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‘Ibrahim ha un anno e non ha più la mamma’, i bimbi feriti di Gaza raccontano la guerra

'Hanno bombardato casa sua, la mamma è morta', racconta la nonna a Firenze dopo che il bimbo è stato curato e dimesso dal pediatrico Meyer

Pubblicato:10-04-2024 12:53
Ultimo aggiornamento:10-04-2024 17:39
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FIRENZE – Ibrahim ha un anno e due mesi. Non ha più la madre. “Hanno bombardato casa sua, la mamma è morta. È arrivato in Italia in situazioni gravissime”. Porta con sé, ancora, ferite al volto e al collo. Il piede sinistro è coperto da una vistosa fasciatura, con le bende che, dopo l’intervento eseguito al Meyer, proseguono sotto i jeans lungo tutta la gamba. È in braccio a sua nonna che racconta, tradotta da un amica, la loro storia. Storie di Gaza, delle ferite di una guerra tremenda traslata per una mattina a Firenze, nel prato del Quercione, alle Cascine, nel giorno della preghiera di fine Ramadan.

In quel prato, gremito di fedeli musulami, su cui è stata piantata una maxi-bandiera palestinese, ci sono anche i bimbi di Gaza curati dal pediatrico fiorentino e ora accolti, con le famiglie, nella vicina Casa Matilde. C’è Inam, una bambina “malata ai reni, la cui ambulanza è stata bombardata mentre correva all’ospedale”, dice. E ci sono Samira di 16 anni e Anas, suo fratello di 12. Samira tira fuori il cellulare e fa vedere un video che conserva da mesi: sono le immagini di Al Jazeera (e, pare, di una storia social) che li riprende al loro arrivo all’ospedale, feriti, tra le braccia dei soccorritori. “Ci eravamo rifugiati a casa di mio zio con altre persone. In un bombardamento sono morti in 15. Mio fratello- racconta- dopo un’esplosione è volato dal terzo piano”. Anche lui è stato curato al Meyer.

Ci sono anche Samira e suo fratello Anas feriti dopo un bombardamento

Così la preghiera diventa anche un abbraccio corale a Gaza e al popolo palestinese. I leader della comunità chiedono preghiere. E pace, come l’imam Izzeddin Elzir: per la fine del Ramadan “festeggiamo. Ma non possiamo farlo in maniera piena, vedendo l’uccisione di più di 33.000 dei nostri confratelli in Palestina, a Gaza”. Per questo “invitiamo tutti a fare tutto il possibile per il cessate il fuoco. La vita è sacra, è consacrata da Allah e da chi crede nei diritti dell’essere umano. Va rispettata”.


Sul prato c’è anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Parla con i giornalisti e lancia un nuovo appello: “Fermate la guerra”. L’auspicio, prosegue “deve diventare una richiesta pressante: si interrompa immediatamente l’attacco militare di Israele. L’ha detto a più riprese, e con forza, anche il presidente degli Stati Uniti, Biden, a Netanyahu. Lo hanno detto decine di migliaia di israeliani che sono scesi in piazza, tre giorni fa in Israele, e lo dice il mondo intero. L’uccisione di migliaia di civili, bambini e donne, è diventata davvero inaccettabile. Mi auguro che Israele si fermi, perché ora è tempo di aprire un vero negoziato di pace”. Peraltro, osserva, “l’interruzione, lo stop del conflitto, sarebbe la condizione fondamentale per liberare tutti gli ostaggi”.

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