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Medio Oriente, l’esperto: “Nel processo all’Aia Israele rischia, attenta Italia”

Mariniello (Università di Liverpool): "Gli Stati potrebbero adottare sanzioni, tra cui l'embargo sulle armi, come fatto con la Russia"

Pubblicato:28-03-2024 15:45
Ultimo aggiornamento:28-03-2024 15:45

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ROMA – “Il fatto che Israele non stia rispettando la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul cessate il fuoco, continuando a compiere tutti quegli atti che la Corte internazionale di giustizia (Icj) ha definito come ‘plausibilmente genocidari’, dimostra che Israele non ha nessuna intenzione di rispettare il diritto internazionale. E tutto questo, in modo indiretto, aggrava il quadro probatorio nell’ambito del procedimento in corso all’Aia”. L’agenzia Dire dialoga con Triestino Mariniello, docente di diritto internazionale all’Università di Liverpool e rappresentante legale presso la Corte penale internazionale delle vittime di Gaza della cosiddetta “marcia del ritorno” (2018-2019). Nei giorni scorsi una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu ha ordinato il cessate il fuoco, ma il continuo assedio sulla Striscia da parte di Israele – con 62 morti solo nella giornata di ieri, oltre 32.500 da ottobre – va ad “arricchire le prove di genocidio”.

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L’esperto torna sul caso del Sudafrica, che per primo ha denunciato Israele all’Icj per genocidio: “È molto difficile provarne l’intento, perciò il Sudafrica ha portato come prove varie dichiarazioni dei leader israeliani. Sono oltre 500”. Si va, ricorda Mariniello, dal presidente Herzog secondo cui “non ci sono civili a Gaza, sono tutti colpevoli”, al ministro Gallant che li ha definiti “animali umani”, e poi il premier Benjamin Netanyahu che ha incitato alla battaglia citando un passo della bibbia in cui si invocava lo sterminio anche di donne e bambini. E poi, spiega ancora, “tutti gli atti che continuiamo a vedere: omicidi di massa, azioni atte a distruggere la comunità palestinese e per prevenire nascite nella Striscia”, ossia le azioni indicate come “genocidarie” dalla Convenzione contro il genocidio. Secondo Mariniello, “Israele non ha adempiuto a cinque su sei delle misure contenute nell’ordinanza che la Corte ha emesso a fine gennaio, e che chiedevano di compiere “ogni sforzo” per scongiurare il genocidio, tra cui l’ingresso degli aiuti salvavita. Così, il Sudafrica ha intrapreso una nuova azione: “Sta chiedendo il cessate il fuoco, poiché senza di esso, è impossibile dare seguito a quelle misure”. Proprio ieri l’Irlanda ha annunciato di volersi costituire a processo accanto a Pretoria: “È il primo dei Paesi occidentali a farlo” dice lo studioso: “La Germania si è costituita, ma al fianco di Israele”. Il Belgio invece ha deciso di fornire la sua interpretazione sul genocidio, senza prendere le parti di nessuno, ma solo per “affermare l’universalità della convenzioni internazionali”, come hanno chiarito da Bruxelles. Ma la scelta di Dublino secondo Mariniello “è molto importante, potrebbe essere imitata da altri. “Già ora, il sostegno a Israele vacilla” riferisce il docente: “Spagna e Canada hanno adottato un embargo totale sulle armi e anche il parlamento della Vallonia ha assunto misure stringenti”.



Il tema delle armi è cruciale perché, spiega l’esperto, “rientra tra le azioni che implicano complicità in genocidio a carico di Paesi terzi, insieme alla sospensione dei fondi all’Unrwa”, l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi. “Sono le argomentazioni su cui si fonda invece una denuncia che il Nicaragua ha presentato all’Icj contro la Germania, con un procedimento al via l’8 aprile”. Questo processo, dice Mariniello, è molto importante perché una eventuale condanna della Germania potrebbe ricordare agli Stati terzi gli obblighi di prevenzione del genocidio: “Dopo che l’Icj ha certificato il rischio di genocidio, nessuno può dire di non sapere”, neanche l’Italia, che ha agito come Berlino: “Non solo il governo Meloni ha sospeso i fondi all’Unrwa, sebbene l’Icj abbia esortato l’ingresso di beni essenziali, ma ha continuato la vendita di armamenti, sebbene i ministri di Difesa e Esteri”, Guido Crosetto e Antonio Tajani, “sostengano che tali forniture non siano state usate contro Gaza, anche se non è possibile averne certezza, e poi sono fumose le informazioni sulle forniture inviate”. Mariniello avverte: “Ritengo che ci siano gli estremi per denunciare anche l’Italia; d’altra parte ora che Israele sta violando la risoluzione Onu sul cessate il fuoco, gli Stati potrebbero adottare sanzioni, tra cui l’embargo sulle armi, come fatto con la Russia“. Un passo, conclude l’esperto, “che non è più un atto di discrezionalità politica bensì un obbligo giuridico”.

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