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Afghanistan, Gianni Oddi: “Un popolo senza musica è privo di anima e identità”

Il grande sassofonista sul divieto di diffondere musica imposto dai talebani: "Non si possono cancellare i sentimenti, gli ideali o la cultura. Si vogliono mettere a tacere voci scomode"

Pubblicato:31-08-2021 15:18
Ultimo aggiornamento:31-08-2021 15:19

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ROMA – Friedrich Nietzsche diceva che “senza musica la vita sarebbe un errore”. Quanti errori stanno commettendo i talebani che hanno deciso di vietarla una volta preso il potere in Afghanistan? L’agenzia Dire ne ha parlato con Gianni Oddi, una vita dedicata alla musica attraverso la fisarmonica, il pianoforte ed il vibrafono prima di innamorarsi del sassofono e diventare uno dei primi solisti di sax alto dell’Orchestra della Rai e per venti anni sassofonista solista di riferimento di Ennio Morricone, contribuendo, tra l’altro, all’incisione della colonna sonora del film di Giuseppe Tornatore ‘La leggenda del pianista sull’oceano’.


“Mi trovo un po’ in difficoltà a rispondere a questa domanda -dichiara Oddi – perché penso che gli errori li commetta l’uomo, che può essere talebano, cinese, americano o italiano. L’uomo crea tante bellezze e poi, purtroppo, le distrugge“. Il musicista genovese, classe 1946, aggiunge che “è comunque indubbio che i talebani abbiano fatto e stiano facendo cose efferate, anche se non sono un esperto di politica e preferisco non addentrarmi più di tanto in questo campo perché certamente commetterei degli errori. Penso che l’Afghnistan sia un affare doloroso per coloro che soffrono e che hanno sofferto, per quanti sono morti e per chi continua a perdere la vita”.


Sono dunque passati venti anni dalla loro cacciata dal Paese ma nonostante tutto questo tempo i talebani non hanno cambiato il loro spartito: il movimento politico religioso fondamentalista islamico, al potere dal 15 agosto, ha vietato ogni genere di musica. Oddi spiega che “privare un popolo della propria musica significa privarlo della propria anima, del proprio cuore e della propria identità. Fin dal primo giorno di vita ogni essere umano nasce libero e come tale deve avere la libertà di pensiero, di espressione e di parola, non deve essere limitato con la forza o attraverso altre forme. Tutto questo sempre nel rispetto della dialettica e dell’interazione. Non bisogna calpestare i desideri, i sogni delle altre persone, non si possono cancellare i sentimenti, gli ideali o la cultura, bisogna averne rispetto e cercare di capire ed eventualmente interagire per poter accrescere la propria cultura ed il proprio intelletto e la fratellanza”.

Il musicista prosegue che “da osservatore incompetente vedo che ci sono troppe manovre geopolitiche, socio-politiche, economiche ed economico-politiche di parte e di convenienza, sempre a scapito di qualcuno“. E quel ‘qualcuno’ è quasi sempre la popolazione. “Togliere la musica alle donne, ai bambini, agli uomini liberi, insomma a tutto il popolo afghano che si oppone ai talebani, significa non solo tornare indietro di venti anni – afferma – ma rappresenta anche una vera e propria privazione. Le radici culturali vanno sempre rispettate. Si tratta della nascita di un seme, non possiamo abbattere un albero o calpestare un fiore”.


Fawad Andarabi, invece, è stato calpestato ed abbattuto. Il cantante folk afghano, è stato freddato da un combattente talebano con un colpo d’arma da fuoco alla testa nella Valle di Andarabi, da cui l’artista prendeva il nome. “Non conosco in dettaglio questo brutale omicidio – sottolinea Oddi – ma posso dire che in passato sono accaduti episodi simili. Non è accaduto, e non accadrà, solo in Afghanistan. Anche in questo caso è evidente la volontà di mettere a tacere una bocca perché scomoda. O perché dice la verità o per altri motivi. Può essere una bocca afghana, una bocca curda, una bocca argentina o di un altro Paese. Quando c’è la forza e quando si usa la violenza è sempre un bruttissimo segno”.


Gianni Oddi torna con il pensiero alla fine degli anni ’90 e racconta di non aver “mai suonato in Afghanistan ma nel 1998, attraverso il consolato italiano, ho suonato in Arabia Saudita, a Gedda. Poi sono stato in Siria, dove c’era ancora il regime del vecchio Assad, in Libano, unico Paese dove gli equilibri sono ancora oggi piuttosto precari, e in Egitto. Non ho mai avuto problemi, anzi, Ho ricevuto un’accoglienza perfetta anche dal punto di vista culturale, perché ho avuto modo di visitare siti archeologici e religiosi magnifici”.


Oddi ne approfitta inoltre per omaggiare Gino Strada, scomparso lo scorso 13 agosto, e si dice “orgoglioso di ricordare un italiano che ha davvero fatto del bene per la popolazione afghana, portando in alto il nome del nostro Paese. E sono altrettanto orgoglioso del comportamento dei nostri militari che si sono prodigati in missioni di pace con opere umanitarie. L’Afghanistan è un problema mondiale che, a distanza di venti anni, non è ancora risolto. Probabilmente c’è chi fa in modo che non si risolva”. Gianni Oddi si augura infine che “l’Afghanistan, ma anche la Siria, l’Iraq e tutti i Paesi colpiti dalla guerra e dal dolore possano presto ritrovare la pace, soprattutto per i bambini, per le donne e per coloro che amano la fratellanza tra i popoli”.

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