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Medio Oriente, l’esperta: “Macchè autodifesa, tra Israele e Iran è rappresaglia”

Per la docente di Diritto internazionale Alessandra Annoni, "gli Stati terzi devono assolutamente rimanere estranei" all'escalation di tensione in Medio Oriente: "L'Italia non è tenuta a intervenire"

Pubblicato:19-04-2024 16:12
Ultimo aggiornamento:23-04-2024 19:46

alessandra annoni israele
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PRATO – “Né Israele né l’Iran hanno ragione quando invocano il diritto all’autodifesa per giustificare il recente scambio di attacchi“. Così all’agenzia Dire Alessandra Annoni, docente di Diritto internazionale all’Università di Ferrara, a margine di un incontro nell’ambito del Festival Sabir in corso a Prato. Il tema è l’attacco della notte scorsa di Israele nella regione di Isfahan, nel centro dell’Iran. Un’azione di rappresaglia dopo un centinaio di droni e missili che Teheran aveva lanciato sabato scorso – di cui il 99% neutralizzato dalle difese israeliane – a sua volta come risposta al raid di Israele sul consolato iraniano a Damasco del primo aprile. Quel giorno, sette persone erano rimaste uccise, tra cui due alti ufficiali dei Corpi delle guardie della rivoluzione iraniani.

“GLI STATI TERZI DEVONO RIMANERE ESTRANEI”

Alla luce di ciò, secondo Annoni, “l’Italia, come qualsiasi altro Paese alleato di Israele, non è tenuta a intervenire militarmente al fianco di Israele, così come nessun altro Paese alleato dell’Iran”. La professoressa sottolinea: “Gli Stati terzi devono assolutamente rimanere estranei e impegnarsi alla de-escalation“.

La docente continua spiegando che il diritto all’autodifesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite all’articolo 51, “indica dei casi ben determinati: lo Stato può invocare nel momento in cui sta subendo un attacco armato, per respingere quell’attacco”. Invece, lo scambio di aggressioni che proseguono tra Tel Aviv e Teheran “è una azione e reazione a distanza di tempo: dopo un primo attacco, ne segue un altro a distanza qualche giorno; dal punto di vista del diritto internazionale non siamo di fronte a un atto di legittima difesa bensì a una rappresaglia, quasi una sanzione”.


Quanto al primo raid, quello di Israele contro il consolato iraniano in Siria, secondo Annoni “costituisce un atto illegittimo e non giustificabile dal punto di vista delle norme internazionali”. La professoressa spiega: “Anzitutto si è stato di un attacco in un territorio straniero; in secondo luogo, ha colpito un edificio che gode di particolare protezione sempre dal punto di vista del diritto internazionale”.

Secondo Annoni, Tel Aviv in senso stretto non può invocare la legittima difesa neanche per giustificare la guerra che dal 7 ottobre ha avviato nella Striscia di Gaza perché gli assalti dei commando di Hamas nel sud di Israele “si inseriscono in un contesto di un conflitto armato preesistente“. La professoressa spiega: “Israele occupa la Striscia di Gaza come la Cisgiordania da decenni; il 7 ottobre insomma non inizia qualcosa di completamente nuovo“.

“CON VETO USA SFUMA PALESTINA STATO MEMBRO ONU”

Il veto che gli Stati Uniti hanno posto al Consiglio di sicurezza “rappresenta una battuta d’arresto definitiva, almeno per ora, alla proposta di dare un seggio alla Palestina a pieno titolo”, commenta Annoni. Il veto di Washington è arrivato nella tarda serata di ieri. Bloccata così una mozione presentata dall’Algeria, tra i Paesi che stanno lavorando anche a un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza. La professoressa ricorda: “La Palestina già partecipa alle attività dell’Onu in qualità di osservatore, ma naturalmente non ha diritto di voto”. Annoni illustra l’iter previsto per ottenere un seggio: “Prevede l’adozione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza che approva la proposta di conferire il seggio, e solo dopo tale proposta viene votata dall’Assemblea generale”. Per un prospettiva di pace, cosa cambia? “Da un punto di vista strettamente tecnico, nulla” risponde Annoni. “I negoziati potrebbero svolgersi – come già accaduto – tra l’autorità che rappresenta il popolo palestinese e Israele. È una questione politica. Chiaramente però essere Stato membro darebbe allo Stato di Palestina una chance in più di farsi sentire dagli organi che compongono l’Onu”.

“SANZIONI UE A IRAN? ANCHE ISRAELE RISCHIA”

Per Annoni “l’Unione Europea da tempo ha adottato una politica secondo cui è possibile imporre sanzioni contro uno Stato in modo unilaterale – quindi senza il via libera del Consiglio di sicurezza dell’Onu – in presenza di una grave violazione del diritto internazionale. È la stessa logica che ha portato all’adozione delle sanzioni contro la Russia, ad esempio. Secondo questa logica potrebbe legittimamente adottare sanzioni nei confronti dell’Iran, e potrebbe quindi farlo anche contro Israele, che sta violando certamente norme del diritto internazionale prima di tutto a Gaza”. Lo spunto è l’annuncio dell’Ue sulla volontà di adottare un nuovo pacchetto di sanzioni contro l’Iran, dopo l’attacco con droni di sabato, respinto da Israele. Ne è seguito questa notte un raid di Israele contro l’Iran, in particolare la regione centrale di Isfahan. Secondo Annoni, “bisogna però capire se esiste la volontà politica di andare in questa direzione”.

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