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“L’intelligenza artificiale può aiutare la giustizia”. Per la Corte dei conti ligure il tempo di “Minority report” si avvicina

La presidente Emma Rosati guarda al futuro: "La giustizia predittiva diminuisce la discrezionalità". Ma avverte: "Impostare bene gli algoritmi"

Pubblicato:01-03-2024 15:40
Ultimo aggiornamento:01-03-2024 15:40

intelligenza artificiale
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GENOVA – “Minority report” è già in mezzo a noi. La giustizia predittiva, se già non è realtà, poco ci manca, grazie all’intelligenza artificiale che può aiutare non poco i magistrati. Parola della presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Liguria, Emma Rosati. L’intervento stamattina nella relazione che ha aperto l’anno giudiziario, a Genova. Per la magistrata contabile, l’intelligenza artificiale “ha dimostrato di avere un enorme potenziale. L’adozione della giustizia predittiva presenta numerosi benefici potenziali: innanzitutto, può contribuire a ridurre la discrezionalità delle decisioni giudiziarie, garantendo maggiore coerenza nell’applicazione della legge”.

Algoritmi e analisi dei dati potrebbero dare una mano a trattare nello stesso modo casi simili, riducendo di gran lunga i tempi della giustizia. “Un sistema di giustizia predittiva- spiega- può essere addestrato su un vasto insieme di decisioni giudiziarie passate, consentendo di formulare previsioni sugli esiti futuri”. Il tutto senza incappare in errori perché, dice ancora, le innovazioni digitali “possono offrire vantaggi, quali una maggiore certezza del diritto e l’uniformità nelle interpretazioni legali”.

Ma non è tutto rosa e fiori. La presidente, infatti, invita a prestare attenzione ai rischi e alla trasparenza delle decisioni basate su algoritmi. Rosati mette in guardia: “Se i dati utilizzati per l’addestramento dei modelli predittivi contenessero pregiudizi o discriminazioni, questi potrebbero essere amplificati dagli algoritmi di apprendimento automatico, portando a decisioni ingiuste o sbagliate”. Insomma, “è fondamentale garantire la qualità, l’imparzialità e la trasparenza dei dati utilizzati nei sistemi di giustizia predittiva e provvedere a regolamentarla in modo serio e approfondito”. Anche perché, ne è convinta, nel futuro “avrà un utilizzo sicuramente massiccio nel futuro”.


L’introduzione della tecnologia, però, non deve far calare l’attenzione sulla necessità di garantire “trasparenza, imparzialità e tutela dei diritti fondamentali”. Ma soprattutto, conclude, “queste nuove frontiere devono trovare un necessario equilibrio con il ruolo umano nel processo decisionale, che non potrà mai venire meno, pena un prodotto robotico, freddo, asettico e privo di sensibilità“.

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