa a questa richiesta affinché sia raggiunto l’obiettivo di portare la candidatura di Cutro al Nobel per la Pace. Io avrei aderito anche se lo avesse proposto qualcun altro prima di me. Sarebbe un segnale fortissimo di solidarità e umanità che l’Italia manda all’Europa. Per la Calabria sarebbe un’occasione per riscattare l’immagine di terra di ‘ndrangheta e far conoscere il buono che c’è nella sua gente”.

Nella presentazione del gruppo Facebook Monica Pietropaolo spiega l’obiettivo: “La Calabria non è solo ‘ndrangheta. In questi giorni drammatici del naufragio a Steccato la nostra comunità sta dimostrando un cuore enorme. La città di Cutro, i nostri concittadini di tutte le Province, stanno dimostrando l’altra faccia della nostra terra. Quella perbene, quella della solidarietà. La proposta di candidare Cutro al Nobel per la Pace sarebbe un segnale forte, non solo all’Europa: la Calabria è accoglienza. Cutro città della pace un monito alla collaborazione di tutti per evitare che non si ripetano mai più le stragi nel Mediterrano. Un orgoglio per la Calabria!”.

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