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Il Secolo XIX proclama lo sciopero: “Il giornale non si svende”

Il Cdr del "Secolo XIX", raccogliendo il mandato dell’assemblea dei redattori, ha proclamato un giorno di sciopero: sabato 23 marzo il giornale non sarà in edicola e venerdì 22 marzo non verrà aggiornato il sito online

Pubblicato:21-03-2024 20:04
Ultimo aggiornamento:22-03-2024 11:14

secolo xix
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GENOVA – Alla fine sarà sciopero. Il Cdr del “Secolo XIX”, raccogliendo il mandato dell’assemblea dei redattori, ha proclamato un giorno di sciopero: sabato 23 marzo il giornale non sarà in edicola e venerdì 22 marzo non verrà aggiornato il sito online. “La decisione- spiega una nota del comitato di redazione- è stata presa all’unanimità dall’assemblea dei giornalisti dopo che la redazione, nei giorni scorsi, aveva già proclamato uno stato di agitazione e affidato al Cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero. Nonostante le formali e reiterate richieste da parte della rappresentanza sindacale, infatti, l’azienda non ha fatto alcuna chiarezza in merito alle insistenti e continue indiscrezioni di stampa relative a una possibile vendita del Decimonono“.

I giornalisti lamentano anche che il “Gruppo Gedi non ha presentato un piano di investimenti per il giornale che, in forma cartacea e digitale, rappresenta la voce di Genova e della Liguria da quasi 140 anni“. Per la redazione, “il silenzio dell’editore è inaccettabile. Si tratta, in primis, di una mancanza di rispetto nei confronti della redazione, dei suoi lettori e della storia” del quotidiano. I giornalisti del Secolo XIX assicurano che “continueranno a mettere in campo tutte le azioni necessarie per la salvaguardia e la tutela della propria testata, sino a quando non arriveranno precise risposte alle richieste avanzate. All’editore ricordiamo inoltre che, qualora Gedi dovesse cedere la proprietà del giornale, la redazione non sarebbe disposta ad accettare soluzioni di basso cabotaggio, ma solo ipotesi di soggetti di dimensioni, capacità, posizionamento, visione e volontà di investimenti coerenti con la nostra storia. Il Secolo XIX non si svende“.


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