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In Sudafrica show e polemiche su ‘4 Ristoranti’ a caccia del migrante

Il deputato e oppositore Julius Malema ha effettuato blitz nei locali per scovare personale straniero impiegato al posto di lavoratori sudafricani. Il ministero del Lavoro ha protestato e sui social si è scatenato il dibattito

Pubblicato:28-01-2022 18:31
Ultimo aggiornamento:28-01-2022 18:31

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ROMA – Quattro ristoranti in Sudafrica. Non si tratta di gustare piatti gourmet come nel programma italiano con Alessandro Borghese, ma di scovare cuochi stranieri. O magari camerieri, dello Zimbabwe o di altri Paesi, impiegati al posto di lavoratori locali in grado di svolgere le stesse mansioni. A compiere i blitz è stato Julius Malema, un figlio del ghetto appassionato di Rolex, oppositore duro e puro alla guida degli Economic Freedom Fighters (Eff).

L’iniziativa ha innescato un dibattito sui social, con l’hashtag #MalemaRestaurantVisit, e polemiche istituzionali, con una nota di protesta del ministero del Lavoro. I blitz erano stati preannunciati durante un comizio l’8 gennaio. Detto fatto: Malema si è presentato in alcuni ristoranti di Johannesburg e della provincia di Gauteng accompagnato da militanti con il berretto rosso, il segno distintivo del partito.


Al Kream Restaurant, riferisce il quotidiano locale Independent, c’è anche stato un alterco con il proprietario che contestava il diritto all’ispezione. Malema avrebbe risposto di non aver bisogno di alcun permesso perché deputato e dunque titolato a verificare e in caso denunciare. Gli Eff sono etichettati a volte come populisti, a volte come di sinistra. Le loro proposte, quasi sempre critiche verso l’African National Congress (Anc) al potere dalla fine dell’apartheid nel 1994, hanno riguardato anche la nazionalizzazione delle miniere o la redistribuzione delle terre a beneficio della maggioranza nera e impoverita della popolazione. I critici li accusano però di derive xenofobe, in particolare rispetto agli immigrati giunti dal vicino Zimbabwe o da altri Paesi dell’Africa.

Dopo le ispezioni nei ristoranti, motivate dalla volontà di denunciare sfruttamenti, mancate tutele e illegalità, il segretario generale degli Eff Marshall Dlamini ha detto che il partito si ispira ai principi del panafricanismo. “Gli imprenditori del settore della ristorazione e dell’ospitalità – ha detto il responsabile – devono assicurarsi che ci sia coesistenza tra noi sudafricani e i fratelli e le sorelle dell’Africa”. Le polemiche hanno seguito l’addio a Desmond Tutu, l’arcivescovo Nobel per la pace scomparso a dicembre dopo una vita contro l’apartheid. Questa settimana l’ambasciata dello Zimbabwe a Pretoria ha denunciato “episodi incresciosi” a danno di propri connazionali in Sudafrica, già in passato presi di mira in alcune township, anche durante le violenze che nel 2009 provocarono oltre 60 morti.

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