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VIDEO | La 19enne Parisa: “Addio talebani, ora posso sognare il Washington Post”

La studentessa racconta i sogni negati dai miliziani che ora può recuperare in Italia grazie ai corridoi umanitari

Pubblicato:25-11-2022 14:42
Ultimo aggiornamento:25-11-2022 14:42

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ROMA – Bocche e occhi cuciti, imbavagliati o nascosti sotto il velo integrale azzurro che lascia intravedere solo una caviglia stretta in una catena. Le donne afghane rappresentate nei disegni di Parisa sono inversamente proporzionali al carattere della sua autrice: 19 anni e una personalità così fiduciosa e allegra da non lasciarsi piegare dalle difficoltà vissute negli ultimi 16 mesi.

“Ricordo quando i talebani sono arrivati nel mio villaggio” racconta alla Dire, che la intervista nell’aeroporto di Fiumicino, appena atterrata insieme ad altri 151 rifugiati afghani giunti nel nostro Paese grazie ai corridoi umanitari. “Brandivano coltelli e la gente ha iniziato a gridare. Si è diffuso un senso di terrore, soprattutto tra le donne: ci hanno vietato di andare scuola e di lavorare, si è insinuata la paura per il futuro”.

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Parisa allora terminava le scuole superiori e, ricorda, dovette rinunciare a iscriversi all’università e studiare per diventare una deputata: “Avrei voluto lavorare nel Parlamento del mio Paese ma i talebani hanno vietato alle donne ogni mansione nelle istituzioni e così ho dovuto rivedere i miei sogni: oggi il mio obiettivo è diventare giornalista“.

Dopo l’avvento dei talebani al potere, come tanti altri Parisa e la sua famiglia sono scappati nel vicino Pakistan. E’ lì che vengono selezionati per accedere ai corridoi, frutto di un accordo tra il governo italiano con organismi Onu e della società civile italiana. “In Pakistan avevo tanti dubbi sul mio avvenire- continua l’aspirante reporter- ma ora che sono Italia mi sento bene: potrò iscrivermi all’università e sogno di lavorare un giorno al ‘Washington Post’. Poi voglio praticare uno sport e disegnare, l’arte è la mia passione”. La ragazza in Afghanistan ha dovuto rinunciare a tutte queste cose, e ora ci mostra un profilo Instagram pieno di disegni, un piccolo diario a colori che rappresenta soprattutto volti di uomini e donne che denunciano vessazioni trasmettendo dignità.

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UN PAESE PIEGATO DA FAME E VIOLENZA

D’altronde, in Afghanistan le cose sembrano non smettere di peggiorare: con l’arrivo dei talebani nell’agosto 2021 e l’interruzione degli aiuti internazionali, si è innescata una crisi economica che fa ancora aumentare le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. Come informa un’inchiesta della Bbc, cresce il fenomeno delle famiglie costrette a vendere figlie o organi. Sul piano dei diritti, due giorni fa nella provincia di Lowgar – a sud di Kabul – gli abitanti sono stati riuniti in uno stadio per assistere alla fustigazione di 12 persone condannate da un tribunale talebano per furto e adulterio. Tra loro, tre donne.

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“L’Afghanistan è diventato un Paese folle per le donne- continua Parisa- ma ora che sono in Italia sento che mi aspetta un futuro, circondata da persone migliori”.

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