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Mamme coraggio, Veronica: “Mi hanno tolto i figli per un ‘potenziale rischio di Pas'”

La donna, commercialista napoletana, ha mantenuto l'affido condiviso ma il domicilio è presso il padre e riesce a vedere i tre figli solo una volta alla settimana

Pubblicato:31-08-2021 18:58
Ultimo aggiornamento:02-09-2021 15:31

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ROMA – “Ho trovato i miei figli con la biancheria intima sporca, i capelli spettinati, i denti rovinati. Il mio ex li trascura e non fa nulla per loro. La più piccola, che ora ha 7 anni, è diventata obesa. L’ho fatta vedere anche da nutrizionisti e fisiatri perché adesso pesa 37 chili”. Lo racconta all’agenzia Dire Veronica, 43 anni, altra mamma coraggio presente davanti a Montecitorio dove da ieri si protesta contro la Pas, la sindrome da alienazione parentale spesso utilizzata nei tribunali per determinare l’affido dei minori o l’allontanamento dei bambini in strutture residenziali.

Di questo caso Dire Donne si era già occupata. Commercialista napoletana e mister di calcio femminile per hobby, dopo la separazione dal marito violento alla donna non viene diagnosticata nemmeno la Pas “ma, sorprendentemente, un potenziale rischio di Pas. Un caso come il mio – sorride in modo amaro Veronica mentre lo racconta – non l’ho mai sentito”. La donna ha interpellato nel corso del tempo “il vescovo, che però non ha fatto nulla”. Poi i sindaci di Castellammare di Stabia e Gragnano, ottenendo lo stesso risultato: “Non mi hanno neanche ricevuto”.


I tre figli – i due maschi più grandi che oggi hanno 13 e 10 anni, e la più piccola di 7 – vengono domiciliati presso il padre, dove sono ancora oggi. Alla madre non viene nemmeno tolta la potestà genitoriale, l’affido resta infatti condiviso ma il domicilio è presso il padre. Per Veronica iniziano i problemi: “Millantava in giro di essere l’unico che curava i miei figli e si comportava come se avesse l’affido esclusivo, ma in realtà non si occupava mai di loro: ora non vanno più a catechismo, non vanno più a calcio e pure io mi sono dovuta trasferire”.

Veronica infatti nel corso del tempo è vittima di intimidazioni, minacce, ruote dell’auto bucate, piccoli furti in casa ed è costretta a trasferirsi, lontana dalle vessazioni, dove almeno può proseguire più serenamente con la sua carriera di commercialista, ma anche dai tre figli. Oggi li vede solo una volta a settimana, “ogni lunedì dalle 14, quando escono da scuola, fino alle 19.30. Più i weekend alternati”. Scende puntualmente in treno, mai saltato un appuntamento, anche se a volte, come riferisce la donna, è stato l’uomo a non rispettare gli accordi. Da qui due denunce per mancata esecuzione della sentenza.

“Se i servizi sociali avessero parzialmente messo in pratica quanto previsto dalla sentenza – si sfoga ancora Veronica – oggi la situazione non sarebbe precipitata così. Invece hanno trasmesso gli atti alla Procura minorile e ora si attende, entro novembre, che venga nominato un curatore“. In un atto del giugno 2021, infatti, la Procura dei minori di Napoli evidenzia “conflittualità cronica” e “insufficiente maturità” nella coppia. “Si chiede addirittura la sospensione della genitorialità della madre e si garantisce maggiore libertà al padre”, protesta Veronica. Dal canto suo, la donna non manca ancora oggi di far pervenire i 600 euro mensili, 200 per figlio, previsti dalla sentenza che stabiliva l’allontanamento.

Mi usano come bancomat per ricariche telefoniche, scarpe e vestiti“, ribadisce Veronica. L’uomo, riferisce la donna, come emerge da alcune ricerche, “lavora in nero, non accompagna i figli a scuola dove vengono prelevati dai nonni paterni. Il resto del giorno lo trascorrono con la sorella della compagna del mio ex, o coi figli della donna che ora hanno 17 e 20 anni”. Una serie di preoccupazioni che affliggono questa mamma sulla crescita e la cura dei propri tre figli. Veronica è infatti molto preoccupata per le conseguenze. “I miei bambini vivono in un quartiere molto brutto a Castellammare, dove all’ingresso delle vie c’è ‘il palo’. Dalla mattina alla sera crescono da soli, non c’è nessuno che li segue. La Dad? Accendevano il computer e basta ma per il resto sono diventati completamente ignoranti. Il più grande ha 13 anni e ora deve cominciare la terza media, non so come farà senza qualcuno che lo accompagni in questo percorso”.

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