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Coronavirus, Gualmini: “Con scuole chiuse costringiamo donne in casa”

L'altolà di Elisabetta Gualmini: l'emergenza Coronavirus riporta a galla "i nodi strutturali del modello di welfare italiano", con le donne 'addette' ai compiti di cura

Pubblicato:24-04-2020 16:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:12
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ROMA – La fase 2 arriva, ma con le scuole che resteranno chiuse: “Abbiamo rovesciato la prospettiva e pensato alla riapertura dei luoghi lavoro, che è giusto, ma senza porci il problema su dove lasciare i bambini, come se le donne continuassero a stare a casa, in un paese in cui i nonni erano il grande aiuto delle famiglie e ora sono invece una categoria che va protetta“. A lanciare la denuncia di un ‘Paese che odia le madri’ è Elisabetta Gualmini, europarlamentare Pd e politologa intervistata dall’agenzia Dire sulla prossima riapertura dei luoghi di lavoro, senza una programmazione chiara.

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Gualmini parla non a caso di ‘prospettiva capovolta che però da noi è la pura normalità. Dagli anni Cinquanta in poi si dà per scontato che qualcuno si occupi dei bambini: nonni, madri, zie e prozie, parenti di ultimissimo grado, purché vivi, riciclati alla bisogna. Il paese si regge da decenni su un gigantesco paradosso; il nostro è un modello di welfare familistico, ma non nel senso che aiuta le famiglie, ma nel senso che scarica sulle famiglie tutti i compiti di cura e accudimento che lo Stato non riesce a svolgere’.


“Tornano alla luce- ha ribadito nel corso dell’intervista alla Dire- i nodi strutturali del modello di welfare italiano che, ancora una volta, sbatte addosso alle famiglie e alle donne i compiti di cura; costrette da sempre a dover rinunciare al lavoro dopo il primo figlio o a ritagliarsi lavoretti saltuari”. Per non parlare di carriere e del ‘soffitto di cristallo'”.

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Per questo dal confronto con altre europarlamentari Gualmini denuncia come “l’Italia sia sempre indietro. La Germania, ad esempio, ha fatto un’ operazione intelligente, tenendo aperti i servizi educativi per i figli di lavoratori che hanno dovuto prestarsi di più in questo momento, dall’ambito sanitario, alla pulizia, ai trasporti. Qui diamo per scontato che qualcuno si occupi dei bambini e che le donne non lavorino. Bisogna riaprire con sperimentazioni e piccoli gruppi”.

Ed eccoli infatti gli esempi che l’europarlamentare porta ad esempio: “Già da questa settimana in diversi Lander sono state riaperte le classi dell’ultimo anno di scuola superiore per prendere il diploma. In Olanda, si è ragionato fin da subito su una chiusura di sei settimane. Adesso si sa già che le scuole primarie (4-12 anni) riapriranno a fine aprile, che dall’11 maggio tutti i bambini avranno almeno mezza giornata di scuola e che gli istituti secondari riapriranno l’1 giugno. In Francia, le scuole accoglieranno gli studenti dall’11 maggio. Prima gli alunni degli ultimi anni dei diversi cicli scolastici, poi dal 25 maggio tutte le classi. E gli asili dall’inizio di giugno. In Spagna almeno l’aria è stata liberalizzata; i bambini possono uscire anche in tre, con un genitore, per un’ora intera con bici o monopattino dalle 9 del mattino alle 9 di sera. In Belgio da sempre si può uscire sempre in due, con un figlio, o un amico per lunghe passeggiate”.

I problemi storici della scuola in Italia, il fatto che “non sia attrezzata non è certo per colpa di questo governo” ha sottolineato l’europarlamentare, che, anzi, a livello di ministero dell’Istruzione “in poco tempo ha fatto passi da gigante con la didattica online e le lezioni a distanza”, ma “la scuola è anche un luogo fisico fondamentale per la crescita e l’interscambio delle relazioni dei nostri figli. Mi dicono che per i bambini più piccoli, nel terzo settore, ad esempio delle cooperative convenzionate, si è già pronti per ingressi a piccoli gruppi”. Il gap con gli altri Paesi europei è profondo e Gualmini lo affronta quando ricorda che “è difficile recuperare rispetto a paesi come la Francia che dagli anni Sessanta forniscono un generoso assegno universale per ogni figlio fino ai 18 anni. Anzi qualche passo in avanti con questo governo è stato pure fatto. Si parla di 35 milioni a favore di misure per la famiglia, tra congedi parentali allungati a 15 giorni, bonus babysitter e bonus figli esteso fino ai 14 anni e misure di emergenza per sostenere il reddito dei genitori. Ma sono davvero gocce in un oceano di bisogni”. Con gradualità e sperimentazioni bisogna dare un segnale alle famiglie. “Ripartire” vuol dire anche e soprattutto questo secondo Gualmini: “Avere scadenze e un programma per aiutarle”, se questo non vuole più essere un ‘Paese che odia le madri’.

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