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Meloni non testimonierà al processo contro Saviano. Lo scrittore: “Non è giustizia ma intimidazione”

Il pm ha deciso di non inserire la premier, definita "bastarda" dall'autore di 'Gomorra', nell'elenco dei testi da sentire in aula. Respinta la richiesta di Salvini di costituirsi parte civile

Pubblicato:14-12-2022 12:00
Ultimo aggiornamento:14-12-2022 12:01

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ROMA – Si è tenuta ieri al Tribunale di Roma la seconda udienza del processo che vede Roberto Saviano imputato per diffamazione nei confronti di Giorgia Meloni. Lo scrittore, presente in aula, sui propri canali social ha stigmatizzato la decisione del pm di non citare la premier nell’elenco dei testimoni da sentire durante il dibattimento. “Meloni però si è costituita parte civile e le parti civili, che lamentano di aver subito un danno, normalmente debbono testimoniare nel processo penale, quando tutto nasce da una loro querela”, spiega l’autore di ‘Gomorra’.

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SAVIANO PARLA DI INTIMIDAZIONE E IRONIZZA SUI TEMPI RAPIDI DEL PROCESSO

“Deve essere chiaro che i processi si celebrano in Tribunale, accettando il contraddittorio tra le parti, non rifuggendolo – prosegue Saviano – Chi querela e si costituisce parte civile perché ritiene di aver subito un torto, poi, in Tribunale ci deve andare, altrimenti non è giustizia ma intimidazione“. Lo scrittore ha anche ironizzato sui tempi spediti del processo a suo carico: “La prima udienza c’è stata un mese fa, la seconda ieri… Pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una vera e propria eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti… lentissimi. Pensate – aggiunge Saviano – che dal 2008 sono coinvolto come vittima, nel processo per minacce mafiose che ho subito dal clan dei Casalesi; in quindici anni non si è ancora celebrato il secondo grado. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo“.


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SAVIANO: “CHI MI PORTA ALLA SBARRA HA DA PERDERE PIÙ DI ME”

Saviano ha poi rimarcato che il suo “sarà un processo importante in cui chi mi porta alla sbarra ha da perdere molto più di me”. Per questo era presente al Tribunale a piazzale Clodio. “È una ovvietà, ma vale la pena tranquillizzare tutte quelle strane persone che, credendomi un potente, pensano che io possa sottrarmi al processo. Non posso sottrarmi – non sono un parlamentare o un ministro e non godo di alcuna immunità – e soprattutto non voglio”.

SALVINI NON SARÀ PARTE CIVILE. SAVIANO: “VOLEVA ATTENZIONE MEDIA”

Nell’udienza di ieri, il giudice del Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di Matteo Salvini di costituirsi parte civile. Durante la puntata di ‘PiazzaPulita’ del 3 dicembre 2020, Saviano aveva definito “bastardi” l’attuale premier e il leader della Lega per le loro posizioni sul tema dei migranti. Lo scrittore aveva citato il caso di un bambino di sei mesi morto in mare: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: ‘taxi del mare’, ‘crociere’. Mi viene solo da dire ‘bastardi’ a Meloni, a Salvini: bastardi. Come avete potuto? Come è stato possibile descrivere così tutto questo dolore?”.

Saviano commenta così la richiesta del vicepremier bocciata dal giudice: “Salvini, alla prima udienza di questo processo, notando l’attenzione e la presenza della stampa estera, deve aver pensato di volerci essere, che non sarebbe stato giusto lasciare spazio alla sola Meloni. Lui che aveva addirittura minacciato di togliermi la scorta, senza riuscirci, messo in secondo piano! Giammai! E allora, pur non avendo querelato nei tre mesi successivi alla messa in onda della trasmissione, improvvisa, e prova a costituirsi parte civile. Gli va male, però, perché il Tribunale non lo ammette. E così Salvini è fuori da questo processo”.

Poi, rivolgendosi direttamente al leader della Lega, Saviano dichiara: “Le piaccia o meno, i processi hanno delle regole e vanno rispettate. Altrimenti non è più giustizia ma arbitrio”.

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