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I pediatri Sipps: “Difendiamo i bambini sempre e comunque, sono vittime innocenti di ogni guerra”

"I bimbi subiscono lacerazioni della mente che rimangono nel tempo e possono creare disagi futuri. E' una generazione disturbata"

Pubblicato:02-11-2023 18:07
Ultimo aggiornamento:02-11-2023 18:10
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gaza
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ROMA – ‘I bambini vittime di tutti i conflitti hanno a che fare con esperienze traumatiche. Traumi rappresentati sia dallo scoppio delle bombe sia, e mi riferisco ai bimbi israeliani nei kibbutz, dall’essere testimoni dell’uccisione e di torture dei propri cari, parenti, dei propri genitori. Il discorso, però, vale per tutti i bambini coinvolti nelle guerre, senza alcuna distinzione tra bimbi palestinesi o israeliani o tra minori ucraini. Indubbiamente in questo momento quello che fa più scalpore e che viene riportato dai media sono soprattutto i continui attacchi israeliani sulla striscia di Gaza, che costringono la popolazione palestinese a spostarsi e a vivere situazioni molto pericolose e che danneggiano i bambini, gli adolescenti e le famiglie’. Lo spiega all’agenzia Dire il dottor Leo Venturelli, responsabile dell’educazione alla salute della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) e Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per il comune di Bergamo.

VENTURELLI: “NUMEROSI DIRITTI NON VENGONO DIFESI MA VIOLATI DA BOMBE E VIOLENZE”

‘Ciò che mi preme sottolineare- continua- è che la nostra Società scientifica ha a cuore tutti i bambini del mondo, da quelli dell’Armenia a quelli dello Yemen, da quelli del Congo a quelli del Sudan, solo per citare le situazioni più evidenti, che sono tutti da difendere. Al momento c’è un elenco di diritti che non vengono difesi e vengono invece violati dalle bombe e dalle continue violenze. E questo, lo voglio ricordare, non accade solo nella striscia di Gaza o in Ucraina, ma in numerosi Paesi del mondo’.
‘In tutti i quadri di guerra- evidenzia Venturelli- i bambini soffrono come o peggio degli adulti. Il piccolo ha un disturbo post traumatico da stress che può essere acuto o cronico. Il primo si verifica quando accade il fatto, come ad esempio la distruzione di un palazzo o l’arrivo di terroristi in casa che uccidono a colpi di mitra le persone presenti. Purtroppo questi bimbi sono soggetti anche all’avvenimento successivo, quello che accade poi nel tempo, che diventa disturbo cronico‘.
Secondo Venturelli ‘bisogna distinguere tra problemi psicologici e disturbi legati all’effetto traumatico della situazione e problemi molto pratici che stanno subendo, ad esempio, molti bambini nella striscia di Gaza, profughi all’interno di un territorio. Con le loro masserizie, infatti, le famiglie partono, si portano i bambini in spalla, hanno poca acqua e scarso cibo, vivono situazioni di disagio generale e con le bombe che continuano a cadere sulle loro teste. Questa situazione porta a disagi di tipo fisico, con i bambini che iniziano ad avere malattie, denutrizione, ferite provocate da schegge di ordigni e proiettili che possono colpire occhi, braccia, gambe e altre parti del corpo’.
‘Schegge- precisa l’esperto- che possono poi creare infezione o disabilità nel bambino e se non si riesce ad andare in ospedale il minore rischia di avere problemi di udito, di vista e problemi legati a ferite e traumi come esiti di scoppio di ordigni o di crollo di palazzi o case, corollari non indifferenti in un contesto di guerra. Ecco perchè i bambini, come le loro madri e i loro padri, soffrono non solo di
danni psichici, ma anche di veri e propri traumi fisici
‘.

IL RISCHIO DI INFEZIONI E MALATTIE CONTAGIOSE

In un contesto di guerra è evidente come si corra un sempre maggiore rischio di essere soggetti a infezioni e malattie contagiose. ‘In situazione di conflitto bellico il colera può fare nuovamente la propria comparsa– ricorda il pediatra della Sipps- le vaccinazioni vengono sospese e c’è la possibilità che torni anche la poliomielite. Anche perché spesso gli ospedali non funzionano, non possono contare sulla normale attività sanitaria per mancanza di corrente elettrica e sono costretti ad arrangiarsi: è un contesto davvero molto grave e delicato’.
Leo Venturelli si sofferma poi sul disturbo post traumatico da stress che i bambini subiscono e che nel tempo produce problemi e gravi conseguenze psico-fisiche. ‘Non sono pochi i bambini che smettono di mangiare– rende noto- o piuttosto ricordano l’istante in cui è scoppiata la bomba e quel momento diventa un incubo notturno che viene rielaborato con difficoltà e che si manifesta con numerosi risvegli nel cuore della notte, problematiche psichiatriche o psicologiche. Se un bambino stava a tavola quando è scoppiato un ordigno o quando i terroristi sono entrati nella sua casa, il cibo può essere associato a quello stato grave in cui ha avuto questa disgrazia, legata proprio al momento del pasto’.
I disturbi alimentari, quelli del sonno e gli incubi notturni sono dunque spesso ricorrenti ma dipendono dall’età del bambino interessato. ‘Anche il bambino di tre mesi subisce uno stress a causa dello scoppio di una bomba– informa- e questi disturbi post traumatici rimangono nel tempo, non finiscono dopo uno o due mesi. A volte restano anche per anni interi. Oggi che la guerra tra Israele e Palestina è in corso, le condizioni di disagio che stanno vivendo tutti gli abitanti palestinesi della striscia di Gaza sono continue. E se si va a finire nei campi profughi, la sofferenza di questi bambini risulterà protratta e immensa. Sono bimbi che non hanno più una casa e i loro giocattoli, non hanno più i parenti, perché potrebbero essere morti. È evidente che il disturbo post traumatico da stress e post lutto di una famiglia sia estremamente pesante’.


