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“Questi 30 anni di sfide tra guerre senza fine e civili nel mirino”

Con l'agenzia Dire parla il direttore generale di Intersos Konstantinos Moschochoritis. La ong compie 30 anni e organizza un congresso a Roma

Pubblicato:02-11-2022 16:36
Ultimo aggiornamento:02-11-2022 18:43
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Intersos_Congresso
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Diversi conflitti cominciati decenni fa sono ancora attivi e nel frattempo è cambiata la modalità di combatterli, sempre di più in violazione del diritto umanitario internazionale e quindi con un numero maggiore di vittime civili. Sfide decisive per le organizzazioni umanitarie che operano negli scenari di crisi, a cui se ne aggiungono di nuovi di anno in anno. Un tema, questo, che l’ong Intersos mette al centro di una congresso organizzato per il 30esimo anniversario della sua nascita.

Con l’agenzia Dire ne parla il direttore generale, Konstantinos Moschochoritis, alla vigilia della manifestazione, una due giorni ospitata dal Maxxi di Roma giovedì 3 e venerdì 4 novembre che interroga il mondo dell’assistenza umanitaria fin dal titolo: ‘Disordine globale crescente. Il sistema umanitario è preparato per affrontare guerre e disastri in continuo aumento?’.

CONFLITTI CRONICI, DALL’AFGHANISTAN ALLA SOMALIA

“Le guerre hanno un inizio ma non una fine, questo è il problema più grave”, denuncia il segretario, originario della Grecia, in carica dal 2016. “A situazioni di conflitti che proseguono da anni, come l’Afghanistan, la Somalia e più di recente anche la Siria, se ne aggiungono di nuove, come l’Ucraina, una guerra nel cuore dell’Europa. Crisi protratte si sommano a crisi nuove, con il risultato che le necessità della popolazione aumentano e alcuni scenari diventano molto complessi da gestire”.


Intersos è presente in 24 Paesi in quattro continenti, dallo Yemen al Venezuela, dall’Italia all’Iraq. “La raison d’etre di un’organizzazione umanitaria è rispondere alle crisi e per farlo sono necessarie grande flessibilità e capacità di adattarsi ai bisogni” dice Moschochoritis. “Lo scenario che ci troviamo ad affrontare ora è segnato dall’alto numero di persone sfollate. Fuggono per cercare un rifugio sia a causa dei conflitti che degli effetti dei cambiamenti climatici, una dinamica sempre più presente”.

Tornando alle guerre, a emergere è un coinvolgimento sempre maggiore dei civili. Al tema è dedicato anche un panel specifico nell’ambito del congresso, dal titolo ‘Quando i civili sono il target: cosa abbiamo imparato dai recenti conflitti’.

“Ci preoccupa l’evoluzione nel modo di condurre le guerre che osserviamo sul campo”, denuncia il direttore. “La legge umanitaria spesso non è rispettata e per questa ragione, in modo davvero inaccettabile, i civili che perdono la vita sono sempre di più”.

IL RUOLO DEI MEDIA

Nel combattere le guerre e nell’assistere la popolazione colpita le organizzazioni umanitarie possono trovare un alleato nei media. “Il loro ruolo è fondamentale, possono accendere una luce su una crisi provocando un’attenzione che può rivelarsi molto importante”, conferma il direttore di Intersos. “Più si parla di un conflitto più è semplice riuscire a convogliare risorse utili a sostenere e proteggere le vittime e poi, magari, anche a trovare una soluzione diplomatica. Una crisi dimenticata al contrario attrae meno strumenti. Chi pensa più alla Repubblica Centrafricana ad esempio?” chiede Moschochoritis, citando uno dei Paesi dove opera l’ong: “Stiamo parlando di un’instabilità forte che va avanti da 30 anni”. In definitiva, allora, un giornalista “non può certo risolvere una guerra da solo, ma può contribuire a fermarla”. Anche quest’ultimo tema sarà al centro di uno dei panel che si terranno al Maxxi: ‘Cosa fa notizia? Come i media influenzano l’azione umanitaria’.

A intervenire alla due giorni anche il presidente di Intersos, Mamadou Ndiaye, e il presidente emerito dell’ong Nino Sergi. Tra i partecipanti il coordinatore speciale per lo Sviluppo nel Sahel delle Nazioni Unite, Abdoulaye Mar Dieye, e, con videomessaggi, la rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Sahel, Emanuela Del Re, e l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi.

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