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Tenere o chiudere il partito? Elly Schlein, nuova leader Pd, ora dovrà scegliere

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:27-02-2023 17:26
Ultimo aggiornamento:27-02-2023 18:23

ELLY-SCHLEIN
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ROMA – La contraddizione sta lì davanti agli occhi di tutti, militanti ed elettori del Pd. Con quello che ne segue per la nuova leader Dem, Elly Schlein, che contro tutti i pronostici, ed anche contro la decisione degli oltre 150mila militanti Dem, ha conquistato la guida del partito. Partito? Già, perché tutto sembra andare in altra direzione, quale ancora non si sa. Perché un partito, in realtà, vive soprattutto grazie ai militanti che ogni anno si iscrivono e pagano la tessera, alzano la serranda o aprono la porta dei circoli, fanno attività politica nei loro territori insomma. Qui la prima anomalia: fino a poco tempo fa Schlein nemmeno era iscritta al Pd e quindi non poteva competere. Solo grazie ad un cambio delle regole deciso all’ultimo momento è stato possibile per lei prendere la tessera e partecipare.

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Quando poi è toccato ai militanti Dem esprimersi e decidere questi hanno messo al primo posto Stefano Bonaccini, decisione non confermata dal milione e passa del popolo degli elettori che nei gazebo allestiti in tutta Italia hanno ribaltato la scelta degli iscritti ed eletto Schlein nuova leader Dem. Stando a quanto risulta alla fine tra i due la differenza sarà di 80mila voti, di fatto il Pd è spaccato a metà. Toccherà alla nuova leader tener conto di questo dato e far di tutto perché la linea del ‘avanti tutta a sinistra’ non si trasformi in altra scissione.


Perché ha vinto Schlein, perché ha perso Bonaccini? Tra i commenti che ho sentito mi è rimasto in mente quello di un vecchio amico che dal Pci ha attraversato tutte le fasi politiche che hanno portato alla vittoria della giovane segretaria anche con il suo voto: “Prima di tutto bisogna finirla con rivendicare sempre la buona amministrazione come linea politica, senza contare poi che bisogna sempre poi vedere come si amministra davvero; davanti al Pd, all’orizzonte, c’è un futuro che noi ‘anziani’ non capiamo più, non perché siamo stupidi ma perché ormai i giovani usano un altro tipo di linguaggio, vivono il futuro che è già presente a livello di Dna, lo hanno dentro rispetto a noi che nemmeno capiamo questo nuovo. Quindi ho votato Schlein proprio perché fa parte di questo mondo, lei è in sintonia con quanto accadrà, potrà interpretarlo con una vera ben definita linea politica”.

La nuova leader Dem, insomma, ha vinto perché appare ed è sentita come novità, diversa scommessa da tentare rispetto allo sperimentato amministratore apparso ‘sicuro ma già usato’. La Schlein ha vinto nelle grandi città, soprattutto del Nord, dove si è da tempo già verificato il cambio di classe, ops sociale: con l’addio al vecchio tipo di elettore di sinistra collegato magari alle cooperative e ai sindacati con l’arrivo di una colta borghesia che schifa la destra ed è attenta ai diritti civili, che si accalora quando c’è qualche movimento di piazza antifascista e per la pace subito. Lo dimostra anche il consenso arrivato alla sua presentazione come avversaria diretta di Giorgia Meloni: mentre questa si è presentata dicendo ‘sono una donna, sono una madre, sono cristiana…”, la nuova leader Dem ha rivendicando la sua diversità: ‘Sono una donna, amo una donna, non sono madre ma non sono meno donna per questo“.

Non sarà facile ma la nuova segreteria ha già sorpreso e può ancora sorprendere. Dovrà fare attenzione a non farsi imbrigliare dai vecchi capi-corrente che l’hanno sostenuta decidendo in prima persona come ha promesso e ripetuto. Sarà più forte se porterà sulla scena una nuova e vera generazione di dirigenti Dem, pronta a combattere non solo a colpi di social ma sempre più facendosi trovare e vedere nei luoghi dove nasce il conflitto o sorge un problema che necessita di risposte politiche. Senza scadere nell’ideologia ma aprendosi a nuovi pensieri ed esperienze che già esistono nelle nostre città, soprattutto non mettendo il ‘cappello’ politico del Pd ma affiancandosi e diventando braccio politico ed istituzionale delle nuove richieste che arriveranno.

Siamo nel pieno di un vero e proprio esperimento politico che però non ha tempi lunghi davanti perché tra poco più di un anno ci saranno le elezioni europee, il primo vero banco di prova del nuovo corso politico. Appuntamento fondamentale per misurare la reale forza dei partiti (o movimenti che dir si voglia) perchè si vota col proporzionale, incentrato sul tutti contro tutti (quindi anche a sinistra col M5S di Giuseppe Conte) senza possibilità di coalizioni. Elly Schlein ha già sorpreso una volta chissà che non riesca a ripetere un nuovo miracolo politico.

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