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Stupro Palermo, la psicoterapeuta: “Trauma sconvolgente, può aiutare la tecnica per i reduci del Vietnam”

La psicoterapeuta Virginia Ciaravolo che da anni lavora alle terapie post abuso parla dei fatti di Palermo: "La dinamica del branco è molto forte nei porno, a cui i giovani hanno facile accesso sul web"

Pubblicato:27-08-2023 11:37
Ultimo aggiornamento:28-08-2023 20:52
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Chiudetevi la bocca piuttosto che giudicare una ragazza stuprata”. La giovane di 19 anni che il 7 luglio scorso è stata stuprata dal branco a Palermo ha risposto con queste parole a quanti in questi giorni, dopo gli arresti dei 7 ragazzi, si sono lasciati andare a commenti sul suo look, sui video TitTok, gli stessi, probabilmente, che cercavano di recuperare su Telegram il video dello scempio fino a rendere necessario l’intervento del Garante.

LO STUPRO

“C’è chi si suicida” scrive la giovane in un altro passaggio del suo messaggio. Perchè “il trauma dello stupro è sconvolgente e indicibile su corpo e mente, è uno sfregio emozionale e come un tatuaggio lascia segni per sempre”. Lo spiega alla Dire Virginia Ciaravolo, psicoterapeuta e criminologa, specializzata nel fenomeno della violenza contro le donne che nel suo libro ‘D’improvviso si è spenta la luce’ di Armando Editore ha parlato di queste donne e della difficile strada per tornare a vivere. È talmente devastante che tra gli strumenti che si sono resi più efficaci nel sostegno alle vittime di violenza sessuale c’è l’Emdr, una tecnica i psicoterapia che si basa sul sistema di elaborazione dei ricordi. “L’Emdr è una tecnica che ha dato buoni risultati, nata per terapia di supporto ai soldati reduci dal Vietnam che avevano visto orrori di guerra– spiega Ciaravolo-. È necessario un approccio multidisciplinare, può rendersi necessario il ricorso agli psicofarmaci, un ginecologo perché sono donne che hanno grandi difficoltà ad avere rapporti sessuali perché la penetrazione diventa ingestibile, diventano come una cassaforte chiusa, soffrono di alessitimia sembrano gelide e incapaci di provare emozioni”, spiega l’esperta che vuole ricordare che quando parliamo di stupro “stiamo parlando di potere e dominio sulla donna che diventa oggetto nelle mani di un uomo che ne fa scempio, raramente c’è una componente sessuale. Forse ce ne è in quello che avviene con una, ma in quello di gruppo la fase sessuale è molto rara, quella che è forte è la componente del gruppo che esercita sopraffazione sulla vittima”.

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IL PORNO

Una dinamica questa del branco che è fortissima nel porno a cui i giovanissimi via web hanno facile accesso. “Nella pornografia la donna è oggetto e diventa schiava per rispondere alle gratificazioni sessuali del maschio che la tratta come cosa”. È “l’educazione all’affettività”, secondo la psicoterapeuta Ciaravolo il punto da cui ripartire, “tutti ne parlano, di formazione ed educazione in famiglia e scuola, e dobbiamo continuare anche se il tempo necessario è lungo”.

“RIEDUCAZIONE? NON BASTANO 10 SEDUTE IN UN CAM”

Sulla rieducazione dei predatori sessuali Ciaravolo è netta: “Sono molto scettica sulla modalità che mettiamo in atto per questo. Parlo della rieducazione sia dei violenti, che degli stupratori. Sento parlare di castrazione chimica e sono allibita perché oggi dovrebbe esser chiaro ormai che le problematiche relative all’area sessuale non sono corporee che si spengono con un click, ma sono idee distorte mentali. Bisogna lavorare su protocolli e non su linee guida come avviene oggi dove ogni struttura va avanti secondo la propria scuola di pensiero e non bastano 10 sedute in un Cam (Centro uomini maltrattanti)”.
Virginia Ciaravolo che le ha raccontate in un libro toccante, incontra come terapeuta queste donne e affronta con loro percorsi molto lunghi.

LA PSICOTERAPIA POST STUPRO

“E’ tra le terapie psicologiche più complesse e sconvolge i ritmi di un setting classico. Riscontriamo il classico disturbo post traumatico da stress, ma ogni donna ha i suoi tempi anche molto lunghi. Sviluppano sintomi intrusivi per cui ad una certa ora, quella del fatto, la donna ripiomba sul luogo delitto, o basta la vista di una persona che somigli allo stupratore, o la macchina di quel colore, quei piccoli impulsi bastano per rivivere il trauma. La donna allora mette in atto evitamenti per sottrarsi a sintomi, chiudendosi, con un’alterazione negativa del pensiero o dello stile di vita. Per le vittime più giovani se non supportate- conclude l’esperta- il rischio è di sviluppare comportamenti antisociali, lasciare la scuola, darsi a sostanze, o alcol, ma c’è maggior possibilità nel tempo di uscirne”.
“All’improvviso si è spenta la luce” in una giornata di sole, come scrive Ciaravolo nel suo libro parlando della storia di una giovanissima, “il quotidiano viene inquinato. Le emozioni diventano sintomi corporei”… lacrime e sangue.

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