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In Emilia-Romagna aumenta la mortalità da infarto per paura degli ospedali

L'aumento del 17% dei decessi per arresto cardiaco sarebbe un effetto collaterale del coronavirus: i cittadini hanno timore di accedere al Pronto soccorso

Pubblicato:24-02-2021 16:28
Ultimo aggiornamento:24-02-2021 16:28

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BOLOGNA – Nel corso del 2020 in Emilia-Romagna è aumentata del 17% la mortalità per infarto al di fuori degli ospedali. Una crescita che non sarebbe stata generata dal calo delle prestazioni durante il lockdown della primavera 2020, ma dal timore dei cittadini di accedere al Pronto soccorso durante la pandemia. Non c’è stato invece alcun aumento della mortalità in ospedale rispetto ai tre anni precedenti, a fronte però di un calo dei ricoveri del 20%. È quanto evidenzia uno studio promosso dalla Regione e condotto in tutte le principali strutture cardiologiche ospedaliere dell’Emilia-Romagna, pubblicato oggi dalla rivista di medicina ‘Lancet’.

Dalla ricerca emerge che, “rispetto al triennio precedente, non è aumentata la mortalità in ospedale dei pazienti infartuati“, riferisce la Regione. Inoltre, “la riduzione dei ricoveri per infarto è stata più contenuta rispetto ad altri territori”, con un calo appunto del 20% in Emilia-Romagna, “mentre in alcuni Paesi in Europa si è arrivati anche al 50%”. L’aumento del 17% della mortalità per infarto extra-ospedaliera, inoltre, “rientra nella media nazionale rilevata dall’Istat”.

Secondo lo studio, spiega ancora la Regione, “la responsabilità non è da ricondurre alla riduzione delle prestazioni ospedaliere ma in altri effetti indiretti del coronavirus, come il timore da parte dei cittadini, di fronte ai primi segnali di un possibile infarto, ad accedere in Pronto soccorso per paura di un contagio”.


Questo studio, commenta l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, “è di enorme importanza per diversi motivi. In primo luogo dimostra che un effetto ‘collaterale’ molto temuto del lockdown, e cioè l’aumento della mortalità per le altre patologie acute, non si è verificato, almeno per l’infarto. Questo era, giustamente, un timore molto presente tra i professionisti della nostra Rete cardiologica, che fortunatamente non si è concretizzato”. Certo, ammette Donini, “un calo degli accessi al Pronto soccorso per le emergenze cardiache si è verificato, ma grazie alla fiducia nelle nostre strutture anche in momenti critici e alla preparazione dei nostri operatori e professionisti, questo non si è tradotto in un aumento di mortalità“.

Secondo l’assessore, inoltre, “rappresenta un ulteriore motivo di soddisfazione che una rivista prestigiosa come Lancet abbia pubblicato la ricerca: un riconoscimento per quei professionisti che nei momenti più bui non si sono mai risparmiati. Dobbiamo ribadire ai nostri cittadini che gli ospedali rimangono un luogo sicuro e sono l’unico posto dove patologie tempo-dipendenti possono ricevere le cure necessarie”, conclude Donini.

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