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Putin ad agosto in Sudafrica, l’opposizione: “Qui è il benvenuto”

Il leader del partito Eff: "Nessuno lo arresta, lo scortiamo"

Pubblicato:24-03-2023 15:00
Ultimo aggiornamento:29-03-2023 15:03
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ROMA – Il presidente russo Vladimir Putinè il benvenuto in Sudafrica e nessuno potrà arrestarlo qui. Se necessario, siamo pronti a scortarlo dall’aeroporto fino al luogo dove si tengono le riunioni a cui parteciperà e poi a riportarlo all’aeroporto”. Julius Malema, leader del partito di opposizione Economic Freedom Fighters (Eff), lo scandisce durante una conferenza stampa in riferimento al mandato di cattura spiccato la settimana scorsa ai danni del capo dello Stato russo dalla Corte penale internazionale dell’Aia.
Putin è stato accusato di crimini di guerra per la sua responsabilità nelle deportazioni e nei trasferimenti forzati di minori ucraini in Russia nel contesto del conflitto che prosegue nel Paese da oltre un anno. Il Sudafrica è parte dello Statuto di Roma, documento istitutivo della Corte, e di conseguenza le autorità di Pretoria potrebbero dare seguito al mandato di cattura e arrestare Putin in territorio sudafricano.

MELEMA: PUTIN BENVENUTO IN SUDAFRICA

Il leader del Cremlino è atteso in Sudafrica ad agosto per prendere parte a un summit dei Brics, blocco economico composto, oltre che dal Paese africano e dalla Russia, anche da Brasile, India e Cina. Sollecitato dai cronisti Malema ha quindi affermato che Putin è benvenuto in Sudafrica e ha aggiunto che il suo partito, di matrice panafricanista e marxista-leninista, “riconosce i suoi amici, le persone che ci hanno liberato e sostenuto”. Un probabile riferimento questo, al sostegno sovietico alle istanze
anti-apartheid e all’African National Congress (Anc) partito avanguardia del movimento contro la segregazione razziale presieduto per anni dall’ex presidente e icona della sinistra mondiale Nelson Mandela, alla guida del Paese dalla fine del sistema di apartheid, nel 1994, fino a oggi.

Malema ha poi incalzato i giornalisti “sull’ipocrisia” della Corte penale internazionale, colpevole, nella visione del politico, di non aver emesso mandati di cattura ai danni degli ex presidenti statunitensi George W. Bush e Barack Obama e dell’ex primo ministro britannico Tony Blair. Quest’ultimo e Bush, secondo Malema, dovrebbero essere perseguiti per aver condotto l’invasione dell’Iraq a partire dal 2003, mentre Obama per il suo ruolo nell'”uccisione” dell’ex presidente della Libia Muhammar Gheddafi e del caos che ne è seguito. Nel 2015 il Sudafrica non eseguì il mandato di cattura ai danni dell’allora presidente del Sudan Omar al-Bashir, che potè recarsi nel Paese e tornare in patria nonostante l’ordine di arresto spiccato dalla Corte con sede all’Aia.


Il Sudafrica al momento fa anche i conti con una crisi energetica: l’Eff ha organizzato in settimana una mobilitazione nazionale per chiedere le dimissioni del presidente Cyril Rampaphosa, accusato di non stare dando risposte all’emergenza. In una giornata di proteste oltre 80 attivisti sono stati arrestati anche se, stando alla ricostruzione dei media locali, la partecipazione alle proteste è stata inferiore al previsto.

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