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Stupro a Palermo, le intercettazioni dopo la denuncia: “La prendo a testate”

I sette ragazzi dopo aver violentato la loro coetanea l'hanno lasciata riversa sulla strada e sono andati a cena in una rosticceria

Pubblicato:20-08-2023 11:50
Ultimo aggiornamento:20-08-2023 15:10

mafia aste giudiziarie
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ROMA – “Ti giuro stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta… le dico guarda che cosa mi hai fatto e poi le do una testata nel naso… le chiudo la narici con una testata”. Sono le parole fortissime di uno dei ragazzi del ‘branco’ che lo scorso 7 luglio a Palermo ha violentato una ragazza di diciannove anni, riportate oggi da Il Corriere. A intercettarle sono state le cimici dei Carabinieri che dopo la denuncia della giovane avevano arrestato tre ragazzi del gruppo, identificati dalla stessa. Uno, Angelo, era un suo amico ed è lui che ha registrato con il cellulare l’aggressione, avvenuta in un vicolo buio del Foro Italico. Da rabbrividire le parole con cui il giovane il giorno dopo raccontava la “serata brava” in un messaggio ad un amico: “Lo schifo mi viene, perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi. Sinceramente mi sono schifato un poco ma però che dovevo fare? La carne è carne”.

Il ragazzo, insieme agli amici, quella sera aveva fatto ubriacare la 19enne e le aveva fatto fumare marijuana prima di trascinarla lontana da occhi indiscreti e abusare di lei, come testimoniano le telecamere di sicurezza. Le stesse che dopo l’atto riprendono i sette andare via come nulla fosse, per andare a cena in una rosticceria.

“Ho afferrato il telefono e ho chiamato il mio ragazzo – le parole della 19enne ai medici e ai carabinieri, riportate dal Corriere della Sera – Non sono riuscita a dirgli altro se non che mi trovavo al Foro Italico e che avevo bisogno di un’ambulanza. A quel punto mi sono accasciata a terra con il cellulare in mano. Ero sonnolenta, sentivo un gran bisogno di dormire. Sono stata raggiunta da qualcuno che ha chiuso la chiamata e mi ha fatta alzare in piedi. Poi mi hanno riportata da Angelo, che era rimasto in disparte. Gli ho chiesto di chiamare aiuto, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva che fossero
coinvolte le forze dell’ordine. Se ne sono andati…”.


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