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Livolsi: “Nel 2024 il Governo faccia scelte coraggiose. A partire dalle privatizzazioni”

Il commento del professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A.

Pubblicato:17-01-2024 11:09
Ultimo aggiornamento:17-01-2024 11:09
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ROMA – “Il nuovo anno si apre all’insegna dell’incertezza economica e geopolitica. Incertezza che manifesta rinnovati e imprevedibili fattori. Dopo i cigni neri delle guerre in Ucraina – in stallo per via dell’inverno e dei ritardi degli Usa e dell’Ue nel finanziare Kiev con altri aiuti militari – e in Israele contro Hamas e i suoi fiancheggiatori, sembra comparirne un terzo: gli attacchi dei ribelli Houthi sciiti dello Yemen, appoggiati dal regime di Teheran, che terrorizzano le navi che solcano il Mar Rosso e transitano nel canale di Suez.

Le tariffe schizzano all’insù: il costo del trasporto da Shanghai a Genova è aumentato in una settimana del 114%: 4.178 dollari per un container da 40 piedi. Oltre 18 compagne di navigazione, tra cui Msc e Maersk, hanno dirottato le navi verso il Sudafrica. Tutto ciò sta avendo ricadute sulla supply chain mondiale. Passando per il capo di Buona Speranza, il viaggio delle navi per l’Europa si allunga di 14-15 giorni.

Da Suez transitano il 40% del import-export marittimo italiano, per un totale di 154 miliardi di euro”. Inizia così l’analisi politico-economica di Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., nel primo appuntamento del nuovo anno con la sua rubrica con l’agenzia Dire, curata da Angelica Bianco.


“Al di là di questo ulteriore effetto di un mondo segnato da due guerre in corso- continua- i colossi economici del pianeta vivono una fase molto critica. Nel 2023 la recessione non ha colpito gli Usa nonostante il rallentamento della sua economia dovuto agli effetti dei tassi di interesse a livelli record.
Tuttavia, la crisi della prima potenza globale è lì per palesarsi.

Bisognerà vedere se nel 2024 i consumatori statunitensi riusciranno a mantenere alto il livello di spesa. La risposta dipenderà molti dalla tenuta del mercato del lavoro. Un elemento decisivo sarà l’evoluzione dello scontro per le elezioni presidenziali del 5 novembre prossimo tra democratici e repubblicani. La seconda potenza mondiale, la Cina, vive il proprio rallentamento economico, innescato dalla speculazione immobiliare.

Il Governo di Pechino è impegnato a prevenire le conseguenze negative del possibile default del debito degli investitori immobiliari, un rischio che travolgerebbe il settore bancario e condannerebbe la Cina ad anni di crescita fiacca, spingendo il Dragone a convivere con una situazione impensabile fino a qualche anno fa come quella del Giappone”.

“La Germania- spiega ancora Livolsi- il cui settore manifatturiero è leader a livello planetario, viene da un 2023 difficile. Berlino deve fare i conti con una transizione costosa verso forme alternative di accesso all’energia dopo aver perso l’accesso al gas a basso costo proveniente dalla Russia. L’industria automobilistica deve affrontare la concorrenza da parte dei veicoli elettrici di fabbricazione cinese e controlli più severi sulla spesa pubblica. La domanda globale più debole pesa sulle sue esportazioni”.

“In tale contesto, il nostro Paese vive una situazione molto particolare- prosegue- condizionata dall’approssimarsi delle nuove elezioni europee (in programma negli Stati membri nella finestra che va dal 6 al 9 giugno). Si pensi alle polemiche sulla normativa sulle concessioni balneari, dopo i rilievi formulati dal capo dello Stato Sergio Mattarella sul passaggio del ddl Concorrenza dedicato alla proroga delle concessioni per il commercio degli ambulanti, con annesso rimando al tema dei balneari ossia alla direttiva Bolkestein che impone la concorrenza nei servizi, aprendo anche la possibilità di trasferire le attività da un Paese all’altro.

Pesa l’annosa palla al piede del nostro Paese: l’entità del debito pubblico. Il Patto di stabilità e crescita, concordato nella Ue alla fine dello scorso anno e accusato di essere troppo rigido, evidenzia numeri impietosi. Nel 2024 l’Italia spenderà per pagare gli interessi sul debito più di 90 miliardi contro i circa 70 miliardi per scuola, istruzione, università e ricerca. Ciò in un contesto nel quale le imposte gravano per la totalità sul 40% della popolazione”.

“Servono scelte coraggiose. È necessario mettere in atto un’agenda seria e realistica che affronti le vere emergenze del Paese nel quadro problematico internazionale. Messe in soffitta misure come il reddito di cittadinanza distribuito a pioggia e il superbonus edilizio del 110%, occorre un salto programmatico e di paradigma. Il 2024 sarà decisivo per spendere al meglio i fondi del Pnrr, realizzare progetti per la crescita, modernizzare lo Stato e la giustizia, migliorare l’istruzione e la ricerca, semplificare la vita dei cittadini e delle imprese, favorire il risparmio e destinare parte di quello privato al capitale delle imprese.

È necessario fare in modo che lo Stato faccia un passo indietro nelle privatizzazioni dando spazio ai privati. Da Poste alle Ferrovie a Monte dei Paschi, capiremo fin dove si spingerà questo Governo” conclude Livolsi.

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