L’AIUTO DEGLI PSICOLOGI PER CURARE LE FERITE DELL’ANIMA

A tendere la mano a questi bambini ci sono gli psicologi che, quando possibile, si occupano di alleggerire questa condizione di estrema difficoltà. ‘Penso agli psicologi che fanno assistenza durante un conflitto, come si fa assistenza sulla pratica fisica: se un bambino ha riportato ferite al corpo bisogna medicarlo e curarlo. Allo stesso modo sono da curare queste ferite dell’animo, della psiche. Quanto e come si farà per curarle rimane un grande punto interrogativo, legato proprio alle condizioni generali di disagio che attualmente stanno vivendo queste popolazioni’.

L’INFANZIA RUBATA, UNA GENERAZIONE DISTURBATA

Bambini oggi, la loro infanzia rubata dalla guerra. Ma un domani che adulti saranno? ‘È difficile rispondere a questa domanda, perché non ne conosciamo la prospettiva di vita. Indubbiamente queste lacerazioni della mente rimangono nel tempo e possono creare disagi futuri. Si tratta comunque di una generazione disturbata‘.
Il responsabile dell’educazione alla salute della Sipps e Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per il comune di Bergamo evidenzia però che ‘a differenza degli adolescenti, che oltre alla paura potranno sviluppare sentimenti di rivalsa, rancore, odio e frustrazione perché hanno vissuto sulla propria pelle questa dolorosa esperienza e che percepiscono questi drammatici istanti come traumi e soprusi verso il loro benessere, i bambini, soprattutto quelli più piccoli, sono privi di rancore e si salvano maggiormente dal punto di vista psicologico se consideriamo il tempo futuro. Se infatti il 10% dei bambini ha disturbi psichici che possono rimanere, c’è una percentuale di piccoli che hanno una capacità intrinseca di reagire, attingendo all’innato istinto di sopravvivenza e di reazione anche nelle situazioni più terribili’.
‘A patto- precisa Venturelli- che tutte le altre condizioni, specie quelle ambientali e fisiche, tornino ad essere ripristinate: per esempio ci si deve augurare che gli aiuti umanitari possano far arrivare derrate alimentari e logistiche in tempi brevi. Se un’intera popolazione non ha più acqua né cibo è evidente che le difficoltà sono anche di tipo fisico, perché i bambini, anche e soprattutto i più piccoli, possono andare incontro a malnutrizione e scarsa crescita. Sono poi da non sottovalutare i danni a livello scheletrico dovuti a ferite al corpo e agli arti da schegge e da crollo di edifici: ad esempio, una frattura al braccio non trattata porterà ad una malformazione persistente, segno indelebile della guerra’.
Un danno fisico e psichico che i piccoli, però, sembrano essere in grado di fronteggiare. ‘Al di là del momento critico, mi riferisco ad esempio alla deflagrazione di una bomba, il bambino, grazie al gioco spontaneo, ma soprattutto all’amore delle persone a lui vicine, grazie alla ripresa del contatto fisico di cui ha estremamente bisogno, come ad esempio un abbraccio della sua mamma o del suo papà, o di parenti prossimi, è in grado di reagire e avere meno disagi futuri. Se invece- dice ancora Venturelli- questi piccoli, dai bimbi palestinesi a quelli ucraini, venissero isolati dai propri genitori e diventassero orfani a tutti gli effetti, ecco che saremmo in presenza di evidenti problematiche che lasciano danni persistenti nel tempo. I bambini piccoli hanno bisogno di abbracci, hanno bisogno di coccole. Più che mai i bambini costretti, loro malgrado, a vivere in un Paese martoriato da una guerra‘.

L’APPELLO

In queste ore si susseguono gli appelli a Israele e Palestina affinché si giunga presto a un cessate il fuoco. ‘La guerra sta provocando ogni giorno centinaia di vittime innocenti e tra loro numerose sono bambine e bambini indifesi. Come Sipps- conclude il presidente, Giuseppe Di Mauro– ci auguriamo presto la fine del conflitto, che sta di fatto annientando intere generazioni. Ci uniamo agli appelli lanciati in queste settimane a entrambe le parti coinvolte nelle ostilità e speriamo che si possa presto scrivere la parola fine accanto a questa vera e propria catastrofe umanitaria‘.

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